Il tramonto della satira
Il tramonto della satira Lo straniero in Italia Il tramonto della satira Attraverso tutti i regimi politici e tutte le maggioranze parlamentari, sotto Poincaré e De Canile come sotto il Fronte popolare ed il governo Guy Mollct, un piccolo giornale vive in Francia nelle condizioni più paradossali. Ha sempre rifiutato anche una sola riga di pubblicità, ma i suoi 450 mila lettori ne l'anno una delle imprese editoriali più redditizie. Appartiene a una cooperativa di redattori, e la sua équipe redazionale e limitata ad una decina di persone. Hanno una regola assoluta: il rifiuto d'integrarsi, in modo diretto o indiretto, nel sistema delle istituzioni esistenti. Alcuni dei suoi più celebri collaboratori sono stali letteralmente espulsi, il giorno in cui avevano accettato di ricevere la Legion d'onore. Giornale ai margini del mondo politico, non gli concede tregua. Senza riguardi Questo giornale si chiama Le Canard Enchainé. E' nato nel 1917, uno tra le centinaia di giornali che i soldati redigevano in trincea, al fronte. Ma la sua vocazione era già di contestare: il governo Clémenccau, gli alti comandi, lo sciovinismo della nazione. Inutile dire che subiva spesso le forbici della censura militare. A pace avvenuta sopravvisse, si sviluppò, sospese le pubblicazioni durante l'occupazione tedesca, poi conobbe il suo vero slancio a partire dal 1950. Le guerre d'Indocina e d'Algeria, le grandi battaglie di politica estera e l'ascesa di De Gaullc al potere fecero la sua fortuna. Nell'ultimo anno, le rivelazioni del Canard Enchainé hanno provocato per contraccolpo la caduta del gabinetto Chaban-Delmas, l'apertura d'inchieste giudiziarie contro deputati della maggioranza compromessi in affari di corruzione. 11 fenomeno ha questo di singolare: il Canard è indispensabile per conoscere gli avvenimenti. Pubblica numerose e talvolta vistose caricature, sovente ferocissime, di personalità pubbliche; ma le sue pagine d'indiscrezioni raramente sono prive d'interesse. 11 capo dello Stato non trova più ri- guardi di qualsiasi ministro. Tanlo il Canard Enchainé quanto il suo rivale di estrema destra Minute, non meno virulento, testimoniano il carattere eccezionale che ha oggi nell'Occidente europeo il giornalismo di satira politica. Paradossalmente, proprio il regime che più sovente e giudicato dittatoriale, quello della Quinta Repubblica, ha lasciato vivere e prosperare questo tipo di stampa in cui la presa in giro c l'indiscrezione, e il continuo attacco ai grandi personaggi dèi regime, esercitavano un'a- zione continua di corrosione. Le democrazie parlamentari, invece, sono stale molto me- no tolleranti. L'Italia, soprattutto. Non esistono più. da anni, giornali satirici di sinistra; 1 e pubblicazioni d'estrema destra hanno sostituito l'ingiuria alla presa in giro o la canipagna sistematicamente dillamatoria all'ironia. L'estrema si- nistra, per parte sua. non puhblica se non giornali che sono armi di battaglia al servizio di utopie. Non sempre e slato così. La lettura dell'antologia di Don Basilio, edito da Napoleone, o delle raceohe pubblicale da Feltrinelli da 11 becco dallo e L'Asino prova che, anche sotto la monarchia e ai primi tempi della dittatura fascista, nell'altro dopoguerra esisteva in Italia un potente sentimento di irriverenza, di contestazione, di ti fiuto delle mistificazioni ufficiali. Questo sentimento non uova più espressioni. Perché? Si può invocare l'esistenza nel codice del delitto molto vago di «vilipendio»; una minaccia sufficiente a soffocare qualsiasi fonila di presa in giro. L' certo che se il capo dello Stalo italiano fosse staioscdoggetlo, una sola volta in ven-ticinque anni, di caricature crudeli come quelle osate connoDe Gaulle e Pompidou. la magistratura sarebbe subito intervenuta. Nessuno Io faSi pubblicherebbe in lialia la cartella delle imposte del primo ministro per provare che non ne paga? Si darebbero, pesettimane di seguilo, notizie indicanti che il segretario generale del maggior partito è coniproraesso in dubbi affari commerciali? Forse sarebbe possibile: certo non esiste nessun giornale latto per questo. L se la repressione di questo tipo di sincerila non è irisultato d'una precisa volonlà, se ne deve individuare l'ori-"ine in un fe»»«f" nm.-riistinto dei poteri in carica, che pretendono d'essere rispettati in modo quasi carismatico, indipendentemente dalla loro appartenenza politica. Ne abbiamo la prova indiretta constatando la moltitudi- I ne di processi e l'isolamento totale che si abbattono sui piccoli gruppi della sinistra radi- j cale, promotori delle campagne di non-violenza. Nonché la satira politica e le indiscrezioni, persino la critica è mal sopportata dai protagonisti della vita politica e dagli organi che li sostengono. La polemica resta sovente alla superficie delle cose e procede con parole più rabbiose che efficaci. Citare l'esempio del Canard Enchainé non e fare del nazionalismo, ma porsi il problema delle ambiguità della satira politica in Occidente. In regime pseudoprcsidenzialc, essa e una scappatoia di sicurezza, un alibi di liberalismo: conforta la buona coscienza degli elettori meglio disposti al conformismo nell'ora del voto. Non fanno forse « dell'opposizione » ogni settimana, a domicilio, c senza rischiar nulla? Ma questa osservazione non permette di concludere che la scomparsa totale della stampa satirica sia un segno di maturità politica: essa dipende tanto dalle minacce della legge quanto dall'assenza di lettori, e la carenza di lettori dimostra una diffusa nonpartecipazione dei cittadini alla vita delle istituzioni. Basta forse dare il proprio volo una volta ogni cinque anni per vivere in democrazia? Jacques Nobécourt Corrispondente di « Le Monde »
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