Viceministro Usa parla d'atomiche e viene smentito dalla Casa Bianca di Loris Mannucci

Viceministro Usa parla d'atomiche e viene smentito dalla Casa Bianca Un'allarmante dichiarazione sulla guerra in Vietnam Viceministro Usa parla d'atomiche e viene smentito dalla Casa Bianca William Clements, designato segretario aggiunto alla Difesa, aveva detto di non poter escludere l'uso di armi nucleari se le trattative dovessero fallire - Le precisazioni del governo - A Parigi altre sei ore di colloquio Kissinger-Le Due Tho Speranze dopo una frase di Breznev ("forse la pace vicina,,) szWashington, 12 gennaio. Una dichiarazione di William Clements, designato da Nixon segretario aggiunto alla Difesa, ha provocato sgomento in America e nel mondo, ma è stata successivamente smentita dalla Casa Bianca. Parlando di fronte alla commissione Difesa del Senato (che dovrà approvare o meno la nomina del nuovo vice-ministro), Clements ha detto che un uso limitato delle armi atomiche nel Vietnam non potrebbe escludersi, se le trattative parigine dovessero ancora una volta arenarsi. Ha aggiunto di essere personalmente contrario all'uso delle atomiche, precisando però che, se il presidente Nixon dovesse ordinare l'impiego di armi nucleari, non si opporrebbe. La dichiarazione di Clements è di ieri sera; oggi, il vice-ministro designato è stato smentito sia dalla Casa Bianca, sia dal dipartimento di Stato, sia infine dal dipartimento della Difesa. Alla Casa Bianca, il portavoce Zieglcr ha detto che il presidente Nixon ha ripetutamente dichiarato che le armi nucleari « non sono uno degli clementi contingenti dei quali egli si servirà in relazione con il Vietnam ». Analoghe precisazioni ha fatto il portavoce del segretario di Stato Rogers, Charles Bray. Al Pentagono, il portavoce Friedheim, dopo essersi mostrato restio ad approfondire il tema, ha detto che il segretario Laird «non raccomanderebbe l'utilizzazione di armi nucleari nel SudEst asiatico ». E' stata successivamente diffusa una dichiarazione dello stesso Clements: « Vorrei prontamente chiarire — dice il viceministro designato — qualsiasi confusione che pos- sa essere involontariamente scaturita dalle mie osservazioni di ieri davanti alla commissione servizi armati del Senato. Io ritengo che il dipartimento di Stato abbia di nuovo dichiarato oggi che la risposta data dal segretario Rogers il 17 aprile 1972 sull'utilizzazione di armi nucleari sul Vietnam del Sud o del Nord resti la politica ferma degli Stati Uniti, e da parte mia desidero ribadire io stesso le parole del segretario Rogers: "Noi non utilizzeremo armi nucleari nel Vietnam del Sud o del Nord"». Un « no comment » è stata la risposta del comando americano di Saigon alla domanda dei giornalisti se nelle basi statunitensi nel Sud-Est asiatico o sulle navi della Settima Flotta clic operano nel Golfo del Tonchino si trovino armi nucleari. La domanda è stata posta dai giornalisti alla quotidiana conferenza stampa sull'andamento della guerra, ip relazione alle dichiarazioni di Clements a Washington. « Il dipartimento della Difesa — ha precisato il portavoce del comando americano — non rivela mai la dislocazione delle armi nucleari. Questa prassi resta immutata ». Alle dichiarazioni di Clements, il giornale Tin Song di Saigon ha riservato un grande titolo in prima pagina: « Il sottosegretario William Clements ha detto chiaramente alla commissione forze armate del Senato l'inevitabile: gli Stati Uniti potrebbero usare la bomba atomica se i negoziati fallissero ». (Ansa-Ap) (Dal nostro corrispondente) Parigi, 12 gennaio. Mentre proseguono a Parigi, nel massimo segreto, le discussioni fra americani e 1 nordvietnamiti, una nota di ottimismo giunge dall'Unione Sovietica dove Leonid Breznev, intrattenendosi ieri coi giornalisti francesi in attesa che arrivasse l'aereo col presidente Georges Pompidou, ha detto a proposito della guerra del Vietnam: «La cosa si avvia a poco a poco verso la fine. Le trattative proseguono. Ci sono colloqui e ciò non capitava da otto anni. Il solo fatto che si discuta significa che le due parti hanno il desiderio e la volontà di risolvere il problema con mezzi pacifici ». Ora — si osserva a Parigi — Leonid Breznev è certamente l'uomo di Stato non vietnamita che meglio di qualsiasi altro è informato sulle intenzioni di Hanoi. Negli ambienti governativi francesi ci si compiace della smentita di Washington alle dichiarazioni del viceministro designato Clements, su un possibile impiego «limitato» delle armi nucleari nel Vietnam in caso di fallimento delle attuali trattative, e si sottolinea la frase relativa al Vietnam contenuta nel comunicato pubblicato a Zazlav alla fine dell'incontro tra Pompidou e Breznev. «Pompidou e Breznev — cosi il documento franco-sovietico — esprimono profonda inquietudine per il prolungarsi della guerra e dell'intervento estero in Indocina nonché per i ritardi apportati alla soluzione politica del conflitto. Essi formulano la speranza che le trattative in corso giungeranno senza indugio ad una soluzione... conformemente ai principii degli accordi di Ginevra del 1954 e del 1962». La discussione odierna fra i nordvietnamiti Le Due Tho e Xuan Thuy e l'americano Henry Kissinger, assistito dal sottosegretario William Sullivan, è durata un po' più di sei ore. Secondo la regola dell'alternanza rincontro ha avuto luogo a Gif-sur-Yvette, nella villa che il partito comunista ha messo a disposizione dei nordvietnamiti. Come ieri, gli uni e gli altri apparivano distesi ed hanno salutato i giornalisti con un gesto della mano accompagnato da un sorriso, ma non hanno detto nulla. Il pranzo è stato consumato sul posto e Kissinger accompagnato da Sullivan, ha fatto una passeggiata nel giardino. Poi c'è stato un andirivieni di automobili con targa diplomatica, ed una di esse è tornata con due macchine per scrivere. S'incomincia a stendere un testo di compromesso? Uscendo alle 16,20 Kissinger e Sullivan erano sorridenti, ma nessuno li ha accompa[ gnati alla porta. Le trattative, che sono già durate ventisette ore e mezzo dal giorno della loro ripresa lunedì scorso, proseguiranno domani mattina. Loris Mannucci