Firmato l'accordo intertedesco a Berlino Est isolata e deserta di Tito Sansa

Firmato l'accordo intertedesco a Berlino Est isolata e deserta Cerimonia teletrasmessa nelle due Germanie Firmato l'accordo intertedesco a Berlino Est isolata e deserta Molti giornalisti occidentali non sono stati ammessi, la conferenza stampa seguita alla firma non è stata trasmessa - Le vie del centro sgomberate dalla polizia fin dall'alba - Le rimostranze di Egon Bahr (Dal nostro corrispondente) Bonn, 21 dicembre. Milioni di tedeschi nelle due Germanie hanno visto oggi «in diretta» sugli schermi televisivi la cerimonia della firma del « trattato fondamentale» tra i governi di Bonn e di Berlino Est. E hanno sentito dai due firmatari — il neo ministro senza portafoglio Egon Bahr e il sottosegretario Michael Kohl — parole di speranza per il futuro di « buon vicinato » tra i due Stati tedeschi. Hanno udito anche (da Bahr) che « dopo anni di irrigidimento e di inimicizia, vi saranno ancora difficoltà e risentimenti» e (dà Kohl) che «la via per la messa in pratica del trattato non sarà facile». Ma nessuno ha visto in quale atmosfera si è svolta la cerimonia della firma, né alcuno ha potuto avere informa' zioni dalle stazioni radio. Che le autorità della Germania comunista — nel momento stesso in cui firmavano il trattato che deve «condurre verso la normalizzazione» — hanno adottato severe misure di censura. Decine di giornalisti occidentali (per la maggior parte tedeschi) non sono stati fatti passare a Berlino Est, oppure sono stati ammessi dopo un'ora e mezzo di attesa al freddo (a cerimonia già cominciata). Poi sono state denunciate «difficoltà tecniche» che non hanno permesso l'allacciamento di cavi, non è stato permesso ad alcuno di trasmettere in diretta la conferenza stampa seguita alla firma. Per quasi due ore Berlino orientale è rimasta isolata. L'associazione tedesca dei giornalisti ha protestato con energia, Egon Bahr ha presentato le proprie rimostranze per 11 fatto che una delle appendici del trattato (quella riguardante la libertà per giornalisti) è stata messa in dubbio già nel momento stesso della firma. Peggio dei giornalisti sono stati trattati gli abitanti di Berlino Est. Nessuno ha potuto vedere Egon Bahr, nessuno ha potuto avvicinarsi al palazzo del governo in cui (presenti solo 240 giornalisti, metà dei quali occidentali) è stata messa la firma al documento che dovrebbe mettere fine alla guerra fredda e aprire una nuova epoca. Fin dall'alba la polizia aveva fatto sgomberare le vie del centro, tra cui la famosa Unter Den Linden, che è stata bloccata al traffico. «Il ricordo di Erfurt brucia ancora», avrebbe detto un giornalista orientale — riferisce l'agenzia Dpa — ricordando le trionfali accoglienze tributate nel marzo 1970 al cancelliere Willy Brandt. Questi — che avrebbe dovuto essere il firmatario del documento passato oggi alla storia — si è rivolto stasera alla popolazione tedesca attraverso la radio e la televisione, augurandosi che il ' «trattato fondamentale» possa essere «la costruzione di un ponte tra l'Europa occidentale e l'Europa orientale». Senza nascondere né minimizzare le differenze ideologiche esistenti tra la Germania federale e la Repubblica democratica tedesca, il Cancelliere ha detto che anche laddove queste differenze esistono «ciò che conta è la garanzia della pace». Secondo Brandt, il trattato che entrerà in vigore dopo la ratifica da parte dei due parlamenti è «una tappa sulla via della normalizzazione», la quale peraltro «non arriverà nel giro di una notte», esso non elimina di colpo le barriere esistenti (il «muro», i fili' spinati e i campi di mine), ma apre vie finora chiuse. Ciò vale non solo in senso metaforico, ma anche reale: proprio in questi giorni la Germania comunista ha comunicato i lavori per l'apertura di quattro nuovi valichi, facendo saltare 1200 mine, abbattendo centinaia di alberi e costruendo strade e posti di frontiera Il «muro» costruito undici anni fa attraverso Berlino continua a esistere. Ma ora è perlomeno valicabile, per Natale si prevede il passaggio di quasi un milione di persone in direzione Ovest-Est e di alcune decine di migliaia in direzione Est-Ovest. «L'abbatti mento del muro e dei reticolati non sono contenuti nel trattato — ammette Brandt, rispondendo alle critiche de mocristiane — ma ora potremo occuparci di ciò, con tenacia e con pazienza». Prima della cerimonia della firma («avvenuta in una spe eie di vuoto pneumatico», ha detto un collega scandinavo), un funzionario di Bonn aveva consegnato al firmatario della «Ddr», Michael Kohl, la «Lettera sull'unità tedesca», nella quale il governo federale ribadisce che «il trattato non è in contrasto con l'obiettivo politico di contribuire a una pace in Europa nella quale il popolo tedesco riottenga la propria unità mediante unsiovinotestcogiteK«vtole«L(cil Gdaco una libera scelta». In connessione con questa lettera si è visto quante difficoltà esistano ancora tra i due governi tedeschi. Durante la conferenza stampa (senza collegamenti con l'esterno) quando un giornalista ha fatto notare al tedesco orientale Michael Kohl la contraddizione tra il «valore definitivo» del trattato (come sostiene la «Ddr») e le riserve contenute nella «Lettera sull'unità tedesca» (consegnatagli poco prima), il segretario di Stato della Germania comunista è caduto dalle nuvole, dicendo: «Non conosco una lettera del gene¬ re». Ha aggiunto comunque che «anche se una lettera del genere esistesse, è noto che il valore giuridico di un tale passo unilaterale è nullo». Tito Sansa f