King cronista indiscreto di Renato Proni

King cronista indiscreto PARLA IL PROPRIETARIO DEL "DAILY MIRROR 99 King cronista indiscreto Nel suo "Diario" impietoso folgori contro Wilson, Hcath, Johnson, il Papa - Solo Brandt si salva (Nostro servizio particolare) Londra, dicembre. Durante la campagna elettorale del 1964, Cecil King girava a bordo di una « Rolls Royce » che inalberava una bandiera rossa con la scritta « Votate per il partito laborista ». Harold Wilson, appena insediatosi al numero 10 di Downing Street, lo invitò a colazione come primo ospite ufficiale, e gli offrì cariche ministeriali e alte onorificenze: doveva ringraziarlo per averlo aiutato a vincere le elezioni non tanto in virtù della bandierina rossa sul cofano della sua lussuosa vettura, 'quanto per l'incondizionato appoggio concesso al « Labour Party » dai giornali del gruppo « I.P.C. » (Daily M'irrori, di cui era presidente. I politici, si sa, sono abili adulatori, ma King prese sul serio i complimenti di Wilson e da allora si sentì il suo « padrino » ideologico. Di volta in volta gli faceva avere, per lettera o a voce, i suoi consigli sulla Rhodesia, sul Mec, sull'Irlanda, sull'economia. Il Primo Ministro non lo ascoltò mai e Cecil King se ne risentì. Così nel suo Diario 1965-1970, pubblicato in questi giorni, egli annotò osservazioni velenose sull'amico. « Non è un uomo di Stato », scrisse di lui nel 1965. E ancora « come Primo Ministro, è un disastro». Nel diario di King ci sono critiche per tutti, dal presidente Johnson al Papa, da Sir Alee Douglas-Home a Michael Stewart. Queste opinioni personali gli sarebbero state perdonate dal cosiddetto « establishment » britannico: ma King, nel suo diario, è andato oltre e ha rivelato i retroscena, i pettegolezzi, le lettere, i colloqui, gli intrighi degli uomini politici inglesi. L'indiscrezione è avvenuta su scala massiccia, ma è comprensibile perché Cecil King, prima ancora di essere amico e confidente di personaggi importanti, è giornalista. Dalla cronaca delle beghe laboriste e conservatrici emerge l'immagine di un piccolo paese governato da piccoli uomini, che non alzano mai la voce. Anche i loro intrighi non hanno dimensioni machiavelliche. Direttori e proprietari dei liberi giornali inglesi sanno benissimo ciò che accade nel mondo politico, ma non ne informano i loro lettori: per esempio, Cecil King (fu anche direttore della Banca d'Inghilterra) rivela che i dati ufficiali sulle riserve auree e di valute pregiate inglesi, resi pubblici ogni mese, sono spesso falsificati dal ministero del Tesoro con la complicità del go- verno americano. Impariamoinoltre che Harold Wilson estrasse dalla manica, nel 1966, la carta della Comunità economica europea non per convinzione, ma come manovra diversiva dalla pesante situazione economica. King si muove tra i protagonisti della politica nazionale e internazionale come un maldestro consigliere, un critico impietoso e un intrigante. Nel marzo del 1966 Wilson, ritenendolo un amico, gli confida la data delle nuove elezioni generali; lui, anziché pubblicarla sui suoi giornali, la passa a Edward Heath, capo dell'opposizione conservatrice, che la trova utilissima per pianificare la campagna elettorale. Wilson, comunque, vinse con una maggioranza di circa 100 seggi e dopo quel successo ignorò totalmente Cecil King, al quale non restò che versare la sua amarezza sulle pagine del diario. Ecco alcuni suoi giudizi più impertinenti. Su Anthony Crossland: « Intelligente, ma immaturo e a volte molto sciocco e instabile ». Su Reginald Maudling: « Molto intelligente, ma molle ». Su Michael Stewart, ex ministro degli Esteri: « Un uomo così ottuso da essere invisibile ». Sir Ales Douglas-Home, attuale ministro degli Esteri, gli ap- pare cosi: « Piacevole gentiluomo di campagna, ha qual- | che cognizione elementare di nulla di finanza e mia. Come Primo Ministro è di econo- I j I stato un fallimento, come capo dell'opposizione una catastrofe. Ho detto a Heath che Sir Alce sarebbe un buon vice presidente di una sottocommissione di un consiglio comunale del Berwickshire ». Secca la definizione del presidente Johnson: « Un pesce fuori d'acqua». A Wilson, con condiscendenza, scrive: « Forse tu non vedi chiaro come me... » e giù un lungo elenco di consigli. Wilson non lo ascolta e allora il Daily Mirrar lo attacca; per tutta risposta, il volpone Wilson gli manda una lettera di calorosi ringraziamenti. A Washington, dopo avere incontrato il capo della Cia, il segretario di Stato e l'ambasciatore inglese, King arriva alla conclusione che l'Amministrazione americana è piena di stupidi e che, co- munque, non esiste una poli- j tica estera statunitense. King parla bene solo di Willy i Brandt. Papa Paolo VI è « un | dubbioso ». ma è anche « il j personaggio più potente del- j la scena politica italiana. La democrazia cristiana è il suo | partito personale ». Da quest'ultimo giudizio si vede come le opinioni di CeI ci] King siano piuttosto ap- | ì prossimative: il libro tuttavia i è piacevole e di sicuro su i-1 j | cesso: la maldicenza sui po I ut'c' non manca mai di presa, Renato Proni I I I I 'i

Luoghi citati: Irlanda, Londra, Washington