Lazzaro vieni fuori

Lazzaro vieni fuori La lettera del sabato Lazzaro vieni fuori Finalmente s-i riparla di una possibilità ili risurrezione del Centro Sinistra in termini un po' meno generici e antiquati di quelli che sono stati adoperati fin qui. li' chiaro che fin quando di collaborazione con il psi si è parlalo o in termini di maggioranza aritmetica o nei termini senlimentali e ormai archeologici della unificazione socialista, il problema non poteva incominciare non diciamo a venir risolto, ma neppure discusso, almeno tra persone serie. Le discordie a quattro 11 Centro Sinistra ha conosciuto certo maggioranze governative sovrabbondanti, ma non per il programma governativo; la legislazione è stala portata avanti per quel che lo è slata, non da maggioranze governative, bensì da maggioranze assembleari: una sola «azione riformatricc » è siala costanteniente condotta dal banco del governo: quella, fatalmente impopolare, della riforma fiscale. Quanto al motivo sentimentale dell'unità (più o meno) socialista, basla uno sguardo critico agli ultimi risultati elettorali per rendersi conto che i voli ai due parliti socialisti sono ormai (lo sono stali fin dalle elezioni del 1968) sempre più voti politici, sempre meno voti tradizionali. Può essere anche spiacevole (ma fino a un cerio punto, almeno per me) che i voti vadano alia condotta parlamentare dei partili e non alle grandi tradizioni di Matteotti, Turati, ecc. E c'è forse in ciò anche una cena ingiustizia verso i grandi vecchi, depositari delle tradizioni. Ma è un fatto, e conno i fatti non valgono le nostalgie. La terra appartiene ai vivi, e in politica occorre, a ogni eia, saper ricominciare. Ora, sembra si incominci a capire che non si può presentare una proposta — nientemeno — di risurrezione, senza presentare una politica. Le vicende del convegno di Perugia provano che persino nel più spregiudicato e anti-ideologico dei parliti italiani, nella de, Je correnti.e sottocorrenti non possono del lutto giustificare le loro manovre senza prospettare, alla ba^e delle combinazioni desiderate, alternative e combinazioni di politica economica. Ci si è accorti finalmente che il problema non è di « quel che può l'are il psi », ma di quel che può e vuole lare ciascuno di noi. Tuttavia, se qualche progresso c'è. rimane incerto e ambiguo. Anzitutto, nel programma stesso. Molti sono coloro che non sembrano essersi accorti j che una grande speranza, come è stata l'unificazione socialista, e con essa il Cenno Si nistra, non nasce né muore per I caso. E ancora meno per caso può risorgere. Il C'entro Siili- | stra non nacque per caso, ma perché, dopo un ventennio di i progresso economico non accompagnato dalla messa a putìlo di una macchina statale e politica in grado di controllarlo c fargli dare frutti di giustizia, il paese « si annoiava »; il paese pretendeva alcuni elementari servizi per le classi più diseredate. I7. pretendeva anche un minor arbitrio degli apparati statuii nei confronti del cittadino. Gli argini caduti IL il Centro Sinistra prima edizione (nelle sue varietà Fanfuni, Ncnni, Saragàt, Moro, La Malia, e soprattutto Rumor, De Manilio, Colombo) morì per l'incapacità di mantenere il livello di progresso economico, di mettere un argine alle pretese caotiche delle categorie e al loro sfruttamento da pane di una burocrazia sindacale anche più mandarina dell'altra. 11 p:i. i nuovi equilibri, l'incapacità di delimitare la maggioranza, i dolori di pancia per il divorzio, furono solo i sintomi di quella malattia più veramente organica, che è l'incapacità riformistica delle grandi correnti ideologiche italiane, troppo a lungo rimaste fuori dalle responsabilità di gestione della democrazia e tendenti al monopolio appena entrate nella stanza dei bottoni. Quella incapacità che si chiama massimalismo e che. malgrado le non dimenticate polemiche delle origini, ora travaglia anche il pei, passalo dal realismo loglia'tiano all'esistenzialismo e slruituralismo berlingueriano. Ora, per restituire credibilità al possibile Cenno Sinistra col psi, gli economisti morotei con contorni forcelliani e scall'ariani hanno rispolverato la vecchia «querelle» della deflazione e della inflazione, della pianificazione e del contratto. E quesia è la lezione di Perugia. Ma è ancora una lezione pefrmtrdgizidphninlaasainnnccsdcsccrhnsgmtsudmecèpmmdlocslipzccczmtrdnnttnpn per modo di dire. E' solo un frontespizio, non un libro. La malattia di cui è morto il Centro Sinistra non è la mancanza di un titolo. All'origine, tutti giuravano per la programmazione, le riforme, l'allargamento dell'area democratica. E per la programmazione e le riforme hanno continualo a giurare fino alla fine. Salvo a mandare in aria la programmazione, se la pressione sindacale si faceva anche minimamente sentire. E salvo a scalare poi le riforme in sede di erogazione di fondi. La grave colpa del Centro Sinistra è slata nell'esecuzione, nella coerenza. Qualsiasi politica non vale se non è applicata con una certa coerenza e costanza. La politica di « difesa della lira » di Einaudi era più che criticabile. In definitiva riuscì, come neocapitalismo, perché fu mantenuta con decente coerenza. Né quel punto di arresto che il governo Andreotti ha segnato nella corsa dell'opinione verso gli opposti estremismi è dovuto a diversità di programma e neppure, sostanzialmente, di prassi rispetto al Centro Sinistra. E' dovuto alla sensazione, giustificata o no. di una minore disponibilità a mandare tutto in aria di Ironie al menomo ultimatum di forze esterne al governo. Ma che le cose non siano cambiale ancora nella sostanza è dimostralo dal fallo che solo pochi giorni fa. apertamente almeno, i sindacalisti socialdemocratici sono stati i soli a tradurre in aperta opposizione la loro avversione agli scioperi di carattere programmatico, gli scioperi generici e antisindacali delti « per le riforme ». Si può dire che una simile posizione non abbia per sé, non diciamo una maggioranza (mancano i mezzi per misurare, in campo sindacale, le maggioranze reali), ma una consisterne minoranza della classe lavoratrice? Concludendo. Una seria riedizione del Centro Sinistra, che non metta la democrazia italiana in pericolo (e in un momento internazionale particolarmente difficile). esige condizioni generali di cui siamo dolenti di non vedere — non diciamo nel psi, ma. almeno apertamente, negli slessi partiti della maggioranza — più di un vaghissimo e ingarbugliato abbozzo. Non basta per una risurrezione, Aldo Garosci

Persone citate: Aldo Garosci, Andreotti, De Manilio, Einaudi, Matteotti, Moro, Rumor, Turati

Luoghi citati: Perugia