Le feste, occasione di lettura

Le feste, occasione di lettura Le feste, occasione di lettura I popoli e le civiltà Anche per una scelta (rapida e del tutto personale) tra le novità apparse in libreria, cominciamo da Giove, cioè dal principio della civiltà. L'opera che ci sembra più importante, pur se non riuscirà mai a divenir popolare, è la Storia antica presentata dal Saggiatore, traducendo con rara sollecitudine la grande opera collettiva redatta dagli specialisti dell'Università di Cambridge. Con l'uscita degli ultimi due volumi (1300 pagine, 16 mila lire) a breve distanza dalla prima coppia, il lettore italiano dispone della ricostruzione più rigorosa, ampia e aggiornata, ma non ardua per il profano, delle civiltà europea, mediterranea e mediorientale dalle origini al secondo millennio a. C. Egitto, Babilonia, Persia occupano naturalmente la parte maggiore, e meno nuova; ma sui primordi delle civiltà anatolica ed egea, e sugli effetti rivoluzionari delle migrazioni indo-europee, questa Storia raccoglie finalmente le scoperte sorprendenti, e malissimo note dell'ultimo trentennio. Nel millennio più vicino a noi, con spirito assai diverso e con propositi non scientifici, ma divulgativi, ci guida Lord Kenneth Clark, storico inglese dell'arte, con Civiltà (Editore Sansoni, 372 pagine e molte bellissime illustrazioni, 7800 lire). La formula del libro è nuova: riproduce il testo di tredici trasmissioni televisive, realizzate dal Clark con grandissimo successo per la Bbc, con gl'intento di ricostruire l'itinerario della civiltà europea nel Medio Evo e nell'età moderna: uomini e idee, avventure collettive e poesia, momenti della coscienza e opere d'arte, ma queste « lette » anzitutto come documento. Ne vien fuori un'originale e vivissima guida dell'Europa, ottimo sussidio per un viaggio nel nostro passato e più ancora tra le città, i monumenti, i musei d'oggi. Si provi a leggere questo libro prima di visitare le cattedrali gotiche, il centro papale di Roma o quello imperiale di Vienna, i castelli della Loira: c'è da vedere meglio, capire di più e scoprire cose neppure sospettate. La produzione saggistica, nella storia e nella politica, è così ampia — e spesso d'un valore così alto — da rendere una scelta ragionata pressoché impossibile. Vorremmo segnalare tra i tanti un libro che sembra per specialisti e lontano dall'attualità, e invece merita l'attenzione d'ogni persona colta: la ristampa di Stato e Chiesa negli scrittori politici italiani del '600 e del 700 di A. C. Jemolo (Ed. Morano, 421 pagine). Ogni opera di Jemolo è « attuale »: la sua forte coscienza religiosa e civile è presente anche ricercando fatti remoti. Ma l'attualità di questo libro è imposta dalle cose: in quei due secoli si consolida lo Stato moderno, si pongono i problemi dei rapporti tra autorità statale ed ecclesiastica, prorompe l'aspirazione duramente combattuta alla tolleranza religic a. Sono i temi d'un dibattito che continua. C'è da rammaricarsi che non sia in commercio uno dei libri più curiosi e belli usciti in questo mese. Per la strenna consueta, la Utet (a proposito, sta per concludersi la pubblicazione del Grande dizionario enciclopedico Utet: gli ultimi volumi confermano che è, a parer nostro, l'enciclopedia più utile e completa oggi in commercio) ha ristampato quest'anno l'unico romanzo d'amore scritto da un Papa: la Historia de duobus amantìbus di Enea Silvio Piccolomini, poi Pio II. All'ottima traduzione Luigi Firpo ha premesso un profilo di questo grande umanista sospeso fra due età, cittadino dell'Europa, che sognò la riconciliazione dei cristiani e morì predicando la crociata: un gioiello di rapida biografia. Sarebbe un'imperdonabile lacuna non segnalare il primo volume della grande Storia d'Italia: I caratteri generali