Decisioni Montedison discusse alla Camera di Giulio Mazzocchi

Decisioni Montedison discusse alla Camera Il dibattito davanti alla commissione Decisioni Montedison discusse alla Camera Giolitti: "La soluzione adottata è una scommessa clic il governo perderà"; ha però ammesso che le misure decise sono "interessanti" Le repliche e le precisazioni di Taviani, Ferrari-Aggradi e Malagodi (Nostro servizio particolare) Roma, 13 dicembre. « E' una scommessa », ha detto stamane l'on. Antonio Giolitti rivolto ai ministri del Bilancio Taviani, delle Partecipazioni statali Ferrari-Aggradi e del Tesoro Malagodi, che avevano illustrato alle commissioni Bilancio e Industria della Camera la decisione presa dal governo per la Montedison. Taviani nella relazione di base ha sunteggiato ciò che era già noto, ma ha aggiunto alcuni elementi di rilievo. « Il problema dei mezzi necessari a finanziare il nuovo programma d'investimenti per la Montedison, relativo al quinquennio "23-77, si porrà — ha detto — solo dopo che saranno state attuate le proposte di risanamento della gestione, volle a ristabilire condizioni di equilibrio e di redditività ». Questo significa che le richieste finanziarie avanzate in maggio al governo dal presidente della Montedison, Cefis, saranno esaminate solo dopo che il gruppo avrà attuato gli impegni assunti con il Cipe (ma per gli impianti di base al Sud è già deciso che si darà solo il contributo minimo). « L'ulteriore afflusso di denaro fresco — ha detto ancora Taviani — che la Montedison potrà reperire sul mercato azionario, una volta ristabilita, sulla base dell'avviata opera di risanamento, la fiducia dei risparmiatori, potrà anche implicare — attraverso l'uso dei diritti di opzione — ulteriori acquisizioni di quote di partecipazione pubblica, intese a confermare la proporzione attuale dell'impegno pubblico nell'azienda ». In altre parole, sarà il governo a decidere se gli enti di Stato dovranno sottoscrivere una futura ricostituzione del capitale Montedison (che l'assemblea della società, il 19 dicembre, dovrà dimezzare). E il governo deciderà dopo essersi garantito che effettivamente la società sia « risanata ». Il ministro del Bilancio, ha osservato che due erano le soluzioni tra le quali il governo poteva scegliere per ridare alla Montedison un « sindacato di controllo »: inserirla nel sistema delle partecipazioni statali o « conservarle la piena responsabilità manageriate » assicurando però che « Za condotta della società resti nell'ambito della programmazione ». Si è adottata questa seconda soluzione che permette « l'elasticità dei modi di finanziamento » (invece le imprese di Stato sono sempre e soltanto finanziate dal bilancio statale). Taviani ha osservato, in conclusione, che mantenendo « privata » la Montedison, ma affidandone il controllo al «sindacato» composto in parti uguali dai grandi azionisti privati e pubblici con una quota « arbitrale » affidata all'Imi (istituto pubblico per il finanziamento di lungo periodo all'industria), si è realizzato nei fatti il principio che dovrà guidare la riforma delle società per azioni: « Le grandi imprese devono essere controllate dallo Stato in sede di programmazione, indipendentemente da chi è titolare del loro capitale. Il controllo della programmazione non deve affatto implicare la proprietà pubblica dell'impresa ». Giolitti ha duramente criticato il governo per aver preso una decisione mentre il Parlamento stava completando il suo esame del caso, sul quale avrebbe fornito al governo un parere, non vincolante, « ma certo di grande importanza ». Ha criticato che sia stato il governatore della Banca d'Italia, Carli, a dover illustrare in Parlamento decisioni che spettano al governo. Ma nel merito della decisione, e a nome del psi, ha espresso il parere che la soluzione sia « interessante ». « E' interessante — ha proseguito Giolitti — perché apre più problemi di quanti »e risolva, e anzi non è certo fie ne risolva alcuno. L'interesse sta nel fatto che la decisione configura un tipo di presenza pubblica per il controllo dell'operato delle grandi imprese che non comporta necessariamente la loro acquisizione da parte dello Stato ». « Resta però tutto aperto — ha aggiunto — il problema dei rapporti, che ancora non esistono, dell'Imi con la programmazione nazionale. Siamo dunque alla presenza d'una scommessa, quella d'effettuare, attraverso l'Imi, il controllo della programmazione sulle grandi imprese. E' una scommessa che questo governo perderà, perché per vincerla, occorre una grande volontà politica di programmare, che gli manca ». A Giolitti e agli altri intervenuti — i comunisti hanno insistito meno che in passato sulla loro richiesta di portare la Montedison nell'ambito dhvmmBfe«cpaCupncfiditecfdidm delle partecipazioni statali — hanno risposto i tre ministri. Una delle risposte di Taviani a Giolitti ha costituito materia d'un comunicato pomeridiano del ministero del Bilancio. In sintesi vi si afferma che il comitato per la «contrattazione programmatica » assunse le sue decisioni per la Montedison, presenti anche Andreotti, Tanassi' e Carli, il giorno prima della udienza di Carli in Senato. La delibera ufficiale del Cipe venne presa quattro giorni dopo solo perché fu necessario, nel frattempo, « definire con l'Imi particolari tecnici riguardanti la natura del sindacato ». Un mese fa, infatti, l'Imi aveva espresso in Parlamento il timore di doversi occupare della gestione d'una impresa industriale: è dunque confermato che la decisione di affidare l'arbitrato all'Imi è del governo. Il consiglio d'amministrazione dell'istituto ha deciso, ieri l'altro, di assumere in «amministrazione fiduciaria » la quota di azioni dell'Eni e dell'Iri che risulteranno superiori a quelle « versate in sindacato » dai grandi azionisti privati. Giulio Mazzocchi

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