Un giudice in America interrogherà l'ex amica del presunto assassino

Un giudice in America interrogherà l'ex amica del presunto assassino Il processo del nobile torinese ucciso a Venezia Un giudice in America interrogherà l'ex amica del presunto assassino La corte ha deciso che la deposizione di Nancy Schaeffer è indispensabile - La giovane, la notte del delitto, volò a Londra con l'imputato - Il dibattimento rinviato al 12 marzo (Dal nostro inviato specialel Venezia, 11 dicembre. La Corte d'Assise di Venezia ha finalmente deciso, nel processo per l'assassinio del conte torinese Filippo Giordano delle Lanze, che la testimone più importante e valida, l'americana Nancy Schaeffer, deve essere comunque ascoltata. La Schaeffer visse a Venezia alcuni mesi con l'imputato Raoul Blazic. Con lo stesso Blazic raggiunse Londra la sera del delitto, e rimase tre giorni nella capi tale britannica in compagnia dell'ex marittimo jugoslavo, prima di tornare definitivamente negli Stati Uniti. La giovane donna fu interrogata due volte, una a Londra e l'altra a Los Angeles, ma in quelle occasioni non fu possibile porle le numerose domande che sono emerse dall'istruttoria, e specialmente dal dibattimento. Nancy Schaeffer ha già risposto pochi giorni fa al nostro giornale, che è « disposta a rilasciare, su richiesta della magistratura veneziana, una dichiarazione scritta », che però non conterrebbe niente di nuovo. I giudici, comunque, vogliono sottoporle ora una serie di quesiti e di contestazioni, che comportano risposte precise e inequi vocabili: dovrà insomma de- cidersi a dire tutta la verità. Il nuovo interrogatorio sarà richiesto, per rogatoria, attraverso le vie diplomatiche. Le domande verranno poste da un magistrato americano, ma il presidente della corte di Venezia chiederà di essere presente. Il dott. Fletzer, che per questo processo è già an¬ dato fino a Londra, ad interrogare due funzionari di Scotland Yard, sarà così costretto a fare un altro lungo viaggio negli Stati Uniti. La Corte ha pure nominato un perito calligrafo, il prof. Luigi Casti, per decidere se la firma e l'indirizzo parzialmente illeggibili, che figurano sulla fotocopia del registro dell'Hotel Christine di Londra, sotto la data del 19 luglio 1970, sono stati tracciati dal Blazic. Su questo particolare si è già accesa una vivace discussione tra gli avvocati on. Spagnoli e Gianquinto, di parte civile, e il difensore avv. Pognici. La sorellastra dell'imputato, Maria Luisa Brenner, ha immediatamente decifrato la calligrafia del fratello, dichiarando che l'indirizzo è quello di sua madre da oltre trenta anni: «Zrtava Fasizma 29 (via Martiri del Fascismo 29) Rijeka. Ma francamente, quell'indirizzo lo ha letto soltanto lei; del tutto illeggibile, o quantomeno abbreviata, appare la firma. Il perito dovrà anche stabilire se si tratta di una calligrafia contraffatta. Le conclusioni dell'esperto possono essere importanti, perché il Christine fu il primo dei tre alberghi di Londra, dove la coppia pernottò appena giun- ta da Venezia, la sera del delitto. Non bisogna dimenticare che tra i frammenti di carte e di lettere di cui Bla-1 zie si disfece prima di sparire definitivamente, la parte i civile rinvenne proprio il | conto dell'Hotel Christine, intestato al nome di Chruch. Fu Blazic che diede un nome falso o l'impiegato dell'albergo non riuscì a decifrare la firma sul registro? E' uno dei molti enigmi lasciati insoluti da un'istruttoria che, per diversi aspetti, appare incompleta e manchevole. Ciò ha costretto la corte, in ogni udienza, a disporre controlli ed accertamenti che rischiano di prolungare all'infinito il dibattimento. Basti pensare che i frammenti delle lettere del Blazic, e forse della Schaeffer, sequestrati dalla polizia inglese, non sono stati ricomposti, decifrati ed eventualmente tradotti. Per quanto ne sappiamo, potrebbero anche contenere la confessione del presunto omicida. «In questo processo — ha detto l'on. Spagnoli — si è scavato profondamente, direi anche impietosamente, nella vita della vittima e ci si è dimenticati dell'imputato». Un altro scontro tra la parte civile e la difesa si è avuto quando l'avv. Pognici ha chiesto di porre al cugino del morto, Ferruccio Giordano Ducrey, le seguenti domande: se era comproprietario, con Filippo, di un terreno a Ischia e di stabili a Roma e a Torino; se sia stato il maggior azionista d'una banca liquidata intorno al 1967 e non abbia subito, di conseguenza, un rovescio finanziario; se l'eredità pervenutagli dal cugino non comprendesse, oltre Cadano, i gioielli della madre di Filippo, un patrimonio in azioni e beni mobili preziosi, tra cui due quadri del Tintoretto. L'on. Spagnoli è insorto, opponendosi a tutte le domande perché assolutamente estranee al processo. «Non ci prestiamo al gioco delle insinuazioni. Il p.m. dott. Bagarotto ha commentato, rivolgendosi all'avv. Pognici: «Perché non gli chiede anche l'alibi per il giorno del delitto?». La Corte ha respinto tutte le domande. Il processo, in attesa dell'esito della rogatoria della Schaeffer, è stato rinviato al 12 marzo 1973. Gino Apostolo ; f——-— Giordano delle Lanzc