avviata da Einaudi; ma l'opera, notevole e discussa, merita un discorso più ampio, e lo faremo presto. Citiamo invece, rapidamente, un bel volume illustrato, utile da leggere e affascinante da guardare: quattromila anni di Teatro raccontati con la parola e l'immagine da Cesare Molinari (Ed. Mondadori, pag. 325, L. 8000). Carlo Casalegno Freud (qui visto da Levine)"è con Adler, Jung e Janet uno dei grandi protagonisti della « Scoperta dell'inconscio », ricostruita nel poderoso, ma ben leggibile, volume di Henri F. Ellenberger edito da Boiinghieii (13.000 lire) La voce di Giobbe L'opera che più imperiosamente s'impone all'attenzione in queste settimane mi sembra il « Giobbe » biblico tradotto e commentato da G. Ceronetti /TI libro di Giobbe, Ed. Adelphi, lire 2500). Da questi versetti incandescenti cadono, come vesti smesse, le stratificazioni esegetiche che ne hanno estratto soltanto un insegnamento mite, di rassegnata pazienza. Ne emerge la sostanza brutale, e cioè l'affermazione che il male e la morte costituiscono il destino ineluttabile dell'uomo. Dio lascia Giobbe, l'incolpevole, alla mercè di Satana. Lenti supplizi sono stati infinti ai giusti nei secoli, spettri invendicati si levano dalle ceneri di Dachau; anche se non fossero stati perpetrati simili orrori, ciascuno sarebbe egualmente murato nel proprio dolore, nelle piaghe della propria carne. Perché Dio lo permette? Gli amici di Giobbe propongono — nel dialogo incalzante tra Giobbe e Dio — la loro interpretazione del male. G. Ceronetti la sua: le atrocità, le contraddizioni si compongono soltanto e si annullano nella spietata indifferenza del cosmo, nella certezza che uno solo sovranamente vive: Dio. Una traduzione d'acciaio, un commento, come tutti quelli di Ceronetti, sconcertante, appassionato, d'un pessimismo smisurato, d'una partecipazione torbidamente lirica. Se poi si vuole un librostrenna ampiamente informativo, non c'è archeologia più nuova e più stimolante che quella di Sabatino Moscati (I fenici e Cartagine, Ed. Utet, lire 16.500) il quale da anni osserva il rovescio della medaglia, i predecessori, i rivali, i nemici di Roma. 1 modi della vita privata (abitazioni, vesti, alimentazione, costumi) e quelli della vita pubblica (economia, politica, commercio, edilizia, esercito, marina) sono qui descritti in base a una documentazione archeologica sorprendente. L'espansione cartaginese nel Mediterraneo e oltre risulta così imponente che si deve riconoscere a Catone, che ne valutò la minaccia, un intuito da grande politico. Un volume di M. Pavan, Il momento « classico » nella Grecia politica (Ed. Gei, s.i.pf è ad altissimo livello culturale e se ne consiglia la lettura soltanto a chi sia addentro nella storia antica e a questo tipo di indagini sul pensiero e la sua interdipendenza con i fatti. Nel momento aureo della storia e della letteratura greca (490-338 a. C), l'autore rintraccia acutamente un'affinità interiore tra avvenimenti e produzione letteraria: le ideologie, i miti di ic" popolo trovano negli autori formulazione esattamente corrispondente. Se infine qualche lettore curioso degli studi del figlio s'imbatte nella breve antologia delle storie di Ammiano Marcellino edita da Paravia, gli consiglio di portarsela via. anche se non si sente di af¬ frontare i brani in latino. Basterà che legga l'introduzione di T. Agozzino, erudita e vivida d'intelligenza, e la bella prefazione di G. Piovene. Alle note fanno seguito appendici nelle quali si analizzano le componenti ideologiche e i contrasti di quel secolo inquieto: in Giuliano coesistono atteggiamenti democratici e teocrazia, stoicismo e superstizione, austerità repubblicana e ascesi mistica. Piovene, dal canto suo, invitato a presentare lo storico antiocheno non iti qualità di filologo