Perché il Papa parla del diavolo di Lamberto Furno

Perché il Papa parla del diavolo Un argomento che la Chiesa sembrava aver abbandonato Perché il Papa parla del diavolo Paolo VI ha sorpreso un po' tutti con il suo discorso dedicato interamente alla presenza di Satana, "persona reale", nel mondo - Un portavoce vaticano dice: di fronte ai culti diabolici oggi di moda, ha voluto richiamare gli uomini alla "retta dottrina" sul demonio - Il gesuita Domenico Grasso afferma che di tante atrocità sulla Terra non può essere responsabile solo l'uomo - Il teologo tedesco Haering non ritiene che l'esistenza del demonio sia "verità rivelata" (Nostro servizio particolare) Città del Vaticano, 18 die. Perché Paolo VI ha parlato del diavolo, sorprendendo le coscienze moderne con affermazioni che ad alcuni sembrano tratte dal linguaggio I medievale? Il suo discorso del 15 novembre, tutto centrato sulla presenza del demonio nel mondo come persona reale che spinge l'uomo al male, ha sollevato un'eco clamorosa, rinnovata ora dalle due pagine dell'Osservatore romano dedicate domenica a Satana. Alla ricerca di chiarimenti, abbiamo posto la domanda ad una personalità vaticana, assai vicina al Papa, e a due tra i maggiori teologi di differenti scuole: il gesuita padre Domenico Grasso, professore di teologia pastorale nella Pontificia Università Gregoriana, tradizionalista moderato; il «redentorista» padre Bernard Haering, tedesco, docente di teologia morale all'Accademia Alfonsiana di Roma, prudentemente innovatore. Il personaggio-vaticano ritiene che Paolo VI abbia parlato del diavolo seguendo un preordinato schema di spiegazioni catechistiche sulla teologia del Concilio, da lui seguito in questi anni durante le udienze generali. «Prima ha trattato la dottrina della Chiesa, ora gli aspetti morali, tra cui il problema del male e, quindi, del diavolo. Anche quand'era assistente nazionale degli universitari cattolici, monsignor Montini seguiva un identico schema. Inoltre, sul piano della cronaca, la demonologia, le Messe nere, i culti diabolici sono molto di moda e il Papa ha voluto richiamare gli uomini alla retta dottrina sul demonio». Secondo la tradizione, i diavoli (già presenti in religioni orientali) furono creati da Dio come angeli buoni, ma successivamente puniti per- ché ribelli'. La Chiesa dà credito al diavolo, come dimostrano gli esorcismi del battesimo per liberare il battezzando dal possesso diabolico e il permesso ad alcuni sacerdoti (non a tutti) di praticare esorcismi sugli « ossessi ». Anche il Concilio Vaticano II ha confermato la tradizionale dottrina sul demonio, citandolo in almeno dieci passi dei suoi documenti. Ma i teologi sono divisi: alcuni aderiscono all'insegnamento tradizionale, secondo cui il diavolo è una persona spirituale in negativo; altri l'hanno superato e sostengono che la dizione «diavolo» rispecchia una mentalità dell'epoca antica, mentre oggi è almeno legittimo il dubbio. Perché Papa Montini ha parlato del diavolo proprio adesso? Padre Grasso risponde: « Penso l'abbia fatto parche del demonio, ormai, si parla molto poco, anzi non se ne parla affatto o, al 7nassimo, quasi per deridere una credenza ritenuta medievale. Il Papa ha riaffermato l'esistenza del demonio, perché ha ritenuto suo dovere tutelare il messaggio rivelato in modo che nessuna verità vada perduta ». Come spiegare? « Inoltre, continua, nel suo ottimismo sull'uomo, ha voluto difenderlo dalla totale responsabilità di certi atti che lasciano sconcertati. Basti pensare, nel passato, alle atrocità di Auschwitz, di Dachau, dell'atomica su Hiroscima. Come spiegare, oggi, l'ondata di violenza che travolge l'umanità, l'ingiustizia tremenda che c'è nel mondo, la superbia di certi uomini che non hanno più bisogno di Dio? Il Papa stima troppo l'uomo per pensare che questi fatti, i quali realmente disonorano l'umanità, siano dovu ti solo alla libera volontà de! 1 l'uomo e non anche all'azione di un essere intelligente, posto fuori dell'uomo, che lo lenta al male ». Replica padre Haering: if Chi può sapere perché il Papa abbia parlato del diavolo? Ha le sue ragioni nel¬ o e i e e a e i o i ou ! e oo : l al¬ l'intimo, ma forse può essere stato indotto anche da persone preoccupate. La preoccupazione del Papa è pastorale e dottrinale, quella di coloro che hanno insistito può essere un miscuglio. La lettura del discorso, secondo l'ottica individuale, si presta a due interpretazioni. La prima è quella di scaricare sul diavolo ogni responsabilità del male, come faceva anche Lutero. In proposito, esiste una lunga tradizione, anche di cristiani, che scagliavano esorcismi violenti contro il