Insegnanti d'una volta

Insegnanti d'una volta Insegnanti d'una volta Un epistolario di Manara Valgimigli .Manara Valgimigli: « Lettere a Francesca». Ed. Pan, pag. 199, s.i.p. Allorché c'è la ressa della folla che esce da uno spettacolo, imitile spingere per entrare; meglio attendere che il flusso si esaurisca. Cosi in un periodo in cui le classi che costituiscono la cosiddetta borghesìa appaiono occupate soprattutto a scoprirsi colpe, battersi il petto, riconoscere che non espieranno mai abbastanza, sarebbe proprio inutile tentare difese od accennare a meriti di tutta od una parte della borghesia. Occorre attendere che questa appartenga interamente al passato. Del resto, è sempre così; occorse che il paganesimo fosse spento da secoli perché potessero cominciare ad enuclearsi le nobili figure degli ultimi pagani, umanissimi, tolleranti, a tutti benevoli. Se si scriverà questa storia dell'ultima borghesia, un capitolo occorrerà pure riservare agl'insegnanti di ogni grado, dai maestri elementari ai grandi universitari. Il mio pensiero va in particolare ai professori di scuole secondarie, nati su per giù tra il 'b0 e 1 "85: Augusto Monti. Gioele Solari. Piero Martinetti, in Piemonte: ma poi lo stuolo degli allievi di Carducci, a Roma Ildebrando della Giovanna e Michele Rosi. Valgimigli era appunto un romagnolo, nato del 76, allievo di Carducci, devoto in particolare a Severino Ferrari, studioso di Pascoli, con ammirazione per l'opera che non ottundeva il giudizio sull'uomo: anche grande estimatore di Panzini. Insigne grecista, dopo gli I anni dell'insegnamento secondario e fino ai limiti di età uno dei grandi maestri della Università, a lungo a Padova; si spense a 89 anni, nel '65. Ma occorre pur ricordare di luì una serie di felicissimi el- ; zeviri, su giornali o riviste, in grande parte rievocativi del mondo del Carducci e di Severino Ferrari (ne rammento uno su un casto idillio tra Severino Ferrari ed una sua bella allieva del Magistero di Firenze: ma sono molti, parecchi raccolti in volume). Una devotissima allieva del Valgimigli. Maria Vittoria Ghezzo, che continua a Venezia la bella tradizione degl'insegnanti devoti alla scuola, felici di formare allievi, di trasmettere ad dagrlaèszmcudnssclngutmss| idì ei la: mem: a\ n| m1 labsti apj dnj btrceri; scsiI secbbddsaltre generazioni qualcosa dei-1 zla loro passione per la lettera- : otura classica (ed anche autrice 1 di elzeviri. Ne rammento uno sul suo primo anno d'insegnamento, a Gallipoli) ha dato ora alle stampe 235 lettere, molte assai brevi, scritte tra il 1936 msgdspe gli ultimi mesi di sua vita, | ddal Valgimigli ad una ìnsegnan- j tte nelle scuole secondarie di1 Pai-ma, Francesca Morabito, na-1 sta nel '93 e spentasi nel '67. Il Valgimigli e la Morabito di | persona si conobbero appena; fu la loro una corrispondenza non intensa, ma protratta per quasi un trentennio. Attraverso queste lettere riap- j pare tutto il mondo letterario degli ultimi anni del fascismo I e dei primi della Repubblica: j la cara e dolce figura di Pietro Pancrazi, Bonaventura Tecchi (« un poco, appunto, forse per la sua nobiltà, difficile ad una vera intimità»), Luigi Russo, Diego Valeri, Giovanni Gentile (« con tutti i suoi difetti, sempre uomo di larga generosità », scrive Valgimigli; e soggiunge, siamo nel giugno '43: «l'altro mese, a Firenze, ini abbracciò con le lacrime agii occhi: tanta pena sentimmo insieme dell'ora tremenda »). Valgimigli è un vecchio socialista, ed ha attraversato il periodo fascista restando tale, incrollabile; avanti negli anni, subirà anche un brevissimo periodo di prigionia nella primavera del '44; e del socialismo del suo tempo ha anche il diniego della Chiesa. Appare ringhioso quando gli sembra di scorgere nell'amica parmense, cattolica, se non intenzioni di convertirlo, preoccupazioni per la sua anima, desiderio di accorciare le distanze. Ma è rispettosissimo della fede altrui, si vanta di non aver mai diviso l'anticlericalismo becero di suoi compagni di partito; di avere, assessore socialista del comune di Massa, imposto che ricollocassero il Crocifisso nelle scuole; pone ogni attenzione perché i conforti religiosi alla moglie morente siano impartiti con tutto il possibile decoro del rito; non ha prevenzioni; chiama « una cara anima » don Giuseppe De Luca. Ed in una lettera scrive: « la vistu di una creatura che prega, di una madre che si accosta all'allure, di un bimbo che si china durami a un Cro- ec lato sempre I cifisso mi hanno dolcezze grandi ». Ma quando l'amica crede di avere scorto un pensiero religioso in Concetto Marchesi, le risponde: di non illudersi « su la religione dell'amico mio. Che è peggio di me almeno in questo, che non ha scrupolo scherzare anche sui santi » (e questo mi fa sovvenire delie polemiche alla morte di Marchesi, su un'accettazione non ricordo se di assoluzione o di benedizione: e mi lascia il dubbio se lo stesso Valgimigli vedesse bene, se sospettasse la difficoltà di comprendere in un'anima siciliana fino a qual punto il diniego verbale in maleria reit- LI icn1rcdac1(| fa\ li ueoCgiosa trovi la corrispondenza in ; aun profondo sentire). 1 cIn queste lettere appaiono le tristissime, strazianti, vicende familiari di Valgimigli: il suo senso della natura; l'amore che sempre gli ispira la montagna, | il conforto che gli reca; il suo desiderio di giornate di sole; ma ì emerge la passione per la scuci la, il duro senso del dovere. La : moglie è morente ad Asolo; egli però non rinvierà gli esami a Padova: « voglio non dare : ansia ai miei ragazzi che han\ no pur diritto di fare gli esa| mi in pace ». Allo scoppio dcl1 la guerra, nel '40. pronuncia nobilissime parole di saluto agli studenti; e questi rispondono: i aveva consentito di ridurre il programma di esame; gli stuj denti non accettano la riduzione, ed i 46 esami non potrebj bero avere esito migliore. Sono trascorsi poco più di trent'anni. ma sembra già vicenda così remota. Ho torto nel ritenere che il giorno in cui si ; scriverà la storia della borghesia italiana, la pagina sugl'inI segnanti sarà forse la migliore? A. C. Jemolo ipcnsnvarcadI sdcI cr\ smnmpcfXqegd

Luoghi citati: Asolo, Firenze, Gallipoli, Padova, Piemonte, Roma, Venezia