ma per la sua sensibilità poetica ai periodi di transizione, interpreta magistralmente « la grande civiltà che sì sgretola, ma già preordina le sue propaggini segrete e i recuperi del futuro ». Lidia Storoni Nel XX secolo La parabola politica di Alberto Giannini, fondatore del giornale satirico II Becco Giallo, è simile a qv-lla di uomini di estrazione e statura diverse come un Mussolini, un Bissolati, un Bombacci. che, a un certo punto della loro traiettoria politica, invertirono la marcia per approdare alla sponda un tempo aborrita e vituperata. Il Becco Giallo, del quale Feltrinelli pubblica una saporosa antologia curata da Oreste del Buono e Lietta Tornabuoni (L. 6000), cominciò ad uscire nel gennaio del 1924 e per sette anni, prima in Italia e poi in Francia, condusse una campagna spregiudicata e mordace, anche se non sempre conseguente, contro il fascismo; poi Giannini tacque e dopo qualche anno si lasciò — come dire? — persuadere, intimidire, assorbire, corrompere dalla dittatura. Meglio dimenticare la sua attività successiva e ricordare, sulla traccia dello splendido volume, gli anni del dissenso e della satira, quando al Becco Giallo collaboravano letterati come Alvaro e Tìlgher e disegnatori come Galantara e Gìrus. L'Africa Nera e la sua civiltà sono oggetto di polemica: ad Alberto Moravia è stato rimproverato di osservare, in un suo recentissimo libro, l'uomo africano con curiosità quasi darwiniana e di considerarlo al di fuori o al di qua della storia. Basii Davidson, uno dei più autorevoli studiosi del continente nero, ci dice invece in La civiltà africana (Einaudi, L. 6000) che l'Africa è nella storia e fa storia. Davidson ha percorso su e giù l'Africa, « battendo sentieri non battuti, facendo domande e raccogliendo tutta la saggezza » che ha potuto trovare; e ne ha tratto il convincimento che per gli africani il problema non è di trovare un'identità culturale — che già possiedono — bensì di rifondare la civiltà del passato con una visione nuova e audace. E' in atto una revisione non radicale, né repentina, ma certo irreversibile, delle strategie tradizionali: le superpotenze, che per ora, almeno sul piano diplomatico, economico e militare sono sempre e soltanto due, si avviano a una nuova impostazione del reciproco rapporto dì deterrenza e di comunicazione, di ricatto nucleare e di dialogo. E' utilissin i, in questa congiuntura, riflettere sui risultati e sulle delusioni della politica-finora perseguita dai « grandi » e dai loro alleati; e un contributo stimolante alla riflessione può venire dalla Storia della corsa agli armamenti di George W. P. Hallgarten (Editori Riuniti. L. 4000), un libro tutt'altro che reticente sugli errori, gli eccessi e gli abbagli dell'una e dell'altra parte. Le stesse conclusioni dello storico tedesco-americano, forse troppo pessimistiche, spingono a credere nella possibilità di una svolta che riconduca sulla via della ragione gli stati maggiori delle supc.-potenze, e non tanto per ciò che riguarda i rapporti fra le medesime, che su questo terreno la saggezza ha finora prevalso, quanto per ciò che riguarda la frenetica e, tutto sommato, inutile fornitura d'armi ai rispettivi satelliti. L'esperienza e la predicazione del Bauhaus costituiscono un momento altissimo e prezioso nella storia della cultura, anzi nella storia tout court del nostro secolo. Vera e propria summa di quel movimento artistico, dall'influsso ancor vivo e vitale, è II Bauhaus. Weimar Dessau Berlino (1919-1933), uno splendido volume curato da Hans M. Wingler e pubblicato da Feltrinelli (L. 18.000), che contiene un gran numero di documenti di carattere estetico, ideologico, programmatico, nonché una quantità imponente di materiale iconografico (600 illustrazioni in bianco e nero, più 9 tavole