La Masiero una e due di Paolo Ferrari
La Masiero una e due "La signora Morii,, al Carignano La Masiero una e due L'attrice impegnata in un ruolo che fu di celebri dive del passato Una donna con due personalità - Paolo Ferrari nella parte del marito Tre attrici si erano finora cimentate nella parte della duplice protagonista della Signora Morii una e due di Pirandello (e proprio duplice, Due in una, come a un certo punto lo stesso autore aveva ribattezzato la sua creatura): Emma Gramatica, che fu la prima interprete della commedia nel 1920, Marta Abba che la riprese nel 1926, ed El- sa Merlini agli inizi degli Anni Quaranta. Ora, dopo trent'anni, la ripresenta dall'altra sera al Carignano Lauretta Masiero con la lodevole ambi zione di non sprecarsi in testi di pura evasione ma anche mostrando, o scoprendosi, una spiccata inclinazione per il genere larmoyant. Curiosamente infatti (e dico curiosamente per un'attrice brillante com'è stata e ancora, forse, è lei), la Masiero appare a suo agio più nella severa divisa tardo liberty della saggia ma, eh via, un po' uggiosa mamma Lina, cioè di una donna che abbandonata dal marito con un bimbetto si è rifatta una vita accanto a un altro uomo dal quale ha avuto anche una figlia, che nel costume da cavallerizza della piccola folle Eva, cioè della moglie gaia e spensierata come essa era stata per cinque anni con il marito. E' anche vero che, nella Masiero, i due personaggi difficilmente si distinguono, ma resta il fatto che, in ogni caso, l'attrice ha istintivamente preferito il primo. Istintivamente? Non del tutto, se questa contrapposizione di due modi di essere, un po' meccanica e riduttivamente esemplificativa di quegli sdoppiamenti di personalità dei quali Pirandello darà presto più convincenti saggi, viene sbrigativamente risolta dallo stesso Pirandello nel sentimento della maternità. Tornato il marito dopo quattordici anni, Eva o Lina, è ancora incerto come si debba chiamarla, pencola un poco tra lui e l'amante, al quale piuttosto finemente l'autore mette la «maschera» di un au stero marito lasciando all'altro quella dell'amante appassionato, ma alla fine rimarrà con chi le ha dato rispettabilità e sicurezza, se non proprio amore, e soprattutto le offre la possibilità di continuare ad essere ima madre per entrambi i figli. Macché amore, macché pas sione, la mamma prima di ogni cosa. Ecco lì Lina — sì, ormai è proprio Lina — eccola lì alla ribalta che si stringe teneramente al petto la sua bambina, mentre la scena si rabbuia intorno a lei e l'amante-marito rispettosamen te si ritira per lasciarla sola prima che si chiuda il sipario. Con questo tocco di facile e abbastanza bieco patetismo, il regista Mario Ferrerò ha ingrossato, là dove invece conveniva assottigliarle, le venature di moralismo e di perbenismo che percorrono questa commedia, in verità tra le mcpcpnnmgb meno felici dello scrittore siciliano. Per il resto, regista e interpreti si limitano a una lettura corretta ma superficiale, e più sentimentale che raziocinante, di un testo che lo scenografo LucentLni e il costumista Monteverde hanno dignitosamente ambientato negli Anni Venti, che sono poi i suoi e dove esso ci sta ancora i benissimo mentre sarebbe stato forse rischioso, per la commedia stessa intendo, tentare di ammodernarlo. Ma in due momenti almeno la Masiero si scuote di dosso il personaggio monocorde, e fittizio, in cui purtroppo si è cucita: trasformandosi, ed era ora, in Eva nella scena, di un pudore tipicamente pirandelliano, in cui sembra cedere al fascino dell'antico amore, e ritornando Lina in un finale commovente nonostante ciò che si è detto prima. Anche Paolo Ferrari com-i muove e si commuove bene,! tra sospironi e occhi gonfi di pianto, nella parte del maritoamante, mentre Piero Nuti è più secco e, anche per via della barbetta e del solino alto, doverosamente antipatico. Con Luciano Roffi, che è il figlio e non sarebbe neanche male se facesse meno smorfie, con Aurora Trampus, Donatella Gemmò, Consalvo Dell'Arti, la Roinich, il Pagani, il Braschi e la piccola Donatella Ferioli, i tre interpreti principali sono stati molto applauditi dal foltissimo pubblico che gremiva il teatro non so se per il richiamo dell'attrice o del nome di Pirandello. Probabilmente di entrambi. a. bl. *
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