Bimbo di sette anni massacrato di botte dal padre perché non vuole mettersi a tavola per la cena

Bimbo di sette anni massacrato di botte dal padre perché non vuole mettersi a tavola per la cena Un altro gravissimo caso di infanzia senza aiuti e senza difesa Bimbo di sette anni massacrato di botte dal padre perché non vuole mettersi a tavola per la cena Ritardato psichicamente, fissava il muro senza obbedire - La furia dell'uomo si scatena - Solo il giorno dopo il piccolo, tumefatto e sanguinante, viene portato all'ospedale - Guaribile in un mese - L'episodio in un quadro di sordida miseria: qui viveva una creatura che ha bisogno di molte cure specialistiche Un bambino di 7 anni, psichicamente ritardato, è stato quasi massacrato a pugni e calci dal padre in un impeto d'ira selvaggia ed incontrollata. Ora è all'ospedale, con un trauma cranico, il volto tumefatto, lividi e ferite in ogni parte del corpo. Ha gli occhi gonfi, ridotti ad una fessura dai pugni, riesce a distinguere solo ombre. Ma quando qualcuno si avvicina al suo letto alza le braccia violacee e mormora piangendo: « No, papà. No, cattivo ». Un dramma che ha come sfondo la miseria. Una miseria promiscua e rivoltante, quella che sfocia in un abbrutimento morale cosi abietto che riesce a far dire ad un uomo quasi sorridendo: « Gli ho dato solo uno schiaffo, ma forse non ho misurato bene la mia forza ». Le 20 dell'altra sera. Un vecchio stabile del centro storico in vìa S. Massimo 14: all'ultimo piano, sotto i tetti, in una sola camera, vìve la famiglia di Guerrino Focareta, 32 anni, carpentiere in una fabbrica di strada del Drosso 132. Con lui, la moglie, Carmela, 30 anni, ed i tre figli, Dorino di 7 anni, Pina di 6 e Marina di 11 mesi. Altri due bambini, Giovanni di 4 anni e mezzo e Mauro di 2, sono stati dati in adozione alcuni mesi fa. I genitori non sanno neppure a chi. La camera non ha altri mobili che un divano letto, un tavolo ed un televisore: i bambini razzolano sul pavimento sudicio. La madre è distesa sotto le coperte: l'hanno operata martedì di mastite, è ancora intontita dai tranquilhinti. Dorino è in un angolo, il viso rivolto al muro: è un bambino che non ama giocare, preferisce fissare le crepe della parete seguendo chissà quali pensieri con la sua povera mente riI tardata. Di lui dicono i genitori: | ti Non ci ubbidiva neppure se gridavamo. Un mulo, sempre li fermo davanti a quel muro. Mai una parola, una risata ». Il tavolo è apparecchiato, il carpentiere scodella la minestra a per la bambina e dà il biberon al neonato. Chiama Dorino che segue con il dito le crepe della parete: « Dico a te, vieni a mangiare ». Ma il bambino non risponde, è assente. Il padre si avvicina, lo strattona: « E' pronto, vieni a sederti ». Dorino non reagisce, fissa il padre che già si lascia prendere dalla collera, poi si sdraia per terra. In breve la stanza si riempie di urla: l'uomo colpisce il figlio con violenza a calci e pugni. Le sue mani abituate ai pesanti attrezzi da lavoro si abbattono come magli sul corpicìno denutrito. Dorino I ha la bocca piena di sangue, le gengive spaccate. Dopo alcuni minuti di furia Guerrino Focareta riprende la cena interrotta lasciando il figlio al suolo. Lo solleva soltanto dopo mezz'ora per sdraiarlo su un pa- gliericcio con la sorella. Si spegne la luce: nessuno sente 1 lamenti del bambino. Al mattino il carpentiere si sveglia alle 8, osserva Dorino, gonfio e macchiato di sangue. Decide di portarlo all'ospedale. Lo veste, lo fa camminare sino alla fermata del tram, tenendolo per mano entra all'ospedale infantile. I medici si chinano sullo scempio, contano contusioni e ferite, constatano anche un grave trauma cranico: il bimbo ò giudicato guaribile in un mese. Quando arrivano gli agenti di polizia portano via Guerrino Focareta; questi non reagisce, quasi non si rende conto della gravità di quanto ha fatto: lo denunciano a piede libero. « Adesso quel figlio non lo voglio più — ci ha detto ieri sera, — appena esce dall'ospedale biso gnerà che qualcuno gli trovi una sistemazione. E' terribile, nemiche a gridare ti ubbidisce. E dire che non gli abbiamo mai fatto mancare niente. E' proprio un bambino impossibile: farebbe scappare la pazienza ad un santo ti. Il bambino impossibile, che è poi, in realtà, solo un povero bambino disadattato: un istituto di Benevento lo aveva accolto, poi rimandato a casa di¬ cendo che aveva bisogno di cure specialistiche. Perché a questaI creatura è stata negata l'assisten- za necessaria? Dorino Focarcta, 7 anni; gli schiaffi lo hanno quasi sfigurato - I genitori: « E' un bambino impossibile, questo è l'unico metodo per farlo obbedire »

Persone citate: Chiama, Guerrino Focareta