I bar, i ristoranti e le latterie aumentano i prezzi a Roma? di Giulio Mazzocchi
I bar, i ristoranti e le latterie aumentano i prezzi a Roma? Dopo l'aumento delle consumazioni sui treni I bar, i ristoranti e le latterie aumentano i prezzi a Roma? Chiedono un urgente incontro alia Presidenza del Consiglio - Il latte forse costerà 10 lire in più al litro - Spiegazioni di Valsecchi ai commercianti privi dei registri bollati - L'Iva non si applica sugli interessi pagati dalle banche ai clienti (Nostro servizio particolare) Roma, 17 gennaio. Il ministro dei Trasporti, Bozzi, è stato invitato a spiegare in Senato le ragioni che lo hanno indotto a consentire aumenti per i servizi sussidiari prestati ai viaggiatori delle ferrovie (vagoni letto, ristoranti, ristoro). Il ministro, che firmò in ottobre il decreto per gli aumenti in vigore dal primo gennaio, sta assumendo informazioni presso la compagnia dei vagoni letto. Gli aumenti consentiti alla compagnia dei vagoni letto sono stati oggi chiamati in causa dai rappresentanti sindacali dei bar e caffè, per poter anche loro aumentare, «ma in misura assai inferiore», i listini. L'acqua minerale venduta sui treni è passata da 210 a 230 lire e a 300 se servita in vagone ristorante. La birra nazionale da 260 a 300 lire, mentre i bar di Roma chiedono di poterla portare a 250 lire negli esercizi di lusso e a 200 in quelli di terza categoria. Nei vagoni ristorante dei treni direttissimi la colazione è passata da 2800 a 3200 lire e sui rapidi da 3200 a 3500. Il «vassoio caldo» servito negli scompartimenti è salito da 1400 a 1650 lire. Il posto più «popolare» dei vagoni letto, il cosiddetto «speciale», che tra Roma e Torino si pagava 9900 lire sino al 31 dicembre, al primo gennaio si paga 11 mila 600 lire. «Se ci sono ragioni valide per consentire aumenti tariffari di questa portata per un servizio prestato sotto il controllo economico dello Stato, per quale motivo — chiedono gli esercenti dei bar — le stesse ragioni non debbono valere per noi?». Gli esercenti hanno detto di aver nuovamente sollecitato l'incontro con la presidenza del Consiglio, essendo trascorso il termine del 15 gennaio, per il quale era stai ta convenuta la nuova «coni vocazione». Hanno affermato che, se l'incontro non vi sarà, procederanno ugualmente ad «adeguare» le loro tariffe, secondo quanto avevano stabilito alla fine di dicembre. Per il latte, hanno ricordato che il Comitato provin¬ ciale dei prezzi di Roma riconosce un margine di 19,5 lire per ogni litro, pari al 13 per cento sul prezzo al pubblico di 150 lire. Con la decisione del prefetto di far pagare ai lattai 50 centesimi di Iva per ogni litro, il margine lordo di utile si riduce al 12,2 per cento: « Il prefetto — dicono i lattai — non può decurtare ancora i nostri margini, quando ormai da due anni abbiamo documentato che occorrono 25 lire di margine per litro per non rimetterci ». Per conseguenza, i lattai hanno annunciato che, senza un ripensamento del prefetto, da sabato non si cureranno più di vendere il latte comunale e venderanno solo il latte di produzione privata, ma a prezzi maggiorati, mediamente, di 10 lire il litro per ogni tipo. II latte intero di produzione privata passerà da 210 a 220 lire. Il ministro delle Finanze, Valsecchi, ha dato oggi una risposta «ufficiale» alle preoccupazioni esposte stamane su questo gioviale per quei commercianti che sono ancora privi dei registri numerati e bollati per tenere la contabilità Iva, prescritta a partire dallo scorso lunedì 15. Afferma che «non sono perseguibili» quegli operatori economici che siano privi del registro, ma abbiano la ricevuta per aver già consegnato i libri agli uffici Iva. L'associazione bancaria, ottenuto il necessario chiarimento dal ministro delle Fi nanze, ha potuto oggi avvertire le banche che l'Iva non si applica sugli interessi bancari corrisposti ai clienti. Giulio Mazzocchi
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