Il vizio legalitario e discreto di Tito Sansa

Il vizio legalitario e discreto LEGGI E CONSUETUDINI DELLA PROSTITUZIONE IN GERMANIA Il vizio legalitario e discreto Le passeggiatrici fanno avvertire appena la loro presenza, e mai fuori dei quartieri che le accettano - Come le masaggiatrici e le ragazze nelle "caserme dell'amore" pagano le tasse, i contributi previdenziali e la "decima" per la chiesa (Dal nostro inviato speciale) Berlino, gennaio. Certe strade di Berlino occidentale, intorno al municipio di Schoeneberg, a Neukoelln, vicino alla Stuttgarterplatz e al Kurfuerstendamm, sono piene ogni sera di slanciate fanciulle in gonna « micro » (due spanne sopra il ginocchio) le quali sussurrano parole allettanti a chi passa. Nel Tiergarten, lungo la strada del 17 giugno, dalla Porta di Brandeburgo fino alla Colonna della Vittoria e all'Università, quasi ogni lampione ha la sua etera che fìnge di fare l'autostop. Soltanto le donne appartenenti alle classi dell'anteguerra si tengono prudentemente al buio. « I berlinesi — mi dice il commissario Liedtke della polizia criminale, avviandosi all'obitorio per chiarire un crimine sessuale avvenuto in un ospedale psichiatrico (una donna strangolata da un altro malato) — sono completamente indifferenti alla prostituzione stradale ». In tutto il 1972, precisa sfogliando cartelle statistiche, si sono avute in tutta Berlino occidentale soltanto quattro denunce contro passeggiatrici che avevano assunto un atteggiamento scorretto e provocante. E tutt'e quattro erano ubriache. « Certo — dice il commissario — le denunce avrebbero potuto essere centinaia, se la legge fosse stata applicata alla lettera. Ma la popolazione ha una certa tolleranza per le donne che si dedicano al meretricio. I motivi di questa tolleranza sono diversi: le prostitute si comportano bene, sono riconoscibili soltanto agli iniziati, i lenoni non si fanno vedere, visitano le " protette " e incassano con discrezione. E inoltre c'è una sorta di armistizio, le ragazze continuano a battere soltanto le strade tradizionali dell'anteguerra e non allargano le proprie zone. Cioè chi è andato ad abitare in certi quartieri conosceva ciò che lo aspettava e ora non ha il diritto di protestare. A nessuno I viene in mente di sfrattarle, fanno parte del color locale ». Di fronte alla prostituzione che dilaga, la polizia berlinese è impotente. Codice penale in mano, gli agenti non trovano nella selva di articoli null'altro che il 180 e il 181 (che vietano ogni forma di lenocinlo, punendolo con pene detentive fino a cinque anni) e il 361 (che punisce con 100 mila lire o sei settimane di reclusione chi commetta atti osceni in pubblico, dinanzi a scuole o chiese o in case abitate da minorenni fra i tre e i diciotto anni). La legge colpisce, in sostanza, solo il tenutario di una « casa » e chi offenda la pubblica morale. I minialloggi L'inganno per aggirare l'ostacolo è stato presto trovato. Le prostitute berlinesi (come quelle delle altre città tedesche) hanno preso in affitto un minialloggio, generalmente fornito di bar e di altoparlanti che diffondono musica francese: e lì sono padrone assolute. E certi imprenditori fantasiosi hanno costruito moderni palazzi dove — nel gergo della polizia — le ragazze sono «accasermate» . Si chiamano «Eros Center» o «Eros Zentrum», albergano molti appartamentini ammobiliati ad hoc e biancheria, bibite, musica, spuntini vengono forniti dall'amministrazione. Le pigioni si aggirano sul mezzo milione di lire al mese, ma danno ima certa garanzia: ogni ragazza ha a disposizione un paio di pulsanti segreti, premendo i quali l'allarme viene dato in tutta la casa e il soccorso arriva immediato, anche perché le porte non hanno serratura né catenaccio. Gli «Eros Center», benché diano alle ragazze sicurezza ed evitino loro le lunghe attese esposte alle intemperie, si sono peraltro rivelati ima speculazione sbagliata. I bravi cittadini che hanno investito in essi il loro denaro, contando sui promessi redditi annui del 15-18 per cento, stanno constatando che i conti non tornano. Data la tolle¬ ranza della popolazione e l'impotenza della polizia, molte lucciole rifiutano la «caserma» e ritornano alla strada che dà il vantaggio innegabile d'offrire la possibilità di scelta. Il 95 per cento delle passeggiatrici tedesche — ha accertato la dottoressa Dorothea Roehr, assistente alla Clinica psicosomatica dell'Università di Giessen, nella sua inchiesta sulla prostituzione — rifiuta il cliente negro, il 64 per cento dice di no al lavoratore straniero. «Esse scaricano su gruppi diffamati della società la disistima e la discriminazione sociale di cui sono oggetto — dice la studiosa di Giessen —. Ciò dà loro la sensazione d'appartenere alla società». La nuova moda in Germania è