Dividersi il meglio

Dividersi il meglio Lo straniero in Italia Dividersi il meglio E' uso comune in quest'epoca deiranno dare uno sguardo indietro ai mesi trascorsi e decidere di agire meglio in futuro. Non ce motivo per essere schiavi delle vecchie abitudini, ma mi sento spronalo da due considerazioni a l'are questo tradizionale bilancio. La prima muove dal fatto che proprio questa settimana il mio Paese è diventato membro della Comunità europea; la seconda dal fatto che le critiche che ho mosso all'Italia hanno suscitato di quando in quando qualche risentimento, come risulta chiaro dalle lettere dei lettori, a tal punto che a volte mi domando se le critiche degli stranieri possano mai essere accettate nei termini in cui vengono fatte. Guardare al mondo In queste due considerazioni è implicito un paradosso: con l'allargarsi della Comunità il vecchio abito mentale di ragionare come singoli paesi mantiene la sua forza, e l'orse addirittura ne acquista. Nel corso dell'anno passato, ho ripetutamente espresso la mia opinione che l'Italia stava assumendo un aspetto meno europeo, più interessata com'è a se stessa e più incline a reagire vivacemente alle critiche degli stranieri. Sono ancora convinto della verità di quest'affermazione e mi ha colpito la sconcertante reazione da parte dei miei lettori. Ho ricevuto tra le altre una lettera in cui mi si comunicava — garbatamente ma con fermezza — che quello che avevo da dire era interessante, ma errato. Un tema che io ho molte volte ribadito è che la Gran Bretagna e l'Italia avevano la possibilità d'una collaborazione particolarmente stretta nell'ambito della Comunità. La possibilità esiste ancora, sebbene le occasioni di realizzare tale collaborazione siano ora molto minori di quanto non fossero, a causa degli errori commessi da ambedue le parti. E anche a causa di fattori che sono al di là del controllo dei governanti e dei diplomatici. Per dirne qualcuno: la crisi dell'Irlanda del Nord, che rappresenta per la Gran Bretagna un problema particolarmente grave da portare alla Comunità, i problemi economici nei nostri due Paesi che invariabilmente acuiscono i risentimenti e, aggiungerei, il più ristretto modo che ha l'Italia di guardare al mondo. Ma, voglio precisarlo, non ho mai cercato di suggerire che una tale collaborazione debba essere un'accettazione, da parte italiana, dei punti di vista inglesi. Questa settimana ho ricevuto una lettera da un lettore di Genova che mi ricorda che il detto del XVI Secolo « 11 Dio vivente è solo il Dio inglese » non serve più, (o per dire la verità io personalmente ignoro la nazionalità del Signore) e che una qualsiasi collaborazione tra la Gran Bretagna e l'Italia dovrebbe rappresentare un affare nei due sensi. Penso di poter commentare a ragione che se non fossi in pieno accordo con l'idea d'un fecondo scambio di idee, non vivrei affatto in Italia. Una sera alla tv La particolare obiezione sollevata da questo lettore riguardava le mie critiche al fermo di polizia. Ammetto di aver avuto la temerarietà di riferirmi ai sistemi inglesi in quell'articolo e, sebbene stessi ben attento ad affermare che non volevo portare l'Inghilterra come modello, non avrei avuto bisogno dell'aiuto di Sherlock Holmes per scoprire che, in generale, avevo un'istintiva preferenza per i metodi inglesi di trattare i violatori della legge. Forse è stata questa malcelata preferenza che ha suggerito a questo lettore genovese di scrivere portando esempi atti a mostrare che il sistema britannico in pratica è insufficiente e che il sistema italiano presenta vanta »wi maggiori di quanto io ammettessi. Posso solo dire che non sono l'avvocato del sistema giuridico di nessuno. Penso che qualsiasi difetto in qualsiasi sistema, giuridico o meno (forse dovrei aggiungere: inglese o meno), merita d'essere corretto e la mia intenzione era di spiegare perché pensavo che il ripristino del fermo di polizia rappresentasse una misura errata per chi è abituato ad un sistema differente. In ogni modo c'è poco da guadagnare discutendo su un argomento che non è altro che un esempio. Il vero problema è come i vari Paesi della Comunità allargata possano divi¬ dccpdtnztetpcsctrdms dere le loro conquiste di secoli nel campo della vita sociale e nell'ordinamento dei propri affari. Questo processo dovrebbe rappresentare un vantaggio per tutti, non una rinuncia, né tanto meno l'adozione delle esperienze degli altri, se inappropriate. E' sempre più facile lagnarsi e criticare che esprimere gratitudine e far complimenti, soprattutto per un inglese, e specialmente se fa il mestiere di scrivere, perché la penna del commentatore è uno strumento troppo affilato per essere, carezzevole. Ma voglio, visto che domani è l'Epifania, concedermi il piacere d'un complimento. Mi è successo un giorno di sentirmi depresso a causa della qualità della vita in generale, ed in particolare a causa dell'attuale livello della vita italiana: una depressione dovuta in parte ad una masochistica insistenza nel guardare un certo programma televisivo del sabato sera che mi aveva fatto sorgere il dubbio se le cose in Italia andassero realmente così male, e fossero così piene di luoghi comuni e di fatuità. Poi il giorno dopo splendeva il sole. Ho imboccato l'autostrada per l'Aquila. Ho ascoltato una splendida esecuzione dell'orchestra sinfonica di Leningrado. Ho mangialo un abbacchio dei pascoli del luogo e sono tornato comodamente indietro in una notte chiara e stellata. Ed ho dimenticato il trauma del sabato sera perché dove si possono trovare in Europa strade come queste, attraverso scenari del genere, con tradizioni provinciali di cultura ancora valide e un continuo orgoglio nel mangiare cibi sani e gustosi? So bene che l'Abruzzo ha una quantità di problemi locali e che a conclusione d'una gita attraverso le sue montagne avrei potuto scrivere un articolo ispirato alla più aspra critica sociale. Ma qualche volta uno può concedersi il lusso di gioire puramente e semplicemente e di ammirare, al di là d'ogni intento critico, le cose che lo circondano. Peter Nichols Corrispondente da Roma di « The Times »

Persone citate: Peter Nichols, Sherlock Holmes