a colori). Si tratta indubbiamente della documentazione più completa ed esauriente sulla breve ma intensa vita dell'istituto fondato a Weimar da Gropius, e diretto in seguito da Van der Rohe: il curatore, Wingler, è direttore dell'archivio del Bauhaus a Darmstadt, alla cui fondazione, suggeritagli da Gropius, ha dato un contributo determinante. Mario Bonini 3000 anni di natura e di storia Qualche indicazione per chi vuol passare le feste esorcizzando — com'è anche un dovere e del resto una mia pia pratica — almeno uno dei tre diavoli che a detta di Moravia infestano il nostro tempo: il diavolo del «mai più», per cui mai più rivedremo il mondo naturale come lo videro i nostri antenati. Altri crolli, in prospettiva ravvicinata, non paiono meno drammatici: si leggano le biografie degli imperatori romani contenute nella Storia Augusta (Ed. Rusconi, L. 7000), cartelle cliniche di una natura umana disfatta nel mostruoso e nel clownesco. Il realismo degli scrittori rozzi vi collima con la calligrafia decadente delle Vite immaginarie di Marcel Schwob (Ed. Adelphi, lire 2500). Ma risalendo ai colori più chiari del mondo e dell'arte classica, l'esorcismo e ti rimpianto risultano pienamente legittimi. VArchitettura mediterranea preromana pubblicata da Electa (L. 22 mila) documenta splendidamente le creazioni dell'uomo antico intorno al mare più bello, tutte fuse in armonie e convergenti verso il loro culmine in Grecia. Persino la Grecia ellenistica, nel volume omonimo che traduce Rizzoli dalla collana diretta in Francia da Malraux (pag. 420, L. 20.000), è un tramonto dolcissimo, cullato dal raffinamento anziché dalla dissoluzione delle forme. Delle metamorfosi del volto del nostro paese nel tempo, da quei primi modi di vita, ci parla la Storia del paesaggio agrario italiano di E. Sereni, novità editoriale di Laterza (L. 2500): con un'esposizione vigorosa, non inaridita da documenti d'archivio, ma animata invece dalle descrizioni dei poeti e da un'abbondante iconografia, ci riporta all'ombra virgiliana degli ulivi e degli olmi « sposati alla vite » e ci fa scoprire perdute bellezze negli sfondi dei mosaici di Tivoli e dei teleri del Carpaccio. Su questo filo di spada la conclusione più gradevole, al vivo, sono le superstiti fughe di pioppi e marcite, i pellegrinaggi, i fasti storici e le ore umbratili padane di Questa mìa bassa e altre terre, le prose più recenti di Cesare Angelini (Ed. Scheiwiller, L. 3000): pagine esemplari per chi si occupa di memorie, sorvegliate come sono dall'insidia della nostalgia e filtrate dalla più schietta tradizione letteraria italiana. Carlo Carena Affari esteri Fra le opere recentemente apparse, nel campo storico-politico, L'America sotto le armi di Claude Moisy (Editori Riuniti, lire 1800) attira subito l'attenzione per l'argomento di capitale interesse che tratta: la dilatazione sempre crescente di quello ohe Eisenhower chiamò, ammonendo gli americani a stare in guardia, il «complesso militare-industriale» degli Stati Uniti. Anche se analizzato da sinistra, quindi non certo con simpatia, il fenomeno è tuttavia studiato seriamente, su base documentaria, in tutte le sue implicazioni militari, politiche, economiche: ne risulta un panorama completo, tanto preciso quanto impressionante. Un altro tema di grande attualità, in un campo del tutto diverso e più circoscritto, è quello dell'atteggiamento del mondo comunista, in particolare sovietico, verso l'ebraismo, il sionismo, Israele. I testi fondamentali, ai quali occorre riferirsi per orientarsi, sono ora raccolti, a cura di M. Massara, in 11 marxismo e la questione ebraica (Ed. del Calendario, lire 7000): da Marx ed Engels a Bebel, Otto Bauer, Kautsky, Lenin; Stalin e Gramsci. Chi voglia scendere dalle vette della speculazione alla tragedia