Lotta all'inflazione di Mario Salvatorelli

Lotta all'inflazione Convegno economico del psdi a Milano Lotta all'inflazione Tartassi: inutile parlare di una politica dei redditi senza l'appoggio dei sindacati - Intervento di Tremelloni sul potere d'acquisto della lira - La relazione di Battara sull'aumento dei prezzi - Discorsi di Paravicini (Mediocredito Centrale) e Petrilli (Iri) (Dal nostro inviato speciale) Milano, 19 gennaio. La socialdemocrazia sosterrà l'attuale governo, ma chi sosterrà l'economia? E' la prima impressione scaturita dal convegno del psdi cbe si è aperto questa mattina e si concluderà domani nrlie sale della Villa Comunale di Milano, galleria di arte moderna in tempi normali, oggi gremita di pubblico interessato a scoprire come sia possibile, secondo il tema del convegno, attuare «una politica contro la inflazione, per lo sviluppo nella stabilità». La volontà di sostenere il governo Andreotti, «che ha svolto e svolge la sua opera con impegno e senso di responsabilità», in attesa che si verifichino le condizioni per ridare vita ad una maggioranza di Centro Sinistra — cioè «fino a quando il partito socialista italiano non abbandonerà i contenuti della politica di governo aperta, direttamente o indirettamente, al partito comunista» — è stata riaffermata dal presidente del psdi, e vicepresidente del consiglio, on. Mario Tanassi. L'inquieto interrogativo sull'economia, «la gravità della cui situazione è davanti a tutti, con i suoi aspetti più preoccupanti, che riguardano l'occupazione e l'aumento dei prezzi», nasce dalle relazioni e dagl'interventi degli oratori che si sono succeduti al microfono, tutti molto qualificati: il più volte ministro Roberto Tremelloni, il presidente del Mediocredito Centrale Giannino Parravicini, e poi Corrado Fiaccavento, Pietro Battara, Reno Ferrara e altri. Tanassi ha insistito, in apertura dei lavori, sulla necessità di una politica dei redditi e al tempo stesso sull'inutilità di parlarne, quando si ammetta che essa non può esistere senza l'accordo dei sindacati e si sappia, a priori, che in Italia tale accordo non è possibile senza il consenso del partito comunista. Ha rimproverato ai sindacati, non la difesa dei lavoratori occupati, « c?ie essi svolgono con efficacia e quasi con spirito corporativo», ma il fatto di non svolgere un'azione ugualmente decisa per aumentare il livello dell'occupazione e dei redditi del paese. Ha sottolineato la disparità tra gli obiettivi di una politica di programmazione, di cui ha riconosciuto la necessità e per la quale esistono gli strumenti, ed i suoi risultati, eperché una politica di piano, come qualunque altra politica economica.'è soggetta ad una condizione preliminare, che riguarda il quadro politico». Il presidente del psdi ha quindi affermato che l'instabilità politica, «determinata da chi ha preteso di associare in qualche modo il partito comunista all'azione dei governi di Centro Sinistra, è stata la causa più importante della crisi economica, e siccome l'instabilità permane, è difficile, se non impossibile, rilanciare un'efficace ripresa». A questo punto gli economisti avrebbero anche potuto sospendere il convegno, e rimettere tutto ai politici. Saggiamente, hanno ritenuto opportuno andare avanti, anche perché, ha detto Tremelloni, il loro compito non era tanto di soffermarsi sulle recriminazioni, quanto di proporre rimedi contro l'inflazione, che negli mtirni vent'anni ha dimezzato il potere d'acquisto della lira e, con il ritmo attuale, calcolabile in almeno il 10 per cento annuo, «dimezzerà ulteriormente il valore della moneta in molto meno di dieci anni». All'inevitabile corteo che segue le tendenze inflazionistiche — corsa ai beni rifugio, fuga di capitali, bassi investimenti, scoraggiamento del risparmio — si aggiungono, in Italia, il fuoco incrociato e contraddittorio di chi vuole subito tutte le riforme e al tempo stesso non consente che il sistema funzioni