Come vive la "vedova bianca,, moglie dell'ergastolano Mesina di Remo Lugli

Come vive la "vedova bianca,, moglie dell'ergastolano Mesina Colloquio con le donne dei banditi in Sardegna Come vive la "vedova bianca,, moglie dell'ergastolano Mesina Dice: "Quando hanno arrestato Vincenzo eravamo sposati da un anno e Assunta era nata da 15 giorni" - Gestisce un negozio di alimentari - Crede nell'innocenza del marito - Va a fargli visita nel penitenziario di Porto Azzurro una volta l'anno (Dal nostro inviato speciale) Orgosolo, 16 dicembre. Non bastano i soliti dati — abitanti, superficie, densità di popolazione — per qualificare Orgosolo. Ai cinquemila abitanti bisogna aggiungere il numero di quelli che sono in galera, venticinque, degli ergastolani, dodici, dei latitanti, cinque; tutti responsabili di sequestro di persona o di omicidio. In questo paese della Barbagia più chiusa e più primitiva, si sono passati anni di fuoco: sette assassinati nel '50, nove nel '54, otto nel '62. Alle prime ombre della sera le strade erano deserte, le porte sprangate, nessuno usciva, non solo per la paura di essere ucciso, ma anche per la paura di vedere o di sentire qualcosa. Essere testimone poteva significare aver già un piede nella fossa. Adesso c'è tregua: un . olo assassinato nel '70, uno nel '71, nessuno nel '72. Dicono qui: « Siamo gente per bene, Orgosolo non merita la cattiva fama che ha nel mondo: quelli erano un gruppetto di delinquenti fanatici e feroci, noi non ci entriamo con loro ». Ottavia Mesina, 44 anni, è la moglie di uno di quei banditi, Vincenzo Mesina, non parente dell'omonimo Graziano. Lei è « vedova bianca » da tredici anni. « Quando l'hanno arrestato, eravamo sposati da un anno e da quindici giorni mi era nata la bambina. Assunta ». E' bruna, capelli lisci divisi al centro da una marcata scriminatura, il petto prorompente, nell'alta figura una prosperosità spagnolesca. Sta dietro il banco, in un piccolo negozio di alimentari. Vengono dentro dei bambini con venti lire in mano a prendere due caramelle, una vecchia compra mezzo chilo di pasta e indugia, non vorrebbe più uscire, le piacerebbe sentire cosa dice questo forestiero venuto da lontano chissà perché; forestiero che ha lasciato l'automobile in centro e adesso la voce del suo arrivo ha già raggiunto anche le case della periferia e quelle più impenetrabili. Un anno di vita matrimoniale e poi la separazione forzata. « Si sente ancora legata a Vincenzo? ». « E perché no? E' mio marito, gli voglio bene ». « E' dentro per omicidio e per sequestro di persona » dico, per saggiare il suo pensiero sulla colpevolezza o sull'innocenza del marito. Una frase inutile: come sarebbe possibile trovare, qui in Sardegna, un parente d'un condannato che ammette la colpevolezza del suo congiunto? «Ma lui è innocente. Quando l'ho conosciuto io, nel '56, aveva fatto un anno dì confino. L'avevano chiamato i carabinieri, luì non si era presentato, era rimasto tre mesi latitante, poi s'era costituito e gli avevano, appunto, assegnato il confino. L'ha fatto regolarmente. Nel '59, quando eravamo sposati da dodici mesi, l'hanno arrestato, accusandolo di cose che secondo loro aveva commesso in quei tre mesi di latitanza e anche, addirittura, dieci anni prima». Ottavia va a far visita al marito, che è nel penitenziario di Porto Azzurro, una volta all'anno. Si scrivono, lui ogni settimana, lei ogni due. « Lei gli vuole ancora bene — dico. — E se sapesse che Vincenzo è davvero responsabile di quello che lo accusano, gliene vorrebbe lo stesso? ». Esita un po', muove la testa in un'incertezza che non trova parole, poi dice: « Fedele gli sarei lo stesso, certo che il mio atteggiamento sarebbe un po' diverso ». « Vincenzo, sapendo che è condannato all'ergastolo e non potrà uscire, le ha mai proposto di lasciarlo e di mettersi con un altro uomo?». I suoi occhi neri e grandi, s'allargano ancora di più. «Ma cosa dice? Nemmeno per scherzo potrebbe dire una cosa simile, lui mi è innamorato, vive solo per me e per la bambina. E poi una proposta del genere mi avrebbe offesa. Senta cosa le dico: 10 per lui sarei pronta a morire ». Stenta a parlare in italiano, linguaggio insolito per lei; cava fuori le parole aiutandosi con la testa, in piccoli scatti che fanno dondolare gli orecchini abbastanza vistosi d'acqua marina. S'accorge che 11 guardo. Arrossisce. « Questi dovrei togliermeli: la moglie di un carcerato non deve portare ornamenti e deve andare malvestita. Io malvestita ci vado, ma dagli orecchini non so staccarmi. Lui lo sa e mi perdona ». « Come sono i suoi rapporti con la gente del paese? ». Sporge in avanti il labbro inferiore, piega il capo a sinistra, guarda un punto lontano: « Abbastanza buoni. Certo, ci può essere chi vuole male, ma questo capita anche a chi non ha il marito al- l'ergastolo ». « Frequenta gente, va a qualche divertimento? ». « La mia vita è nel negozio e su in casa, basta. Non sono mai andata al cinema, da quando non c'è Vincenzo». « Come sono i rapporti tra Assunta e suo padre? ». Vincenza torna ad esitare, la risposta non è facile, la sua espressione dice già che qualcosa è difficile. « Assunta scrive poco a suo padre, due righe di saluti una volta al mese e devo essere io a ricordarglielo. Gli vuole bene, quando andiamo insieme a Porto Azzurro è felice. Ma bisogna capirla, non è cresciuta con suo padre, aveva quindici giorni lei quando lui è andato in carcere. Poi ci sono stati anni non facili, quando lei, bambina, mi chiedeva dov'era il papà e perché le altre bambine l'avevano e lei no. Adesso non ne parla, anche a scuola le amiche non le fanno pesare la situazione, ma lei non è felice, non ce l'ha con suo padre perché sa che è innocente, ce l'ha con le circostanze che sono andate così ». E' mezzogiorno, deve chiudere il negozio. « Venga su in casa, le faccio conoscere Assunta ». L'appartamento, in affitto, è nello stesso edificio. Una stanza grande che fa da cucina e da salotto. Assunta è alta quasi quanto la madre, ha minigonna e stivaletti, mastica gomma. E' seduta vicino al caminetto, intenta a leggere un « Topoli- no ». Si alza per allungarmi la mano e subito torna a sedersi e abbassa gli occhi al giornalino. Frequenta la terza media, ma oggi è a casa per uno sciopero degli insegnanti. Ottavia toglie dalla vetri¬ na una bottiglia di Marsala, devo bere, guai se non accetto, se ne offenderebbe. Le chiedo: « Che cosa spera dalla vita? ». « Spero che a Vincenzo diano la grazia e che si possa stare insieme» Remo Lugli

Persone citate: Mesina, Ottavia Mesina, Vincenzo Diano, Vincenzo Mesina

Luoghi citati: Marsala, Orgosolo, Porto Azzurro, Sardegna