vissuta nel concreto trova di che commuoversi in Gerusalemme! Gerusalemme! di D. Lapierre e L. Collins (Ed. Mondadori, lire 4000): una splendida «cronaca» della contesa fra arabi ed ebrei per la città sacra, tra novembre del '47 e luglio del '48. A severe, ma appassionanti, considerazioni ci riporta Modernismo, fascismo, comunismo (Ed. Il Mulino, lire 6000), una raccolta di saggi, a cura di G. Rossini, su «Aspetti e figure della cultura e della politica dei cattolici nel '900»: precisamente, sui «tre passaggi obbligati», o anche i «tre traumi importanti», del laicato cattolico In questo secolo. E' un'opera che serve egregiamente a far capire, al «laico» tout court, il mondo cattolico col quale oggi si deve misurare. Come dilettazione seria, infine, scegliamo la scorribanda antologica (da Cristo e Socrate ad Einstein e Mao) fra 86 grandi anticonformisti: La provocazione (Ed. Ferro, lire 9000), curata con finezza e con polso robusto da Domenico Porzio. Ferdinando Vegas Le scienze in voga Occorre diradare l'alone di genericità e arbitrio che sovente avvolge e travolge le fortunatissime « scienze umane ». I libri che qui segnalo sono utili per recuperare il senso genuino di un nuovo umanismo che non accetta il divorzio dalla scienza. L'idea centrale del libro di F. Boas L'uomo primitivo (Laterza, lire 2000), è racchiusa in queste sue parole: « Non c'è alcuna differenza tra il modo di pensare dell'uomo primitivo e quello dell'uomo civile. Né s'è mai potuto accertare uno stretto rapporto tra razza e personalità ». L'uomo primitivo è ancor oggi il testo più valido contro i pregiudizi razziali, cosi malefici e tenaci. Boas era nato in Germania nel 1858 e si trasferì già trentenne negli Stati Uniti ove divenne uno dei maggiori antropologi del nostro tempo. E' opportuno ricordare che la versione tedesca del libro fu tra i volumi che i nazisti dettero alle fiamme il 10 maggio 1933. Chi abbia seri interessi per l'antropologia culturale leggerà con molto profitto II concetto di cultura, opera scritta da Kluckhohn e Kròber (Ed. Il Mulino, lire 6000), tutti e due formatisi alla scuola di Boas. Come affermano questi due grandi studiosi, l'idea di cultura, intesa in senso strettamente antropologico, è paragonabile per importanza esplicativa e ampiezza di applicazioni a categorie quali la forza di gravità in fisica, la malattia in medicina, l'evoluzione in biologia. Il volume passa in rassegna le definizioni del termine cultura che hanno proposto antropologi, sociologi, psicologi e altri studiosi di scienze sociali. La ricerca si conclude con una interpretazione « superorganica » del concetto di cultura. Anche la linguistica è una disciplina di base nel quadro delle « scienze umane ». Un pregevole strumento, di lavoro è l'opera collettiva intitolata La linguistica e curata dall'insigne glottologo francese Martinet (Rizzoli, lire 5000). Valendosi del contributo di parecchi collaboratori, questa « guida alfabetica » si propone di offrire al lettore, in 51 capitoli, un'imma gine fedele di tutte le teorie e di tutte le tendenze della linguistica contemporanea. Ottimo complemento della guida di Martinet è il Dizionario enciclopedico delle scienze del linguaggio dei francesi Ducrot e Todorov (Ed. Isedi, lire 7000). Lo compongono 53 articoli, ordinati secondo argomento e corredati di una bibliografia essenziale. Il libro si ispira a criteri strutturalistici e ha nella semantica il suo centro ideale. Occorre oggi rimeditare i fondamenti della sociologia, rileggerne i classici con spirito critico e liberare questa nuova scienza dalle troppo facili e ambigue strumentalizzazioni. Il libro La sociologia del potere, a cura di Ferrarotti, contiene una antologia di testi tratti dalle opere di Max