Non sa chi chiamare "mamma,, il bimbo conteso ai suoi genitori di Remo Lugli

Non sa chi chiamare "mamma,, il bimbo conteso ai suoi genitori Vicenda sconcertante tra Catanzaro e Como Non sa chi chiamare "mamma,, il bimbo conteso ai suoi genitori Ha tre anni, è solo in ospedale, eppure quattro persone si battono per la sua sorte - Il giudice lo ha affidato a una tutrice, ora è ospite d'una assistente sociale, mentre il padre sostiene di non aver voluto rinunciare alla patria potestà - I tribunali di Catanzaro e Milano dovranno vagliare la questione e prendere una decisione: il piccolo, in realtà, appartiene alla burocrazia (Dal nostro inviato speciale) Como, 27 novembre. Di chi è questo bambino piccolo che armeggia con le ditine paffutelle sui tasti di j un mangiadischi e quando riesce a premere quello che fa suonare si mette a ridere tutto contento? E' dei suoi genitori, che sono lontani, a Catanzaro o è dell'Onmi cui è stato affidato, oppure dell'assistente sociale Cecilia Minazzaro dell'ospedale Sant'Anna che lo ospita, o della tutrice Lina Micheli di Milano nominata dal tribunale dei minorenni milanese o del dottor Giovanni Ingrasci, giudice dello stesso tribunale che ha emesso il decreto di sospensione della patria potestà contro il padre legittimo? Quanta gente, per un bambino solo! Troppa. Giuseppe Zucco, Peppino, che ha compiuto tre anni il 14 novembre, ma è piccino e minuto come se ne avesse appena due, ride guardando in alto verso chi gli sta vicino, quando sente uscire la voce o la musica dalla scatola che ha sotto le mani, sopra la seggiolina; ma il suo riso è triste e dà tristezza. Il riso ha bisogno di manifestarsi anche attraverso la limpidezza dello sguardo, cosa che non può essere in questo bimbo. Un occhio solo nero e vivace, partecipa alla soddisfazione, l'altro è bianco. A guardarlo si rimane feriti nell'animo, viene voglia di girarsi altrove. L'occhio sinistro di Peppino è morto, ucciso dal leucoma che ha causato l'atrofia della cornea. Dovranno enuclearglielo, più avanti, quando sarà più grandicello. I Non ó la sola disgrazia che |a i e n è toccata a Peppino Zucco. L'altra è appunto quella di essere qui, a Como, lontano da sua madre e da suo padre che non si sa più se devono essere considerati suoi genitori. Lui, naturalmente, non sa nulla di queste cose burocratiche e terribili che gli pesano, le intuisce manifestando, quando non ha sotto le mani il mangiadischi che lo fa ridere, malinconia e accoramento; e chiamando mamma tutte le suore e le infermiere e babbo tutti gli uomini che entrano nella corsia. E' una storia penosa. Ottavio Zucco, il padre, che lava le auto e abita in frazione Santa Maria di Catanzaro, ha altri sette figli, il maggiore di 12 anni, i minori, due gemelli, di 9 mesi. Sua moglie fa la sguattera, in un mese a stento mettono insieme 60 mila lire. Il 3 ottobre scorso, Ottavio Zucco arriva a Como con Peppino. Si presenta alla clinica oftalmica del Sant'Anna che è I diretta dal professor Aniceto | Giardini, oculista di fama na-1 zionale, spera che lui possa guarirgli il bambino. Presenta un documento del Comune di Catanzaro che si impegna a pagare la retta di 16 mila lire al giorno per il periodo del ricovero. Poi il padre torna al Sud. Il 24 ottobre, il bambino dev'essere dimesso: sono finiti gli esami clinici, non c'è nessun intervento da fare, l'occhio è perduto, bisogna toglierlo, ma si dovrà aspettare un'età più avanzata. Ma il padre non si presenta e Peppino viene trasferito al reparto pediatria, anche in considerazione del fatto che ha un'infiam¬ mazione alle tonsille. Sono inutili le lettere che vengono scritte a Catanzaro. L'ospedale fa presente la cosa al tribunale dei minorenni di Milano. Il dottor Ingrasci interviene, affida il bambino aH'Onmi perché provveda al suo ricovero in un istituto assistenziale quando potrà essere dimesso. Ai primi di novembre il pa- I dre arriva. Ha portato con sé un paltoncino per il bimbo, Dice: «Un pensato che qui fa tanto freddo e il viaggio in che lo chieda treno sarà lungo. Ho tardato a venire perché ho dovuto racimolare i soldi per il biglietto». Ma non può ripartire con Peppino. Ci sono complicazioni. Peppino ha un po' di bronchite e lui, il padre, deve andare a Milano, a parlare con il giudice, al tribunale dei minorenni. Ci va e torna, con un foglio. E' un decreto di sospensione della patria potestà. Gli dicono che non può più portarsi via il bambino perché lui stesso ha firmato un documento nel quale dichiara che è d'accordo che Peppino sia affidato in adozione a un'eventuale famiglia Ottavio Zucco è sbalordito. Dice: «E' vero, si è parlalo di questa cosa: io ho detto che per parte mia potrei anche essere d'accordo a una sistemazione del genere per questo figlio, ma mia moglie so che non sarebbe mai d'accordo, mia moglie dice che il figlio lo ha fatto lei e lei se lo vuole tenere». Gli obiettano che lui I ha firmato un documento, , a n o davanti al giudice. Risponde: «Mi hanno fallo firmare senza leggermi quello che c'era scritto». Ottavio Zucco è rimasto qui tre giorni, la notte andava a dormire sulle panche della stazione ferroviaria e al mat-1 tino entrava nella clinica pediatrica, per stare vicino al suo bambino. Tre giorni, poi s'è visto costretto a ripartire: doveva andare a lavare le auto per non perdere anche quel povero salario che percepisce. E Peppino? Sono «in corso contatti fra i due tribunali dei minorenni, di Milano e di Catanzaro, per accertare se la madre è contraria ad afj fidare in adozione il bambino e, comunque, per vedere se la famiglia è in grado di allevare il figlio. Una pratica che andrà per le lunghe e che potrà concludersi con un altro decreto non più di sospensione, ma di decadenza della patria potestà. Nel frattempo Peppino guarirà dalla bronchite che gli procura qualche linea di febbre senza tuttavia costringerlo a letto. Quando dovrà essere dimesso, interverrà l'Orimi per collocarlo in un istituto; e Lina Micheli, signora milanese di 40 anni, nominata dal giudice tutrice, interverrà, come prescive la legge, per «.salvaguardare gli- interessi del minore». Quanti uomini e quante donne estranei Peppino dovrà ancora -chiamare mamma e babbo, prima di rivolgersi davvero ai propri genitori? E rimarrà loro figlio o diventerà figlio di altri che la legge riterrà opportuno assegnargli? ,. Remo Lugli j a Mil Il il Pi Z i bi l d Tl) j Milano. Il piccolo Peppino Zucco in braccio al padre (Tel.)