Programmi
Programmi Programmi PENDOLARI — Noi astigiani del Sud chiediamo che la programmazione regionale ponga fine all'attrazione esclusiva del polo di Torino Non parlo per il mio Com prensorio del Medio Belbo al quale appartiene il mio Co mune, e dove il fenomeno del pendolarismo non esiste o quasi; ma per tutto l'Astigiano da dove partono ogni giorno 7 o 8 mila pendolari verso le fabbriche e gli uffici del capoluogo regionale. Asti ha bisogno di qualche industria, non una grande industria, ma alcune di medie dimensioni disseminate a raggerà intorno al capoluogo che eliminino il pendolarismo e assorbano la manodopera delle campagne. Perché se vogliamo risollevare la nostra agricoltura, dovremo per forza trovare soluzioni nuove a questo problema vecchio. Bisogna cioè ristrutturare le aziende. Abbiamo un piano zonale elaborato a cura della Provincia. E' un esperimento che si può tentare e noi lo presentiamo alla Regione alla quale chiediamo di approvare con urgenza la legge per Ente di sviluppo agricolo. CANTINE SOCIALI — Lo spezzettamento fondiario è uno dei problemi più gravi della nostra provincia. Non può concludere nulla di buono con un'azienda di proporzioni ridottissime, anche la meccanizzazione è impossibile, perché non remunerativa. Ma un altro problema altrettanto importante è quello delle Cantine sociali, che stanno passando un momento di grande crisi. L'Ente di sviluppo agricolo non deve dimenticarle. Sono il primo esperimento di cooperazione, alcune hanne una quarantina d'anni: quella di Mombaruzzo è nata nel 1931, quella di Canelli nel 1933. Funzionano bene, come non si può dire di altre. Lavorano con serietà, ma non hanno strumenti di commercializzazione, fanno il vino in una dimensione industriale e lo vendono come lo venderebbe qualsiasi contadino, non hanno possibilità di ricerche di mercato né contatti a livello internazionale. STUDI DI MERCATO — La Regione ha in programma uffici di questo genere per l'artigianato, chiediamo che si faccia altrettanto per l'agricoltura. Non solo per le Cantine sociali, ma per tutti gli altri prodotti. Anche perché riteniamo che la forma consortile sia la sola che potrà influire positivamente sulla conduzione delle aziende. Consorzi per la meccanizzazione agricola, per esempio, non dovrebbero essere difficili da costituire. PROGRAMMARE INSIEME — Questo in sostanza è quello che noi chiediamo alla Regione: di intervenire con la sua programmazione per risolvere i nostri problemi. Ma che non sia una programmazione dettata dall'alto, bensì che risponda alle esigenze locali. Il consorzio del Belbo ha indicato problemi di strade, di ospedali, di sistemazione idrogeologica, ma la Provincia o l'area ecologica dovranno estenderlo soprattutto nelle due dimensioni: ristrutturazione dell'agricoltura, compreso il potenziamento delle cantine sociali, moderata industrializzazione per occupare la mano d'opera esuberante dal settore agricolo. Carlo Berruti sindaco di Calamandnma
Persone citate: Carlo Berruti
Luoghi citati: Calamandnma, Canelli, Mombaruzzo, Torino
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