Meno pessimisti gli imprenditori (ma la produzione non migliora)

Meno pessimisti gli imprenditori (ma la produzione non migliora) L'ultima inchiesta mensile dell'Iseo sulla congiuntura Meno pessimisti gli imprenditori (ma la produzione non migliora) Le opinioni più positive riguardano il livello degli ordini e della domanda - Per i beni d'investimento e per quelli di consumo, le previsioni sono peggiorate - Analisi del Banco di Roma (Nostro servizio particolare) Roma, 11 gennaio. Ai primi di dicembre gli imprenditori industriali hanno riconosciuto che il livello degli ordini e della domanda in generale era più alto di un mese prima e si sono dichiarati meno pessimisti sull'andamento dell'economia italiana nei prossimi tre-quattro mesi, vale a dire nel perìodo dicembre 1972-marzo '73. Sono questi i risultati di maggior rilievo dell'ultima inchiesta mensile sulla congiuntura, condotta dall'Iseo e da « Mondo Economico » presso le aziende italiane. Non tutte le risposte, però, sono sintonizzate, per quanto riguarda sia i giudizi «ex post », cioè sulla situazione aziendale a fine novembre-inizio dicembre, sia per quanto riguarda le tendenze « ex ante », cioè le previsioni. Come si è detto,, il livello della domanda è giudicato migliore: alto secondo il 18 per cento degli intervistati, normale per il 64 per cento, basso per il 18 per cento, quindi con un saldo (differenza tra «alto» e «basso») eguale a zero, mentre un mese prima il saldo era negativo di 10 punti (13 per cento alto contro il 23 per cento basso). Per lo stato della produzione, invece, si registra un netto peggioramento: quelli che lo giudicano « alto » sono scesi dal 9 al 6 per cento, quelli che lo giudicano « basso » sono saliti dal 26 al 31 per cento, quindi il saldo è passato da —17 a —25, che è il più negativo di tutto l'anno. L'Iseo commenta che sul fenomeno, «in parte stagionale, potrebbero avere influito anche le perdite di ore lavorative intervenute in alcuni comparti, in relazione alle vertenze in atto per il rinnovo dei contratti »; Sensibili sono anche le differenze, nel complesso delle industrie, tra le tre categorie in cui sono divise. Il giudizio sul livello della domanda non è mutato, rispetto ai primi di novembre, per le industrie produttrici di beni di utilizzazione immediata per la produzione, con un saldo positivo fermo su 3 (11 per cento « alto », contro il 12 in otto bre, ma 8 per cento « basso » contro il 9 di ottobre). Per le industrie produttrici di beni d'investimento il saldo ri mane negativo, ma migliora leggermente, da 19 a 18. Per le industrie produttrici di beni dì consumo, invece, c'è un netto rovesciamento dì tendenza: quelle che giudicano « alto » il livello della domanda salgono dal 14 al 25 per cento, quelle che lo giudicano « basso » scendono dal 20 al 16 per cento, e di conseguenza il saldo negativo (—6) diventa positivo t+9). Per lo stato della produzione, invece, i saldi si possono definire catastrofici in due settori (—38 nei beni d'investimento, con solo il 2 per cento dì aziende che lo giudicano alto e il 40 per cento che lo definiscono « basso »; 20 per cento nei beni di consumo, con un netto peggioramento rispetto a ottobre), mentre è migliorato il saldo delle industrie produttrici di beni di utilizzazione immediata per la produzione, passando da —22 a —7. Anche il clima di opinioni sul futuro a breve termine ha degli sbalzi. Per quanto riguarda l'andamento generale dell'economia italiana c'è un miglioramento: gli ottimisti salgono dal 7 al 13 per cento, i pessimisti scendono dal 28 al 26 per cento, il saldo negativo si alleggerisce, da —21 a —13. Anche per la tendenza della produzione c'è una lieve schiarita: prevedono un aumento il 21 per cento degl'imprenditori, come a fine ottobre, ma quelli che temono una diminuzione scendono dal 15 al 14 per cento. Ma per i prezzi, e non poteva essere altrimenti, il saldo è il peggiore dell'anno. Infatti, un aumento è previsto dal 57 per cento degl'interrogati, una diminuzione solo dal 3 per cento, con un saldo di segno positivo, ma che in questo caso va letto al contrario, di 54, contro 47 a fine ottobre, '40 a fine settembre e appena 21 in aprile. La contraddizione, però, tra previsioni di aumento dei prezzi e di migliore andamento dell'economia è solo apparente. Si è sempre visto, infatti, che le tendenze inflazionistiche, purché contenute, ovviamente, entro certi limiti, non costituiscono un freno alla produzione, e purché provengano dal lato della domanda, non a monte, dal lato dei costi. Questa sera anche il Banco di Roma pubblica la sua nota sulla congiuntura, che si riferisce, però, solo al passato, anche perché « il non ancora raggiunto accordo sui principali contratti di lavoro scaduti o in via di scadenza » non consente giudizi se non provvisori e contribuisce a fare rinviare « quel processo di ripresa più volte auspicato ». Secondo l'ufficio studi del Banco di Roma, a titolo dì consuntivo, il prodotto nazionale lordo italiano sarebbe aumentato, in termini reali, di circa il 3 per cento rispetto al 1971. Da notare che, ad una crescita del 4.2 per cento del prodotto dei servizi e del 3 per cento di quello dell'industria, si contrappone una flessione di circa il 2 per cento del prodotto dell'agricoltura. iti. S.

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