Weber, Mosca, Pareto, Michels, Lenin, Korsch, Gramsci, Laswell, Wright, Mills, Dahrendorf, Habermas e Poulantzas. Nello studio introduttivo e nella scelta dei testi, Ferrarotti riesce a cogliere le varie dimensioni politiche, economiche e sociali del fenomeno potere. E' orientativo per il lettore il sottotitolo del libro: Da prerogativa personale a funzione razionale collettiva. Remo Cantoni l'epopea dei vichinghi RUDOLF PQBTNEH Garzanti L'epopea d'un grande popolo di marinai-esploratori Tanti viaggi Nello scaffale francese dell'affollata vetrina natalizia fa spicco l'esemplare riproposta di A rebours, testo capitale del decadentismo europeo. Nella traduzione di uno Sbarbaro straordinariamente congeniale rivive l'allucinata regressione dalla vita dell'estenuato Des Esseintes, dalla nauseata sazietà al frenetico tentativo di salvezza in un microcosmo plasmato a immagine della sua mente, al fatale approdo nel delirio della nevrosi. Lo sfarzoso eremo dell'esangue eroe huysmansiano ripete, mostruosamente deformato, il mito dell'arca, senza che la salvezza possa mai annunciarsi sopra un diluvio che stavolta ha distrutto anche le ragioni della vita. La tragica conclusione dell'avventura romantica era definitivamente sancita, ma il. libro fu visto soprattutto come il breviario delle raffinatezze e il canone del gusto di una società compiaciuta della propria decadenza. La nuova edizione italiana (J. K. Huysmans, Controcorrente, Ed. Rusconi lire 3300) ha il duplice merito di impostare un maturo bilancio critico col saggio introduttivo di Carlo Bo e di integrare l'aspetto documentario dell'opera con le nere immagini di Odilon Redon, uno dei rari artisti ammessi nel museo privato di Des Esseintes. Redon è ancora poco conosciu¬ to in Italia, ma è di questi giorni una monografia che Jean Cassou (Redon, Ed. Fratelli Fabbri, lire 1900) ha dedicato a questo pittore di fiori festosi e di allucinanti mostri notturni. Alla grande famiglia dei Des Esseintes, alle tentacolari diramazioni del decadentismo europeo si rivolge ancl:e l'ultimo volume di Mario Praz (Il patto col Serpente, Ed. Mondadori, lire 4500), il maestro della saggistica letteraria che qui ritorna sul tema della L.nga agonia del romanticismo. Il serpente tentatore « simboleggia la parabola della sensibilità sollecitata dall'immaginazione alla quale dal romanticismo in poi è stato dato libero corsoie i finissimi studi ne inseguono il vario atteggiarsi nei Wilde, nei Proust, nei D'Annunzio e in uno stuolo di quei minori « in cui si approfondiscono temi che ì. maggiori spesso trascurano o sfiorano appena ». Dai viaggi attraverso la letteratura alla letteratura di viaggio. Laterza pubblica le affascinanti tavole di Gustave Dorè che ritraggono la Londra di cento anni fa (Viaggio a Londra, lire 6000): un reportage brulicante e pittoresco nel quale la realtà colta sul vivo sfuma sempre in visioni angosciose. Non più alle impressioni di un viaggiatore curioso, ma alle dolenti riflessioni di un uomo in anticipo sul suo tempo, è affidato il fascino del Viaggio da Pietroburgo a Mosca, di Aleksandr Radiscev (Ed. De Donato, lire 4500), una appassionata denuncia dei mali eterni della condizione servile del contadino russo che costò all'autore una condanna a morte, a stento commutata in lunghi anni di Siberia. Era l'anno 1789 e Caterina II ormai inorridiva al ricordo del suo lontano idillio coi philosophes. Non c'era più tempo per meditare sulle parole che Diderot aveva coraggiosamente speso (e proprio in un'opera che figura tra le strenne più squisite di quest'anno, le Memorie per Caterina II, Ed. Longanesi, lire 24.000) per dimostrarle che l'assolutismo, per illuminato che fosse, non avrebbe mai potuto conciliarsi con gli ideali della libertà. Giovanni Boglìolo Il cinofilo del West End, visto da Gustave Dorè