Un'intera famiglia (4 persone) distrutta per una stufa difettosa; morti lentamente di Paolo Lingua

Un'intera famiglia (4 persone) distrutta per una stufa difettosa; morti lentamente La spaventosa tragedia in un vecchio stabile alla periferia di Genova Un'intera famiglia (4 persone) distrutta per una stufa difettosa; morti lentamente Le vittime sono: un impiegato dell'Intendenza di Finanza (46 anni), la moglie (44 anni), il figlio (9 anni) e la nonna materna (74 anni) - I primi tre trovati cadaveri sul pavimento della cucina, l'anziana donna nel letto - Sono deceduti per un avvelenamento inesorabile: uccisi dall'ossido di carbonio sviluppatosi per il tiraggio difettoso della stufa - Stavano male da qualche giorno (Dal nostro corrispondente) Genova, 17 gennaio. Una famiglia di 4 persone è stata distrutta a Genova a causa d'una stufa a metano dal tiraggio insufficiente: le vittime sono morte lentamente, senza accorgersene, per un avvelenamento inesorabile. La tragedia è stata scoperta questa mattina, verso le 10: tre dei componenti della famiglia, Franco Saluzzi, 46 anni, impiegato dell'intendenza di Finanza, la moglie Anna, 44 anni, il figlio Danilo, 9 anni, sono stati trovati riversi sul pavimento della cucina; la madre della donna, Ermelinda Cadeddu, 74 anni, era invece a letto. I Saluzzi vivevano ia molti anni all'ultimo piano d'un vecchio stabile in via Toselli, proprio di fronte allo scalo merci di piazza Terralba, in vai Bisagno. L'ora del decesso è stata fissata dai medici legali a ieri sera: padre madre e figlio avevano probabilmente appena finito di cenare, erano completamente vestiti. Intossicati e semistorditi, i tre sono scivolati dalle sedie: sono rimasti in stato d'incoscienza, sul pavimento, per qualche ora, poi sono passati alla morte. La nonna, da qualche giorno indisposta, è morta a letto, senza accorgersene. L'autopsia, che sarà eseguita presso l'istituto di medicina legale chiarirà i dubbi ancora esistenti: in un primo momento, s'era addirittura pensato a un'intossicazione da cibi guasti, ma l'ipotesi è stata subito scartata, perché Ermelinda Cadeddu, che doveva essere sottoposta ad al- cuni esami clinici, era completamente digiuna. I quattro cadaveri sono stati trovati stamattina da un parente: Edmondo Dondi, 65 anni, fratello di Ermelinda Cadeddu, che abita in uno stabile vicino. L'uomo s'era alzato di buon'ora per fare alcune commissioni; era stato al vicino ufficio postale per ritirare la pensione, aveva acquistato il giornale e stava rientrando a casa, quando s'è accorto, alzando gli occhi, che le finestre dell'appartamento dei Saluzzi erano chiuse e le persiane abbassate. Appena arrivato a casa, Dondi s'è affrettato a telefonare, ma nessuno gli ha risposto. Preoccupato ha informato la portinaia dello stabile dove abitano i Saluzzi. La donna è salita all'ultimo piano, ha suonato, bussato, gridato, ma nessuno, all'interno dell'appartamento, ha dato segni di vita. Angosciato e in preda a un triste presentimento, il Dondi s'è inerpicato su un terrazzo confinante con l'appartamento dei parenti, ha sfondato il vetro d'una finestra ed è riuscito a entrare. Ha trovato i nipoti in cucina e la sorella a letto, morti. Insieme alla portinaia ha dato l'allarme alla polizia. I vicini e gli inquilini del palazzo sono usciti dalle loro abitazioni, sconvolti. La stufa a metano, che provvedeva al riscaldamento interno dell'appartamento, era ancora accesa. I pompieri, in un primo momento, hanno trovato tutto in ordine, nel senso che i tubi non avevano tracce di danneggiamenti che potessero giustificare delle perdite. Per quanto i rilievi dei periti non siano stati ancora completati, la causa della morte sembra ormai dovuta al cattivo tiraggio del sistema di riscaldamento. Le canne fumarie del vecchio casamento di via Toselli sono state subito messe sotto accusa da molti inquilini. Il metano, che ormai ha sostituito completamente il gas da qualche mese, ha un maggiore potere calorico, come ha spiegato un tecnico dell'azienda municipalizzata gas e acqua, e ha quindi bisogno d'una maggiore ventilazione: il metano, tra l'altro, non è velenoso come il «gas di città»; ma se il tiraggio non funziona bene, finisce per «consumare» l'ossigeno contenuto in un ambiente, liberando, per il noto procedimento chimico, l'ossido di carbonio. Molto probabilmente, il tiraggio della stufa dei Saluzzi d'impianto era stato fatto alcuni mesi fa da una ditta privata, ma non è mai stato controllato dai tecnici dell'azienda comunale) era difettoso: «mangiava» ossigeno, ma lentamente. C'è un aspetto della vicenda, rivelato da una vicina, la signora Anna Faraoni, che proverebbe ciò. «Da qualche giorno stavano tutti male. Accusavano mal di testa, pesantezza e emicrania. Ieri sera sono stata ancora da loro perché dovevo fare un'iniezione alla nonna. Ho dovuto attendere qualche tempo, prima che la signora Anna mi aprisse la porta: mi ha detto di essersi inspiegabilmente addormentata. La nonna, il giorno prima, aveva avuto uno svenimento, hanno pensato a un collasso. Invece, sono sicura che era per colpa della stufa. Anche Danilo stava male, era pallido. Mi sono fermata una mezz'ora, quando sono uscita avevo la testa pesante». Paolo Lingua Genova. Franco Saluzzi con il figlio, il piccolo Danilo; Ermelinda Cadeddu con la figlia Maria Teresa in Saluzzi (Nazzari)

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