Giacomino, terza vittoria e tredici milioni

Giacomino, terza vittoria e tredici milioni LA CRONACA DEGLI SPETTACOLI TELEVISIVI Giacomino, terza vittoria e tredici milioni Ha vinto ieri sera quattro milioni e 160 mila lire - La sfidante torinese in superminigonna sbaglia un raddoppio da 80 mila lire - L'altro concorrente, sotto zero, non partecipa al gioco finale Grande Giacomino di Ci-1 riè! Ha ancora trionfato, s'è intascato più di quattro milioni e ha così raggiunto un monte di circa tredici milioni e mezzoFacile? Sì, facile, molto facile, persino troppo facile. Gli avversari, nonostante sprazzi di buona volontà, non sono esistiti. La « bella di Rivoli » ha sfoggiato una minigonna che se fosse comparsa qualche anno fa in tv avrebbe determinato il crollo immediato della direzione generale e le dimissioni del presidente e dei vice-presidenti; ma ha sfoggiato la minigonna e nient'altro... L'impiegato di Reggio Emilia, poveretto, è stato subito attanagliato e strangolato dall'emozione: nullo pure lui... Quindi largo al carro armato che si chiama Giacomino di Ciriè! Bisogna dire che il Giacomino ci sa fare. S'è adattato a vestirsi da cerimonia, passaggio obbligato per un campione del quiz. Però il personaggio è tutt'altro che conformista, sotto sotto: con la sua parlata tranquilla, il suo bell'accento piemontese assai marcato, Giacomino di Ciriè non perde mai l'occasione di fare dell'umorismo, non ri- sparmiando se stesso. E poi sa sbagliare. Anche ieri ha preso immediatamente quo ta, è sempre stato in vetta ma di quando in quando ha fatto il suo bravo scivolone... Non è un « eroe », un fenomeno, un mago: è un giovanotto che se la cava bene in un quiz... E meno male che c'è stato qualche suo sbaglio, ieri sera! Se no, addio suspense (che è stata comunque poca, per la verità)... Adesso il problema per Bongiorno è di trovare concorrenti all'altezza: per movimentare il gioco e per evitare che il Giacomino di Ciriè sieda in trono sino all'anno prossimo. * Arsione dell'anno Mille... medioevo italiano, tre soldatacci di ventura sbandati e vagabondi, comicamente dilaniati dalla fame... E' inevitabile che il pensiero corra, con un rimbalzo immediato, a L'armata Brancaleone di Monicelli, pellicola di grande popolarità, che si è logorata girando ininterrottamente per sei anni in tutte le sale cinematografiche italiane e che infine, dieci giorni or sono, è approdata anche sul video. Senza L'armata Brancaleone l vsarebbero nate queste Storie \ pdell'anno Mille? Ne dubitia-1 tmo. Comunque, niente di ma- ! 1le. Non si procede ad ondate? 1 rI western all'italiana... il De-1 c. o e i a o i o e , a i camerone... e adesso può darsi che il Medioevo, fra stracci e armature, epiche zuffe e belle castellane nel marnerò si riveli un terreno fertilissimo... Ma prima di procedere, dobbiamo rilevare che il film tv, diviso in sei episodi, si presta, ad onta della sua ridanciana materia, ad un luttuoso ricordo: il regista è Franco Indovina scomparso 10 scorso anno in una sciagura aerea a Palermo. Indovina aveva lavorato ripetutamente in cinema e poi aveva accettato di realizzare le Storie dell'anno Mille su soggetto e sceneggiatura di Tonino Guerra e Luigi Malerba, e le aveva terminate poco prima di morire. In questo esordio abbiamo fatto la conoscenza dei protagonisti, Pannocchia (Carmelo Bene), Fortunato (Franco Parenti) e Carestia (Giancarlo Dettori): scappano da una battaglia, cascano in un pozzo, perdono gli abiti, rapinano tre frati della tonaca, rischiano di dover confessare 11 Papa, si rifugiano in un convento, danno la caccia ad un porcello, si ubriacano, mettono a soqquadro il pio loco e infine se la danno a gambe, più sgangherati e affamati di prima... Puntata colorita. Molto colorita, decisamente troppo. Un gridìo quasi continuo, un'eccitazione e concitazione crescenti degli interpreti, una confusione di stampo farsesco... il che portava spesso ad una forzatura di toni, ad un humour artificioso e vagamente goliardico, tanto più che non sempre la cagnara verbale e mimica corrispondeva ad un ritmo realmente sostenuto... Comunque alcuni momenti giocondi e sarcastici nelle scene del convento non sono mancati. A tarda ora, come il solito, L'approdo, che ha concluso la serie dei medaglioni di artisti visti in rapporto col potere politico. La conclusione è stato un dibattito fra Edoardo Sanguineti, Goffredo Parise e Carlo Bo. Su posizioni opposte e inconciliabili Sanguineti e Parise, mentre Bo cercava di frapporre la parola pacata e conciliante. Ha ben funzionato da moderatore, con provocatoria amabilità, Geno Pampaloni. u. bz. ptnh«tll

Luoghi citati: Ciriè, Palermo, Reggio Emilia, Rivoli