La garanzia di Pacchetti

La garanzia di Pacchetti E' tornato grande il Nilton Santos d'Italia La garanzia di Pacchetti "Per l'Inter il derby non ha cambiato nulla: lo dimostreremo sul campo" "Il Torino ha sorpreso un po' tutti, ora è tra le primissime" - Giacinto conserva la voglia di gol: "Sarebbe bello giocare una volta da centravanti" (Dal nostro inviato speciale) Appiani) Gentile, 24 nov. Dice uno che ha visto il derby: «Pacchetti era uno spettacolo, sembrava Nilton Santos, quello del Brasile campione del mondo: tranquillo, sicuro, ogni pallone dominato e governato senza affanno. E Chiarugi stava a guardare questo gioco del gatto contro il topo». Una partita sontuosa, una prova d'autorità che una volta Facchetti ripeteva ogni domenica e che adesso sta tornando una regola, riportando Giaciutone tra i primìssimi difensori del nostro campionato (e non solo perché altri lo mettono in condizione di fare la figura dell'orbo nel paese dei ciechi). Lui si limita a dire: «Mi sono preso delle^belle soddisfazioni in questi ultimi mesi» e ricorda le ultime gare, tutte senza stonature, ricorda il gol-partita contro il Napoli. — Forse vuol dimostrare a qualcuno che certi giudizi sul suo conto andrebbero rivisti? «No, io gioco al calcio da tredici anni e credo di non dover più dimostrare niente a nessuno. Ormai mi sono fatto conoscere. L'importante è continuare a fare il proprio dovere divertendosi, perché non me la sentirei di continuare a giocare se non mi piacesse più». Anche nei discorsi è lo stesso Facchetti del campo di calcio, corretto ed essenziale, attento e preciso, senza svolazzi né compiacimenti narcisistici. E' uno che dice pane al pane e football al football, parla del suo lavoro con la riflessione che merita ogni cosa seria, molto seria. Gli ridono gli occhi soltanto quando si parla dei suoi gol, del Facchetticannoniere: «Andare avanti mi piace, se gioco nella metà campo avversaria il divertimento è maggiore. Quando mi tocca fare il difensore puro mi sento un po' soffocato, insoddisfatto, mi manca davvero qualcosa. Anche in questo ruolo c'è un aspetto piacevole, il giorno che mi tocca controllare un avversario pericoloso, molto forte: allora mi concentro e mi applico per neutralizzarlo. Ricòrdo con soddisfazione, ad esempio, certe partite contro Hamrin. lì bastava controllare l'avversario. Ma' quando posso pensare anche all'attacco è un'altra cosa: diciamo che su otto partite ne "sopporto" duj o tre come difensore puro, non di più». — Tra il Facchetti di ieri e quello di oggi è cambiato molto? «Gli anni passano. Una volta potevo permettermi quindici-venti incursioni per partita, adesso scendo magari a dieci. Però ora sono più tranquillo». Le discese all'attacco sono anche un metro per valutare il tempo che passa. Ma Facchetti non ha rimpianti, nemmeno per quel ruolo di centravanti che avrebbero potuto dargli e che non ha mai avuto. Al massitno una curiosità divertita quando ne parla: «Certo che da centravanti gol ne avrei fatti parecchi — dice —. Immaginiamo una squadra che giochi di rimessa, con due ali capaci di arrivare sul tondo e fare dei bei cross e io al centro. Naturalmente non potrei più contare sul fattoresorpresa che vale per chi arriva dalla difesa, però stando lì in mezzo di occasioni (e di palloni) ne avrei molti di più...». — Le piacerebbe provare almeno una volta prima di smettere? «Ma, un provino serio non mi sembra possibile. Chissà, magari nella mia partita d'ad¬ dio al calcio, diciamo a 37 anni. E allora sarebbe bello vedere le polemiche: perché se giocassi bene si potrebbe dire che ho sbagliato carriera... Io comunque sto bene così: da terzino ho avuto tante soddisfazioni che molti attaccanti non hanno mai avuto nella loro carriera». Ora si prospetta una domenica di quelle che non piacciono troppo a Facchetti, una domenica «chiusa», di difesa quasi esclusiva. «Mancherà Giubertoni — spiega Giacinto — e quindi dovrò controllare la seconda "punta" gra¬ nata. Ci sarà da stare attenti perché il Torino è una squadra forte, temibile anche fuori casa, capace di mantenersi stabilmente fra le prime cinque del campionato. Per noi è slata una sorpresa vedere l'anno scorso questo Torino che restava così in alto, adesso ci siamo abituati». — Sarà una partita corretta? «Credo proprio di sì. Ci sarà agonismo, prevedo una gara combattuta ma non cattiva, senza colpi proibiti. La fama del Torino che "picchia" è una storia superata, penso che sia una fama legata a un periodo finito da un paio di stagioni». — Vi aspettate un Torino aggressivo o prudente? «Io penso che il gioco dei granata non subisca troppe modifiche tra gare interne ed esterne: è impostato modernamente, difesa serrata e buon gioco di centrocampo dove si sviluppano gli attacchi, partendo da lontano, con elementi che si muovono parecchio come quel Rampanti che mi è capitato diverse volte di marcare». — Vi basterebbe un pareggio? «Bisogna vedere come andrà la partita: certo a noi farebbe molto più comodo una vittoria, abbiamo bisogno di una rivincita. Fino a sabato scorso andava tutto bene, poi abbiamo perso il derby e pare che si sia scatenata chissà quale tempesta. Secondo me non è cambiato proprio niente nell'Inter prima e dopo il derby: e dobbiamo dimostrarlo domenica, sul campo». Antonio Tavarozzi gdrvusarqntdls Giacinto Facchetti, protagonista ritrovato per il campionato

Luoghi citati: Brasile, Italia