Nixon potrebbe firmare l'accordo anche senza l'assenso di Saigon

Nixon potrebbe firmare l'accordo anche senza l'assenso di Saigon Il rompicapo dei negoziati per la pace nel Vietnam Nixon potrebbe firmare l'accordo anche senza l'assenso di Saigon Kissinger ha riferito al Presidente per due ore: avrebbe ottenuto da Le Due Tho tutto ciò che si poteva ottenere - Haig* andrà a Saigon per convincere il capo sudvietnamita - Per ora le trattative di Parigi non sono interrotte, ma una rottura non è giudicata impossibile (Dal nostro corrispondente) New York, 14 dicembre. Il presidente Nixon ha orRi conferito per due ore con il consigliere KissiiiRcr, rientrato nella notte da l'arici, e domani manderà probabilmente a SaiRon il Renerale HaiR. E' il momento della decisione della pace nel Vietnam. La Casa Bianca lascia capire che, in un mese di negoziati con il membro del Politliurò nordvietnainita Le Due Tho, Kissinger « ha ottenuto tutto ciò clic si poteva ottenere ». Le Due Tho non farà altre concessioni, e lo conferma indirettamente l'annuncio del suo imminente ritorno ad Hanoi. Il presidente Nixon chiederà al presidente sudvietnamita Thicu di accettare l'accordo di principio rapRiunto a Parigi. Se Thieu riputerà, scrivono i Riornali americani, Nixon « firmerà un trattalo srparato ». Il portavoce della Casa Bianca, Ziegler, ha dichiarato in una breve conferenza stampa che Kissinger illustrerà « nel prossimo futuro ai giornalisti certi aspetti dei negoziati ». Ha rifiutato tuttavia di fare previsioni sulla pace, o di svelare il contenuto del colloquio di stamane tra il Presidente e il suo consigliere. Implicitamente, ha fatto intendere che l'armistizio potrebbe non venire prima di Natale: « Non è da escludere — ha detto — che per le feste ci sia la tradizionale interruzione delle ostilità ». La cautela del portavoce, del resto abituale, non costituisce un segno negativo: Ziegler è parso considerare le dscussioni Kissinger - Le Due Tho un capitolo non chiuso, e anzi in sensibile progresso. Qualche squarcio s'è dunque aperto nella cortina di riserbo che ha circondato e continua a circondare il ventiduesimo round negoziale degli Stati Uniti e del NordVietnam. Kissinger e Le Due Tho hanno effettivamente trovato un compromesso: ma, dice il New York Times, «esso non è accettabile per Saigon ». Kissinger e Le Due Tho hanno discusso quindici volte, per quasi quaranta ore. I particolari ancora da definire sono tecnici o di secondaria importanza. Kissinger li ha affidati all'ambasciatore Porter e all'ambasciatore Sullivan, Le Due Tho all'ambasciatore Xuan Thuy e al viceministro degli Esteri Nguyen Co Tach: essi si incontreranno « periodicamente » nella capitale francese, fino a quando non si sa. Di che compromesso si tratta? Piti o meno, di quello annunciato da radio Hanoi il 26 ottobre scorso, confermato dallo stesso Kissinger, e definito « l'anticamera della pace ». Perché Thieu vi obietta? Secondo Reston, del New York Times, che ha avuto le informazioni dalla Casa Bianca, perché esso non sancisce il ritiro delle truppe nordvietnamite dai territori occupati, o, in sua mancanza, non sancisce « la sovranità del regime di Saigon » su tutti i territori; perché non esclude i neutrali dal consiglio di concordia nazionale, lasciando perciò aperta la possibilità di una loro alleanza col Vietcong; e perché non contempla un armistizio e una pace paralleli in Cambogia, mentre li contempla nel Laos. La posizione americana su questi tre punti è precisa. Gli Stati Uniti ritengono che la questione del ritiro delle truppe nordvietnamite o quella della sovranità debbano essere risolte da negoziati bilaterali Vietcong-Saigon dopo l'armistizio; ritengono altresì che la composizione tripartita del Consiglio di concordia nazionale sia legittima, perché la sua funzione sarà solo di presiedere alle elezioni; e infine ritengono che la crisi cambogiana possa essere risolta separatamente con la mediazione della Cina. Essi si sforzeranno di fare accogliere questa interpretazione dal presidente sudvietnamita Thieu, forse sotto forma di ultimatum, con la minaccia cioè della cessazione degli aiuti economici e militari. Il presidente Nixon avrebbe posto un limite di tempo all'eventuale si di Thieu: la line dell'anno. Ma dovrebbe essere un sì incondizionato. Se Thieu tergiversasse, o dicesse di no, Nixon probabilmente « procederebbe da solo ». Non è certo tuttavia: gli Stati Uniti hanno pagato un prezzo tanto alto per il Sudvietnam che un ripensamento all'ultimo minuto non si può escludere. Kissinger. ieri, partendo da Parigi, ha dichiarato che « stabilirà in uno scambio di messaggi con Le Due Tho se e quando sarà necessario un altro negoziato ». Ciò significa che una rottura è ancora possibile. La sospensione dei negoziati Kissinger Le Due Tho, ieri, ha avuto in sostanza un si¬ gpnsovagachrpgNdbrlar gnificato diverso da tutte le precedenti. E' una ammissione reciproca che i negoziati sono arrivali fin dove potevano arrivare. Dal 26 ottobre ad oggi, praticamente, Kissinger s'è battuto per strappare a Le Due Tho le concessioni chieste da Saigon. Non vi è riuscito se non in minima parie. Nella pittoresca immagine dei giornali americani, Nixon è ora nella posizione di chi tiene un cerino che brucia in mano: deve decidere se accendere la torcia della pace, o se buttarlo via. La risposta all'interrogativo ver¬ rà nelle prossime settimane, nel triangolo-labirinto di Washington, Saigon e Hanoi. , Ennio Caretto (Dal nostro corrispondente) Parigi, 14 dicembre. Sullo sfondo inquieto del rinvio « sine die » delle trattative scRrcte tra Kissinger e Le Due Tho, s'è svolta oggi a Parigi la centosettantcsima seduta della conferenza plenaria sul Vietnam: e il suo svolgimento ha avvalorato l'impressione che gli incontri di Kissinger siano rimasti bloccati sul testo del proRetto d'accorilo messo a punto in ottobre. Nella riunione settimanale a quattro dell'Hotel Majestic, sull'Avenue Kléhcr, i rappresentanti di Hanoi e del « Governo rivoluzionario provvisorio » hanno ribadito ancora una volta che dal canto loro esigono la firma senza modifiche del documento convenuto più di un mese e mezzo fa. Il nord vietnamita Nguyen Minh-vy, clic sostituiva nella circostanza Xuan Thuy ha detto: « Chiediamo che l'accordo sia firmalo in fretta e ci opponia¬ mo risolutamente a qualsiasi tentativo americano (li variarne il contenuto ». La siRiiora NRUyen Thi-binll, delegata del « Governo rivoluzionario provvisorio» (Vietcong) ritiene analogamente che « non vi è soluzione possibile se gli Stati Uniti, dopo aver convenuto un accordo di pace, rifiutano di tirmariti e poi cercano di sabotarlo ». Al tavolo dell'Avenue Klé.ber sedeva oggi per gli Stati Uniti Heyward Isham, in luogo dell'ambasciatore Porter. c. c.