per produrre le risorse necessarie ad attuare le riforme stesse, e l'esistenza di un sistema produttivo ancora fragile e «che tutti pensano di poter caricare delle loro aspirazioni insoddisfatte». L'agricoltura non riesce a darsi un ordinamento produttivo e da cinque anni è entrata in una posizione di stallo, l'industria non riesce a rinnovare in tempo gli impianti che utilizza, per quelli che possiede, solo al 75 per cento; il complesso dei servizi si gonfia ma non riesce a darsi un volto moderno. Tutte queste cause, ha aggiunto Tremelloni, hanno portato alla recessione e all'inflazione da costi: c'è da augurarsi che ad essa non si agganci, ai primi cenni di ripresa, anche l'inflazione originata da eccesso di domanda. Finora sono state applicate le terapie del contenimento a valle, cioè sui prezzi al consumo. Ma, a parte l'insufficienza dei mezzi a disposizione per un efficace controllo dei prezzi, è stato come «voler chiudere il coperchio sulla pentola in ebol¬ liil bcanvdmmbnrelee letddcclasdactsgdLtoilnilQdhtsdte lizione, mentre si tiene acceso il fuoco sotto». Le strade che bisogna decisamente imboccare, secondo Tremelloni, sono tre: quella della produttività, che può ricondurre i redditi reali al livello, eccessivamente espanso, di quelli nominali; la strada degli «equilibri concertati», senza la quale nessuna economia può reggere, ampliando il più possibile le procedure di consultazione e di cooperazione consapevole tra le parti sociali, «in particolare con ì sindacati, che desideriamo forti nella difesa dei diritti dei lavoratori, ma che vogliamo sappiano fare i conti anche in termini di bilancio nazionale». La terza strada, infine, è un rilancio della programmazione, che aspetta di esser riscoperta con maggior senso della realtà, per esempio sul problema dei costi e dei prezzi, «demitizzata in ciò che può avere di astratto, di velleitario, di taumaturgico ». Sull'aumento dei prezzi si è soffermato soprattutto il relatore Battara, il quale ha constatato che dal 1954 al 1971 le entrate delle famiglie per soli redditi di lavoro e per trasferimenti di reddito a fini sociali sono passate da 5800 a 34.879 miliardi, con un aumento del 501 per cento, mentre nello stesso periodo il reddito nazionale lordo a prezzi correnti è cresciuto del 360 per cento e tutti gli altri redditi (professionali, da capitale e misti) sono saliti del 255 per cento. «Fino a quando i redditi da lavoro dipendente c i trasferimenti sociali — ha affermato Battara — aumenteranno in misura maggiore del reddito nazionale, i prezzi continueranno a salire, specialmente se i trasferimenti a fini sociali aumenteranno in misura ancora superiore alle retribuzioni, com'è accaduto in questi ultimi dieci anni». Delle rendite patologiche che si annidano da tempo nella agricoltura, nel commercio, nella pubblica amministrazione e che poi gravano sull'industria, si è occupato Giannino Parravicini. In quei settori — ha detto — si nasconde un'eccedenza di manodopera, che interventi di razionalizzazione spingerebbero fuori dal lavoro e che è la causa di fondo per cui non è ancora avvenuta una riorganizzazione efficiente di quei settori. Sulla « distorsione » provocata dal tentativo di ovviare, attraverso l'aumento dei redditi individuali, a una inadeguata soddisfazione dei bisogni collettivi, si è dichiarato d'accordo il presidente dell'Iri, prof. Giuseppe Petrilli. Questo tentativo — ha aggiunto — per sua natura votato al fallimento, dà luogo a un aggravio generale dei costi di produzione, sia per il maggior costo del lavoro, sia per l'insufficiente utilizzazione degli impianti. Ciò si risolve in un circolo vizioso il cui esito è il ristagno produttivo, accompagnato dalla inflazione da costi. Domattina sono attesi gli interventi del segretario del psdi Orlandi, e dei ministri socialdemocratici, presenti oggi al convegno. Mario Salvatorelli

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