quella dei saloni di massaggio. A Berlino, mi dice il commissario Liedtke, erano 108 a fine dicembre; ma oggi potrebbero già essere più numerosi perché le domande presentate al ministero per l'Economia (competente per motivi esclusivamente fiscali) sono alcune decine. I saloni offrono, su manifesti affissi per strada o pubblicati dai giornali, servizi di prim'ordine per «mantenere la linea snella». Leggo, tra gl'innumeri avvisi, che «due amiche, una orientale l'altra tedesca, sono liete di soddisfare i più segreti desideri di massaggio, dalle 10 alle 20», che «due dame massaggiano in modo piccante, dolce o duro in ogni posizione, con spumante», che «Susi, Carmen. Gloria, Babs, Hai, Manuela. Vera e Yvonne vorrebbero viziarvi con massaggio alla cinghia, massaggio allo spumante e servizio di film». Vengono offerte massaggiatrici d'ogni tipo, magre, grasse, alle prime armi, perfino vecchie; vengono proposti massaggiatori robusti, mulatti, negri, cosacchi; viene promessa la «realizzazione di sogni della steppa siberiana», di servizi «francesi». «egizi», «antichi romani», «orientali». Nelle colonne accanto, i sa¬ loni di massaggio cercano «aspiranti massaggiatrici, possibilmente giovani» offrendo redditi mensili tra le 500 mila e il milione di lire (naturalmente lorde, precisa un avviso). La precisazione non è superflua: in Germania le massaggiatrici (vere o false) pagano bravamente la tassa sul reddito, l'ulva» e quasi tutte i :-' meno che non si dichiarino atee) anche le tasse per la chiesa. E pagano anche la previdenza sociale, la cassa malattia e i contributi per la pensione di vecchiaia. Durante un'animata riunione svoltasi nella primavera dell'anno scorso ad Amburgo, fondarono una Lega delle prostitute (con la partecipazione di sindacalisti). Tollerate dalla popolazione delle grandi città, sfrattate soltanto da alcune strade centrali (a Monaco, a Colonia) o costrette altrove a lavorare a ore fisse (ad Amburgo, per esempio, solo dalle 20 alle 6,30 del mattino), le prostitute tedesche sono entrate a far parte della società. Molte di esse, provenienti da buona famiglia, hanno portato a termine gli studi superiori e fanno «il mestiere» con l'autorizzazione del marito. Alcuni di questi mariti — come riferisce Dorothea Roehr nel suo studio — sono poliziotti. A Berlino Est « E che male c'è — ha detto a un settimanale uno di costoro, che non vuole essere nominato —. Tutto considerato le ragazze hanno una funzione sociale ». In quanto ai lenoni, con l'apertura dei saloni di massaggio e la conseguente diminuzione delle passeggiatrici la loro funzione ha perduto di peso; anzi la loro stessa esistenza è minacciata da quando la donna si è emancipata e si protegge da sola. A Berlino le donne registrate sono soltanto tremila (su due milioni e mezzo di abitanti) e c'è posto per tutte; soltanto a Monaco e a Duesseldorf ci sono ancora conflitti per il mono- polio di certi angoli e di certi marciapiedi redditizi. «Per noi il problema della prostituzione non esiste — dice il commissario Liedtke —. Le ragazze si comportano bene, pagano le tasse, si presentano spontaneamente alla visita medica, denunciano le persone che eventualmente le hanno contagiate. Rare sono le dispute, inesistenti le risse. Anche i travestiti, non più punibili in base all'articolo 175 del codice penale, fanno i bravi ragazzi in locali ben noti. Un paio di toro sono italiani, ma non ci danno pensiero, come del resto tutti gl'immigrati italiani, che nella statistica della criminalità figurano appena al ventitreesimo posto». Pongo le stesse domande a un funzionario della polizia di Berlino orientale, e la sua risposta è secca, quasi indignata: « La prostituzione è un fenomeno della corrotta ; società capitalista dell'Occidente, negli Stati socialisti non esiste ». Ma basta fare un giro a Beriino Est nei locali intorno all'Alexanderplatz e lungo la Karl Marx Allee per accertare che non dice il vero. Splendide fanciulle dall'accento slavo attendono im « fidanzato » sedute dinanzi a una tazza di tè o a una bottiglietta di spumante nei locali di lusso. Sono per la maggior parte polacche, hanno preso in affìtto un paio di stanze in una via traversa, sussurrano di avere una predilezione per tutto ciò che è francese, amore compreso. Fanno esattamente come le loro colleghe a Occidente, con la sola differenza che le polacche, e con loro le francofone e francofile romene, si accontentano di 50-100 marchi (naturalmente occidentali, che cambieranno al mercato nero di Varsavia o di Bucarest), mentre le loro colleghe tedesche che lavorano nella Germania occidentale, ne pretendono almeno il dop-1 pio. In comune hanno comun- j que due cose: la discrezione I e il rispetto della legge. Tito Sansa l

Persone citate: Babs, Dorothea Roehr, Karl Marx