Perchè l'uomo diventi Dio di Mario Gozzini

Perchè l'uomo diventi Dio Cabasilas, un grande mistico dell'Oriente cristiano Perchè l'uomo diventi Dio Nicola Cabasilas: « La vita in Cristo », Ed. Utet, pag. 456, lire 8000. Il Vaticano II esortò « caldamente » i cattolici ad « accedere con maggior frequenza alle ricchezze dei Padri Orientali»: avallando così, con la sua autorità, la presa di coscienza che la separazione dai cristiani d'Oriente era stata causa di grave impoverimento non solo per la teologia ma anche per la vita concreta dei credenti. Gli incontri fra autorità ecclesiastiche — in primo luogo quelli fra il compianto patriarca Atenagora e Paolo VI — sono stati chiaro segno del mutamento di clima; ma non sembra che l'esortazione conciliare abbia avuto molto seguito, dal momento che studi ed esperienze (penso, in particolare, ai tentativi di rinnovamento degli ordini religiosi) appaiono sensibili a stimoli di provenienza pressoché esclusivamente occidentale. Vi sono tuttavia delle eccezioni; e fra queste, in Italia, va registrata quella comunità di Monteveglio presso Bolo¬ gna che ha in Giuseppe Dossetti il suo fondatore-animatore e nell'Oriente cristiano il suo polo di attrazione spirituale (fino, come è noto, a decidere di trasferirvisi). Della, silenziosa operosità di Monteveglio questo libro può essere considerato un frutto di altissimo valore: infatti, anche se ogni indicazione in proposito manca, Umberto Neri, il curatore, e Maria Gallo, la traduttrice, appartengono, se non vado errato, alla comunità. Nicola Cabasilas è un contemporaneo di Caterina da Siena, pur essendo nato assai prima (probabilmente nel 1322, a Tessalonica) e morto almeno un decennio più tardi, dopo il 1391. Le notizie sulla sua vita sono scarse, sappiamo che svolse notevole attività politico-diplomatica al servizio dell'imperatore bizantino Giovanni VI Cantacuzeno, resta incerto se entrasse, dopo la caduta di questo (1354), in un monastero. Le numerose opere, non poche delle quali ancora inedite, testimoniano una complessa esperienza culturale e spirituale, che fa dei Cabasilas uno dei maestri della chiesa greco-ortodossa, profondamente radicato nella tradizione patristica e, al tempo stesso, di singolare originalità. La vita in Cristo — considerata di solito un « trattato sui sacramenti »: ma quanto diverso, comunque, dagli analoghi cattolici — venne tradotta in latino nel 1604 dal boemo Jacobus Pontanus (e il Migne riprodusse questa traduzione nella Patrologia greca) ed ha avuto poi, di recente, due sole versioni, una in francese (1932) e una'in tedesco (1958): cosicché la presente è la quarta proposta del capolavoro cabasiliano in una lingua occidentale (fatto già di per sé non trascurabile, in un campo dove la cultura italiana brilla solitamente per la sua assenza). E proprio della traduzione, prima di tutto, va segnalata l'esemplarità: la Gallo è riuscita a rendere fedelmente il testo in un linguaggio vivo, lucido, vibrante, del tutto privo di arcaismi, sia sintattici sia lessicali. Impressione di non minore esemplarità danno le vastissime note a pie di pagina, redatte dal Neri, che alla fitta rete di riferimenti biblici, patristici, dalla filosofia classica aggiungono una costante analisi linguistica e concettuale del testo, riportando i termini greci e mettendone in evidenza insospettate valenze semantiche. Si tratta quindi di un vero e proprio commento che integra puntualmente la già splendida introduzione: dove spicca una capacità di sintesi secca e autorevole (che richiama la proverbiale « spietata intelligenza » del Dossetti) sia sul piano filologico sia su quello teologico. Il Neri esclude la linea interpretativa che vorrebbe vedere nella Vita in Cristo una mistagogia, cioè un itinerario di iniziazione ai misteri cri stiani, o un trattato di sacramentaria: oggetto del discorso è l'esistere e l'operare del Cristo nell'uomo e la partecipazione di questo alla vita divina, di cui i sacramenti — i « misteri » — sono soltanto « porte ». E' qui, in fondo, di là dalle differenze più evidenti e note (primato papale, questione del Filioque), il punto critico che separa il cristia- I nesimo occidentale dall'orien tale: l'imitazione di Cristo in tesac c?me modello morale di | ^S^rS^^ST La tradizione ortodossa ha \ posto sulla divinizzazione del \ l'uomo — di tutto l'uomo, anche del corpo — un accento molto più forte e più realistico che non la tradizione latina, specie dopo* la grande Scolastica. E questo coinvolge una diversa visione della Trinità, della cristologia, dell'antropologia: temi inscindi- bili per i cristiani orientali, e invece separati, almeno tendenzialmente, in Occidente. Così il problema della natura umana — che oggi assilla i teologi cattolici e li muove proprio a recuperare prospettive comuni nell'età patristica — nemmeno si pone: non esiste una natura dell'uomo che non sia in modo diretto ed esclusivo ordinata alla vita diviaa, che non abbia una dimensione potenzialmente infinita. Così, anche, il rischio di una ritualizzazione o, peggio, di una riduzione magica dei sacramenti nemmeno è sfiorato: perché sono visti non in modo frammentario, ma nel loro rapporto reciproco e nella loro organica unità nel Cristo. Mario Gozzini

Persone citate: Dossetti, Gallo, Giuseppe Dossetti, Maria Gallo, Paolo Vi, Umberto Neri

Luoghi citati: Italia, Monteveglio, Siena, Tessalonica