Un quadro pessimistico della nostra economia

Un quadro pessimistico della nostra economia Sul "Financial Times Un quadro pessimistico della nostra economia In un supplemento sull'Europa, la situazione italiana definita "un pasticcio contraddittorio" (Dal nostro corrispondente) Londra. 11 dicembre. « Un pasticcio contraddittorio ». Non è una definizione incoraggiante, ma è con queste parole, purtroppo, che il Financial Times descrive l'Italia e le sue tribolazioni. Il giudizio è in un articolo importante contenuto in un ampio supplemento su tutta l'Europa — quindi non soltanto quella dei Nove — pubblicato dal giornale finanziario londinese. Il quadro tracciato è forse troppo pessimistico, non vi si scorge un filo di luce: ma d'altra parte si basa su meste realtà, no- te a tutti, e più volte discusse sia in Italia sia al quartier generale della Cee a Bruxelles. . L'Italia è un « pasticcio contraddittorio» — a controdictory mudale — perché gli italiani, secondo il Financial Times hanno arruffato la matassa al punto che ogni sforzo di trovare il bandolo e di sbrogliare l'intrico « non fa che accrescere la confusione ». Le contraddizioni derivano dall'intersecarsi di questioni psicologiche, politiche ed economiche e dalla difficoltà di trovare soluzioni che non creino nuove crisi. L'autore dell'articolo, Peter Tumiati cita l'intervista concessa da Andreotti a La Stampa: « Ciò che m'affatica di più è lavorare e poi accorgermi che buona parte è da buttar via». Tumiati scrive che anzitutto bisognerebbe scoprire perché gli italiani abbiano «perso fiducia nel futuro ». Non pensano più « che valga la pena di lavorare sodo per il domani », mentre fu questo slancio « che caratterizzò gli Anni Cinquanta e produsse il cosiddetto miracolo economico ». L'autore ricorda il fenomeno dell'assenteismo, ma sottolinea anche che, sotto altra definizione — «fare il ponte » — tale atteggiamento è condiviso dalla classe managerial and executive. « Per effetto dell'assenteismo e dei "ponti". l'Italia ha forse meno giornate lavorative di ogni altro Paese al mondo ». Se si aggiungono festività e ferie, gli italiani, nel '72, saranno stati in fabbrica o in ufficio « poco più di sei mesi su 12». E' una pioggia di amare osservazioni: i redditi non sono distribuiti equamente, « le condizioni dei disoccupati e delle zone depresse come il Mezzogiorno tendono a deteriorarsi »; la macchina parastatale, con il suo peso e la sua inefficienza, « sta diventando un macigno al collo della nazione e minaccia di causare il tracollo di alcuni settori dell'economia »; il settore pubblico « si estende incessantemente, soprattutto perché gli investitori privati abdicano ». Mario Cirìello

Persone citate: Andreotti, Mario Cirìello, Peter Tumiati, Tumiati

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Italia, Londra