demonio per esprimere il loro odio contro persone: la tortura delle streghe, la tortura di profeti come Savonarola, vennero fatte, in nome di Dio, da persone che oggi consideriamo strumenti della malizia, della calunnia. Ma io leggo il discorso del Papa nella chiave delle ultime parole decisive: superare il male col bene. Ogni discorso sul diavolo, dissociato dalla fede nel Cristo che salva, è un'assurdità ». Forse il Papa ha parlato in quei termini per dare una scossa alle coscienze, dopo che altri suoi discorsi sul male non avevano ottenuto l'eco voluta? Grasso: «Penso di sì. Prima di tutto. Paolo VI doveva essere capito da un pubblico eterogeneo, popolare. Poi ha voluto veramente colpire le coscienze, cioè richiamarle alla realtà di un fatto, l'esistenza del diavolo come persona, che veniva messo in ombra ». Haering: «Paolo VI non ha fatto un'asserzione astratta dal nostro tempo. Anche Cristo parlò del diavolo dinanzi alla classe sacerdotale fariseo, che abusava della religio ne, che difendeva le tradizioni per conservare i propri privilegi, resistendo alla manifestazione più evidente di Dio. In tale contesto. Cristo, per fare l'elettroshock agli uomini, introduce il "principe delle tenebre". Il Papa ha fatto altrettanto. Paolo VI vede l'assalto delle forze del "con fusionario", deplora soprattutto la violenza ed anche il tradizionalismo ostinato. La sua è una preoccupazione pastorale; ma, con gente come me — siamo una minoranza — avrebbe ottenuto uno shock molto più efficace se avesse usato le prove bibliche con maggior discrezione. Certamente, però, il senso profondo del discorso è la lotta contro l'abuso della religione, contro l'insincerità, contro le calunnie. Chi non si inserisce nella giustizia, è ammonito che s'inserisce in un'altra forza, che chiamiamo "forza delle tenebre"». Ma l'esistenza del diavolo fa parte della Rivelazione che la Chiesa tutela? Chi crede in Cristo, deve credere necessariamente al demonio? Grasso: «Si capisce che ci deve credere. Non credendo al diavolo, non ha l'integrità della fede perché, se vuole appartenere totalmente alla Chiesa, non può fare una scelta tra le diverse verità, accettandone alcune e rifiutandone altre. Tuttavia, la credenza nel diavolo non fa parte della Rivelazione nella stessa misura delle verità fondamentali, come la divinità di Cristo, il peccato originale, la presenza reale». Haering: «Si discute mollo se l'esistenza del diavolo sia verità rivelata. Cinque anni fa, nella rivista teologica di cui sono condirettore, un domenicano ha negato l'esistenza degli angeli buoni e cattivi. Ma la sua negazione non è certa. Un altro specialista in dcdusSpzlndfrmQncldrcvcncesCp o e demonologia ha sostenuto con fermezza l'esistenza del diavolo. Le prove portate da un altro esperto non dimostravano, sulla base della Scrittura, che il diavolo sia parte essenziale della Rivelazione. Tuttavia io penso, dall'insieme della Scrittura, che non si può negare l'esistenza degli angeli, cioè di esseri fuori della nostra piccola Terra, con i quali abbiamo legami di solidarietà di salvezza. Quindi, non si può negare neanche l'esistenza di angeli cattivi, con i quali abbiamo legami di "solidarietà di perdizione". Io, però, non parlerei mai del diavolo fuori del contesto di Cristo liberatore e vincitore e sono totalmente contrario ad ogni affermazione astratta sul demonio». Il pilastro I teologi che discutono la classica figura del diavolo, ad esempio gli olandesi progressisti, si mettono fuori della Chiesa? Grasso: «Certamente si pongono in una condizione inaccettabile per un cattolico, perché negano una verità». Haering: «Se vi sono teologi che credono totalmente in Cristo e sono essi stessi "angeli di pace", sono molto più dentro la salvezza di quelli che insistono sul diavolo con rabbia, con furore teologico, ma fanno opera di calunnia». Ancora una domanda: padre Gino Concetti ha scritto sull'Osservatore romano di domenica che, essendo tutto collegato nel cristianesimo, se cade un pilastro, come il diavolo, tutto necessariamente crolla. Non è un'affermazione assai rischiosa? Grasso: «Sì, è molto rischiosa e non so come padre Concetti abbia potuto dire che l'esistenza del diavolo fa parte dell'essenza stessa del cristianesimo, cosicché cadendo questa credenza, cade il cristianesimo. Il diavolo fa parte del patrimonio rivelato, ma, insomma, anche se non ci fosse questa credenza, il cristianesimo non ne soffrirebbe ». Haering: « L'affermazione mi ha sorpreso perché non ho mai letto in un teologo cose simili». Lamberto Furno Città del Vaticano. Paolo VI (Foto Team)

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Roma