Non tutto è chiaro per la Montedison di Eugenio Scalfari
Non tutto è chiaro per la Montedison NOTE D'ECONOMIA Non tutto è chiaro per la Montedison Milano, 7 dicembre. L'inchiostro ministeriale è ancora fresco sulle decisioni del Cipe relative ul riassetto della Montedison e già fioriscono i dissensi interpretatici da parte dei vari protagonisti di questa intricala vicenda. Quali saranno i compiti effettivi del nuovo sindacalo di controllo della società? La sua composizione è noia: S6 milioni di azioni in mano ai grossi azionisti privati, altri Sb milioni in mano alle Partecipazioni Statali (Liti e fri! e una settantina di milioni all'Imi, nuovo socio c arbitro della situazione. Ma con quali poteri? Nella delibera del Cipe del 50 novembre è scritto clic il sindacalo Ita una triplice funzione: ti tutelare l'autonomia del management della Montedison da ogni inframmettenza (in pratica tutelarlo da eventuali pressioni dell'Uni, che è al tempo stesso azionista della Montedison e suo concorrente); 2) assicurare al governo un regolare flusso di informazioni sull'andamento e i programmi del gruppo: 51 garantire che la Montedison si comporli in conformità alle indicazioni degli organi della programmazione nazionale. Sulla base di questa delibera, il sindacato di controllo sarebbe dunque un vero e proprio gruppo di comando al quale la direzione della società deve rispondere. In questa veste esso indica anche i componenti del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo. Acculilo ti questa tesi, che risulta dalla lettera delle decisio¬ ni governative del 50 novembre, se ne sta però affiancando un'altra. I compiti del sindacato dovrebbero essere limitati ai primi due punti (garantire l'autonomia del management e il flusso delle informazioni), mentre il terzo punto dovrebbe cadere, essendo incompatibile col primo. Se, infatti, il sindacalo diventasse un vero e proprio gruppo di comando, l'influenza dell'Eni e i condizionamenti che esso può voler esercitare sulla Montedison, cacciati dalla porla, rientrerebbero dalla finestra e l'autonomia della società dal suo più diretto concorrente andrebbe a farsi benedire. Sostenitori della prima tesi sono il ministro del Rilancio Taviani, il segretario della programmazione. Rufjolo, e il presidente dell'Eni. Gironi, fautore della seconda il presidente della Montedison, Cejis. Non risulta invece chiara su questo punto la posizione dei dirigenti dell'Imi, Borri e Cappon, i quali da un lato propendono per la tesi di Taviani che affida all'istituto concreti poteri di gestione industriale, ma dall'altro temono di discostarsi troppo dalla tradizionale funzione di banca di credito mobiliare che l'Imi ha finora avuto. Se il contrasto tra queste due posizioni non sarà risolto subito e alla radice con un energico chiarimento del governo, vedremo rispuntare nei prossimi giorni, sia pure sotto ultra forma, le slesse dispute che finora lanino paralizzato il risanamento della più grande industria chimica italiana. Eugenio Scalfari
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