Peer Gynt vola fino ad Asti

Peer Gynt vola fino ad Asti L'OPERA DI IBSEN IN RQjDAGGIQ Peer Gynt vola fino ad Asti (Dal nostro inviato speciale) Asti, 10 dicembre. Vatti a fidare dei registi. Con un pretesto o con un altro, il loro spettacolo non è mai pronto per la sera dell'esordio, e anche se va in scena puntualmente, giurano e spergiurano che dovrebbe essere ancora rifinito, ritoccato, rodato e via scusandosi. E neppure di Aldo Trionfo c'è da fidarsi. Fortunatamente, in questo caso, il direttore dello Stabile torinese aveva promesso il suo Peer Gynt per il 15 dicembre all'Alfieri di Torino e invece il dramma ibseniano andrà in scena due giorni prima. Ma già lunedì sera ad Asti, nel teatro con lo stesso nome di quello torinese, si svolge una anteprima per « assaggiare » il pubblico di uno spettacolo che, a dire la verità, era già a punto per lo spettatore da qualche giorno. Un anticipo di due giorni (la prima nazionale è fissata per mercoledì 13 a Torino) è più unico che raro. Ma meno sorprendente se si tien conto che Trionfo il suo spettacolo l'aveva già tutto in testa prima di cominciare le prove e se l'era studiato a tavolino lavorando con infinita pazienza di forbici e di lima su un testo che a rappresentarlo integralmente durerebbe non meno di cinque ore mentre domani sera non andià oltre le due ore e mezzo, intervallo compreso. Eppure il regista ha conservato, ingegnosamente sfrondandoli o fondendoli, tutti gli episodi di un dramma che richiede continui mutamenti di scena, dai monti e dalle foreste della Norvegia alle coste del Marocco, dalle sabbie del deserto egi¬ ziano alle acque in tempesta del Mare del Nord. Ma l'impianto scenico di Emanuele Luzzati è fisso: un enorme letto sul quale, tra montagne di lenzuola e di cuscini, Corrado Pani salta, corre, si rotola, sprofonda, e mai un momento di tregua. E' il mondo di Peer Gynt, la suarealtà interiore — pensieri e fantasie — che prende corpo mentre sopra e sotto il lettone i personaggi della sua vita lo accompagnano nelle più straordinarie avventure. Per l'attore è una delle prove più impegnative della sua carriera: costretto a rimanere sempre in scena, deve, nel giro di due ore, senza un'ombra di trucco e quasi neppure mutando costume, trasformarsi da impetuoso giovanotto in un uomo maturo e infine in un malinconico vegliardo. Non fosse altro che per le popolari musiche di Grieg che riascolteremo anche in questo spettacolo, Peer Gynt è spesso ricordato, ma più raramente messo in scena. In Italia l'ultima rappresentazione, per tacere di un'edizione estiva nel '69 del regista Bandirli, risale al 1950, quando Vittorio Gassman tradusse, ridusse, diresse e naturalmente interpretò il dramma ibseniano con un « cast » che a rileggerlo oggi sembra un annuario del nostro teatro: Vivi Gioi, Edda Albertini, la Tamantini, e Albertazzi, Foà Sbragia, Ferzetti, Grassilli, Girotti. D'Angelo, Sanipoli, Bonagura, magari in parti minime, e molti altri ancora. Ma anche l'allestimento di Trionfo, grazie al fascino che questo regista esercita sugli attori 1 che rinunciano a contratti Più vantaggiosi, o come piatti addirittura a un film, pfur di lavorare con lui, può contare su nomi di rilievo, qua^si tutti di attori e di attrici ccne hanno già recitato in altri - spettacoli di Trionfo e che coon lui s'intendono or- ™» a nPeravigha: con Pani che è già 1 stato Matti nel Pun tua, ci soP110 Franca Nuti, che nel persorfnaggio della madre di Peer avi'ra qui un ruolo di particolare - importanza per la chiave i psicanalitica nella quale il regista legSe Ibsen, Leda Negronni. che dovrà sostenere più Par» come del resto i suoi ccolleghi. e Cecilia Polizzi, Fr'ranco Mezzera, Roberto Bislacco, Franco Branciaroli, Alessandro Esposito, Ivan Ceccchini, in tutto venticinque inteerPreti- Dall'll ottobre* 1928- quando Peer Gynt ai^dò in scena per la prima volata a Torino nell'allestimento di Guido Salvini (e il «Quaderno» pubblicato ora dallo» Stabile riporta le cronache' del tempo con alcuni saggi recenti e meno recenti), moltta acqua è passata sotto i pc»nti dell'interpretazione del (dramma. E' naturale che un .regista attento come Trionfaci ne proponga un'edizione rmoderna e spregiudicata superando gli equivoci di un Ibser.n « minore e norvegese », di un ^eer Gynt da sagra nord:Uca (caso mai nibelungica, insinua Trionfo), di una lettui'ra folcloristica o. peggio. « Poeti ca ». In che misura egli? s'a riuscito nell'intento, lo .diremo dopo lo spettarlo1 di mercoledì. Ma già donnani sera il pubblico -isf;oiano PQ" tra dare un prfmo giudizioAlberto Blandii

Luoghi citati: Asti, Gioi, Italia, Marocco, Norvegia, Torino