C'era una volta
C'era una volta Le fiabe si aggiornano C'era una volta La fiaba è di casa da Einaud: T del 1951 la prima edizione integrale delle fiabe dei fratelli Grimm. Sulla scia della riscoperta d'un mondo im- pregnato di suggestive appa rizioni stregonesche e angeli che. Calvino ci offri, poco più sempre più allettante, men tre le fiabe permangono, no tardi, la più bella raccolta di fiabe popolari italiane: la nostra tradizione folkloristioa ci veniva così restituita intatta. Oggi è nuovamente Calvino che ci offre una scelta di fiabe tratte dal volume originario. (L'uccel beìverdc illustrazioni di Luzzati, Einaudi, L. 2500), mentre, analogamente, la Garzanti ci presenta una serie di Fiabe satiriche russe, lire 4800, che provengono dalla raccolta del noto studioso del folklore russo Moldavskij. La via dello studio comparato risile tradizioni etniche dei vari Paesi si presenta nostante la loro elementare semplicità logico-matematica, tra le espressioni più misteriose della cultura umana Un'analogia è subito evidente sul piano stilistico, dove la rapidità del dialogo e l'essen- zialità della narrazione denunciano in entrambe le raccolte la comune matrice popolare. Mentre però il mondo novellistico italiano è fedele all'andamento classico, quello russo è tutto tessuto di sfumature ironico-satiriche con chiari intenti di polemica sociale. Tradotte e talora interpretate da Bruno Nardini le Favole e leggende di Leonardo da Vinci edite da Giunti e Centro Internazionale del libro, L. 3500, ci appaiono come un frutto raro e inaspettato. La prima impressione che se ne trae è che i veri contemporanei di Leonardo siamo noi. Anche nelle fiabe per Leonardo l'unico e costante personaggio è la natura, mentre l'uomo vi compare ed agisce come strumento inconsapevole del fato. « L'uomo è il guastatore di ogni cosa creata » scrisse Leonardo. Proverbi, nonsenses, arguzie popolari, invenzioni di tenere madri, alimentano da secoli l'aneddotica delle filastrocche. Alcune ci provengono addirittura dal Medio Evo, ma sospese come sono nella loro atemporalità, acquistano un tono surreale che la parola spesso nasconde, se non sono cantate quasi come una ninna-nanna. Evocate con paziente ricerca o inventate con brillante intuizione « infantile ». le filastrocche, conte e ninne-nanne di Nico Orengo (A-ulì-ulè, Einaudi, L. 2000), ci sono offerte come un gentile e gioioso dono natalizio. Un secondo libro, che « si legge con le forbici », è quasi una « summa » di motivi da ritagliare (Il Cartastorie. di Aurelio Pellicano. Mondadori editore, L. 3500) e ha il sapore delle buone cose fatte in casa ma con gli ingredienti più raffinati. Nell'attuale significativo ritorno alla fiaba classica e tra un'editoria ohe saccheggia pigramente nei cataloghi stranieri, è unica nel suo genere la collana di fiabe della Rizzoli, che affonda volutamente le sue radici nella tradizione del nostro Paese. Quasi come un romanzo incantato, pieno di sorrisi e apprensioni, è La grande fiaba intrecciata di Beatrice Solinas Donghi (con disegni di F. Bruna, Rizzoli, L. 3400), di uno stampo unico, quasi classico, che recupera gli itinerari fantastici di un'avventura degna di Andersen. Ma forse il « colpo » editoriale più interessante lo offrirà questa collana, con una fiaba di Guido Piovene, « Il nonno tigre », una storia graffiarne e dai simboli crudeli ed efficaci che ricordano i fratelli Grimm. Aida Ribero
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