Riuscì a farsi amare solo dopo ventanni

Riuscì a farsi amare solo dopo ventanni RISPONDE GIULIETTA MASINA Riuscì a farsi amare solo dopo ventanni La «posta del cuore» è, per me, l'incognita per definizione. Persone manifestano angosce, dubbi, amarezze, speranze, e in termini generalmente confusi domandano risposte capaci di influenzare il corso, se non di tutta, almeno di un tempo della vita. La mia ritrosia ad assumere il ruolo di guaritore dei guasti sentimentali, o di consigliere nel gioco degli affetti, tiene conto, è giustificata proprio dalla nebulosità dei problemi umani così come si propongono, nella maggioranza dei casi, all'attenzione critica degli altri. Un fatto di costume, l'infelicità che nasce da certi errori comuni, il disagio di chi non riesce a rapportarsi per difetto di educazione sociale, o perché tale educazione ripudia, sono temi di ampio respiro, colpiscono e interessano un po' tutti; dunque, li preferisco. La malinconia personale, causata dal disamore altrui, o dall'incapacità di amare, o dal fallimento sentimentale, mi impietosisce soltanto. Il rapporto a due è tanto delicato, sottile, fragile, che perfino i fatti non lo rappresentano. Voglio dire che l'incontro amoroso, se è autentico, si nutre di irrealtà, di intenzioni; è uno stato d'animo. E' la più angosciata festa che si conosca. La realtà, che subito cementa le misteriose tessere del mosaico sentimentale, già ne altera e ne disturba lo stato felice, la lievitazione. La verità emotiva è un empito di grazia, la realtà inevitabilmente una sua sorda eco. Questo spiega perché i « fatti », in amore, quasi mai sono in sintonia con le cause profonde che li determinano. Da qui il mio disagio a valutare, sulla base della realtà, la verità dei sentimenti. Rispondo a una lettera, e chi l'ha scritta fin dalla prima riga deve aver intuito che mi rivolgevo a lei. Non riesco, cioè, a capire se un uomo dalla vita ca- lamitosa, come Teresa la descrive, ami e non ami: sembra certo, sembra non vero. Quest'uomo è insieme lui stesso e un altro. Allo stato essenziale di creatura, non commette un errore; socialmente, offende ciò che sfiora e tocca. Non sbaglia una intenzione, sbaglia tutti i fatti. Costruisce in una direzione, distrugge in un'altra. « Signora, per carità, mi spieghi lei ». Ma io non lo posso. Non lo conosco, non possiedo il metro sicuro per una decisione di merito. Dividendo in due colonne il comportamento di lui (così com'è, così come appare) il bilancio dei fatti è tale da soverchiare quello delle intenzioni; ma essere sgraziati è colpa o difetto? La risposta impone un esame che supera le mie possibilità, e mi rifiuto di dare un giudizio basato sul nulla, o su impressioni che possono essere inesatte, incomplete e ingiuste. Ho conosciuto una persona che ha amato per tutta la vita una donna, sbagliando tutta la vita il modo di comportarsi con lei. Sbagliava perché non sapeva come controllare la propria vitalità. La sua mano pesava il doppio di qualsiasi altra mano, parlava con parole che tradivano sempre il suo pensiero, agiva male per scopo di bene. Era uno splendido campione di buona fede, ma chiunque avrebbe intravisto, in lui, la malafede più sfacciata. Era intelligente, sembrava sciocco. Lei lo amò dopo vent'anni. Lui, per vent'anni, non capì perché non fosse amato. Signora, il giudizio è suo. Come già detto, io sono incapace di rispondere a certe domande; ma se l'esempio che ho ricordato può esserle d'aiuto, ci rifletta. E' dura, lo so, ma una « certa » felicità costa talmente tanto, che è meglio fare i conti prima e in privato. Giulietta Masina 4-

Persone citate: Giulietta Masina