Liquidità: che pensa la Banca d'Italia? di Eugenio Scalfari

Liquidità: che pensa la Banca d'Italia? NOTE D'ECONOMIA Liquidità: che pensa la Banca d'Italia? Roma, 9 gennaio. Il fenomeno più vistoso che si sta producendo in questi giorni nella situazione monetaria interna riguarda il volume della circolazione. Dopo il forte aumento che si era verificato in dicembre, connesso sia con le occorrenze di cassa delle imprese dovute al pagamento della tredicesima mensilità, sia allo sciopero dei bancari che aveva costretto le famiglie e le aziende ad accrescere le loro scorte di liquido, in questi primi giorni di gennaio si è avuto un rientro massiccio di biglietti presso le banche e, di conseguenza, presso l'Istituto di emissione. Rispetto agli anni precedenti il riflusso è notevolmente maggiore, così come maggiore, d'altra parte, era stata l'espansione del mese scorso; dal che si desume che l'andamento ciclico della circolazione procede in modo del tutto normale e non risente delle tensioni psicologiche che agitano invece, di volta in volta, alcuni settori del nostro mondo finanziario ed industriale. Contemporaneamente al riflusso di liquidità dalle famiglie e dalle imprese verso il sistema bancario, si sta verifietndo un altro fenomeno già da tempo previsto, e cioè lo «stacco» semestrale delle cedole obbigazionarie che, secondo le valutazioni degli esperti, ammonta in gennaio a poco meno di 1000 miliardi di lire. Si tratta d'un altro imponente flusso di moneta che affluirà alle casse del sistema bancario, il quale si trova dunque di nuovo in una situazione di ampia liquidità, dopo qualche strettezza che aveva registrato in dicembre. Le autorità monetarie hanno già predisposto un congruo programma di reimpièghi per riassorbire la liquidità eccedente, e la prima operazione in calendario sarà l'emissione d'un prestito obbligazionario dell'Enel per 400 miliardi complessivi, 500 dei quali destinati ai risparmiatori e 100 agli investitori istituzionali (enti di previdenza, casse di risparmio eccetera). Il lancio sarà aperto il 15 di gennaio e le previsioni sono per una copertura pressoché immediata. Seguiranno altre operazioni analoghe con l'obiettivo di rastrellare e canalizzare verso alcuni enti pubblici industriali e verso il Tesoro le giacenze monetarie che si sono formate presso le banche. In questa situazione, non si vede quanto spazio ci possa essere (e quanta opportunità) per quella politica di aumento dei tassi d'interesse bancari, sia passivi che attivi, che alcuni istituti vanno patrocinando da qualche settimana e che dovrebbe essere confermata nei prossimi giorni in riunioni già indette tra le banche di maggiori dimensioni. In proposito non risulta ancora chiaro l'atteggiamento della Banca d'Italia. Da un lato essa è fautrice dima politica di slabilità del costo del danaro destinato al finanziamento dell'economia, per stimolare l'auspicata ripresa degli investimenti; dall'altro non vorrebbe però che ì tassi vigenti in Italia, qualora non si mantenessero allo stesso livello degli altri Paesi industriali europei, rendessero più allettanti gli impieghi di capitale all'estero, favorendone quindi l'espatrio. Tra queste due alternative, non è ancora venuta dalla banca centrale un'indicazione univoca che serva di guida al sistema bancario. Eugenio Scalfari

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