"Patois,, a scuole di Gigi Mattana
"Patois,, a scuole (Dal nostro inviato speciale) Susa, 6 gennaio. Salvare una cultura che scompare e fare rinascere una tradizione in crisi sulla montagna che langue: a Susa, saranno i bambini a realizzare questi obbiettivi con 1 corsi di « patois » entrati in vigore nella scuola media. «Già nel 1971 l'iniziativa nelle elementari di Novalesa aveva avuto un buon successo — dice il prof. Giuseppe Ferrerò — e quest'anno abbiamo pensato di estenderla alle medie di Susa. In mia classe, i bimbi dei comuni della Val Cenischia (Ve?iaus e Novalesa) studieranno il franco-provenzale, in /un'altra gli studenti di Meana, Chìomonte ed Exilles impareranno il provenzale». Susa, infatti, più di mille anni fa, era aperta agli influssi culturali della langue d'oc attraverso il Monginevro e della langue d'oil tramite la Val Cenischia e il Moncenisio: ora occorre fare un paziente lavoro di « recupero » delle tradizioni orali che stavano per scomparire e i bimbi si sono applicati (chiedendo aiuto agli anziani) a reperire leggende vecchie di secoli, che parlano dell'Abbazia di Novalesa, di Berta, moglie di Carlo Magno, di miracoli di Santi e di vita quotidiana, e a riordinare il lessico locale. « La ricerca del lessico è uno dei punti base per le nostre lezioni — dice il prof. Ferrerò —, due anni fa gli studenti risolsero un complesso questionario sul modo di piantare e curare una vigna, quest'anno dovranno imparare tutto della costruzione di una casa. Così facendo scoprono le ragioni storiche e architettoniche della costruzione e si rendono conto della ricchezza di vocaboli del loro dialetto: anche questa è una prima forma di rivalutazione della vita agricola e della montagna ». Fin qui le tradizioni orali, per la grafia invece si è dovuti ricorrere all'aiuto delle valli occitane per il provenzale e della Val d'Aosta per il franco-provenzale; e a questo punto una nuova sorpresa per gli allievi. I bambini che avevano una conoscenza puramente orale del «patois» attraverso le fiabe e le leggende narrate dai nonni, hanno scoperto che il loro dialetto ha una ricchezza di vocaboli enorme e precise regole fonetiche" di trasformazione dal latino con molti punti di contatto con il francese: un aiuto di più per imparare con maggior facilità queste due lingue. « Nelle classi alcuni bimbi sono di Susa o di altre regioni — dice la preside, prof. Emma Dezzani — per cui logicamente non hanno mai sentito parlare di "patois": questi avranno soltanto una funzione auditiva, ma almeno non si sentiranno estraniati da un dialetto che non sono in grado di capire. Per gli allievi dei paesi montani abbiamo anche iniziato un corso di intaglio e scultura per riprodurre oggetti in le gno, ciotole, anfore, il giglio di Francia, nel ricordo di una tradizione che raggiunse elevati livelli artistici con gli artigiani del Melezet ». Tutte queste iniziative sono ben viste dalla Provincia: l'assessore alla cultura on. Picchioni e l'assessorato alla montagna hanno concesso sovvenzioni perché, soprattutto attraverso le inchieste lessicali sull'attività agricola, si portino i giovani a conoscere tutti gli aspetti della vita in montagna. Anche nelle famiglie i corsi sono stati accolti con favore, soprattutto dagli anziani, privati di quella vita comunitaria che faceva di ogni borgata un mondo a sé, ricco di storia e di tradizioni. Saranno i loro nipoti, tra qualche anno, a perpetuare secoli di vita in montagna, a difendere la bellezza del « patois » e la storia delle genti valsusine: i vecchi non dovranno più dire: «Aiutateci a salvare qualcosa che è soltanto più nostro». Gigi Mattana 4 GImsssCntpTpa A SUSA "Patois,, a scuole Istituiti corsi di provenzale e franco-provenzale nella scuola media - Seguono l'iniziativa del '71 alle elementari di Novalesa
Persone citate: Berta, Emma Dezzani, Giuseppe Ferrerò, Picchioni
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