Le Memorie di Gasparri

Le Memorie di Gasparri Le Memorie di Gasparri Il cardinale della Conciliazione Il cardinale Gasparri e la Questione romana, a cura di G. Spadolini, Ed. Le Monnier, pag. 365, L. 3500. Vidi un'unica volta il cardinal Gasparri, ad una conferenza che tenne in un congresso di diritto canonico, pochi mesi prima della sua morte; narrò in essa che ad un certo momento della sua vita, sotto il pontificato di Pio X (come ora precisa Spadolini), aveva divisato di abbandonare la prelatura ed entrare nella Compagnia di Gesù; ed il supcriore di questa, padre Wcrnz, suo amico, 10 respinse, dicendogli che il compito affidatogli da Dio era di allestire il Codice di diritto canonico, e non poteva distogliersi da quell'ufficio per ricercare altra via. Non dimostrava gli anni che aveva; ma nel personale, nel parlare, si scorgeva non « il Pecoraro », come talora egli stesso si chiamava, bensì l'appartenente a quel ceto dei « mercanti di campagna », tipico della parte centrale dello Stato pontificio, cui appartenevano anche i cugini Silj, ceto formatosi già nel medioevo, c da cui erano uscite anche grandi famiglie della nobiltà romana. Spadolini ci dà adesso per i tipi di Le Monnier un volume, 11 cardinale Gasparri e la Questione romana, che consta di una premessa, di cinque capitoli e poi la pubblicazione delle parti delle Memorie del cardinale che possono interessare il pubblico italiano; ciascuna con un riassunto ed un commento di Spadolini. Il quale, informa però che nel dattiloscritto dei tre volumi delle Memorie posto a sua disposizione dagli eredi mancano i capitoli dedicati ai rapporti con l'Italia fascista, terminando — per quanto è avvio alla Conciliazione — con la caduta del ministero Orlando. Da qui, per quanto tocca l'Italia, si passa ad una cerimonia del 1929, di schietta impronta costantiniana: i! cardinal Gasparri che va a Montecassino come legato apostolipo con corteo settecentesco, carabinieri a cavallo, onori mili tari alle stazioni, stuoli di ec cellenze e di generali che osse quiano il legato. . Le Memorie non aiutano per tanto a risolvere il punto con testato, se ci fosse o meno un incontro Mussolini-Gasparri nel '21, prima della marcia su Ro ma (probabilmente no, come mi pare ritenga lo stesso Spadolini, pur con grande prudenza, e come ritiene il Margiotta Broglio, specifico studioso degli anni che precedettero la Conciliazione) . Gasparri, nato nel 1852, si era formato durante il pontificato di Leone XIII: un quarto di secolo che portò un completo rinnovamento nei quadri non solo della prelatura, ma dei docenti di seminari, e ristabili l'antico prestigio della diplomazia pontificia. Gasparri fu un devolo del cardinale Rampolla; ed a chi ricorda l'astiosità di questi verso l'Italia, la cura posta a tenere vive le rivendicazioni del potere temporale, può esser difficile comprendere come da quella scuola uscisse l'artefice del seppellimento della Questione romana. Ma proprio se si guarda indietro, ci si accorge come la storia abbia accelerato il suo passo; non sono trascorsi settantanni dalla morte di Leone XIII e quel tempo pare così lontano come allora apparivano le guerre di religione ed Enrico IV di Navarra; non è trascorso mezzo secolo da quel viaggio di Gasparri cardinale legato a Montecassino, e la narrativa ci pare altrettanto lonta na del tempo di Luigi XIV. Sotto Leone XIII la Chiesa sentiva ancora un terreno saldo sotto di sé, poteva dire che la sua unità di tempo era il se colo, che le sue sconfitte non erano se non temporanee, che le rivincite potevano essere lontane, ma immancabili. La poli dea di Leone XIII e Rampolla verso l'Italia, che ai contempo ranci poteva apparire errata, poiché non c'era più speranza del disfarsi dello Stato unitario e del risorgere dello Stato pontificio, in effetto fu la premessa degli accordi lateranensi; senza di quella non ci sarebbe stata una moneta di scambio per ottenere ciò che la S. Sede ottenne nel '29 (e non importa che ad una generazione seguente quell'acquisto potesse già sembrare negativo; tutto va considerato secondo l'angolo visuale dei contemporanei). Quel che le memorie non tacciono (ed è anche segno dei mutati tempi che chi le epurò non stralciasse per prime queste pagine: già sono lontani gli anni in cui ogni scrittore ortodosso doveva mostrare una Curia, una prelatura, tutta concorde) è l'asperrimo contrasto del tempo di Pio X: tra i super¬ ti spniglnMaptàppplomtrtirifodsimCnBCvmpdbMtlinèvcpurdvlgGpmpgnubdtfpssmdtSsmcvls stiti prelati di Leone XIII aperti alle discussioni teologiche, disposti ad abbandonare posizioni tradizionali non essenziali, e gli uomini dell'antimodernismo, nel Sacro Collegio De Lai e Merry Del Val. Contrasto noto, ma che qui appare in tutta la sua intensità. Gasparri scriveva di essersi pienamente conciliato con i due porporati, di averli visitati in punto di morte, di pregare per loro; era sicuramente sincero; ma ciò nulla toglieva ai contrasti che si erano a lungo avuti, fino al Conclave del 1921. E rispetto a chi fu l'artefice delle forme peggiori di persecuzione dei modernisti, mons. Benigni, si apprende cosa che ignoravamo quando guardando solo alla Civiltà cattolica, dalle cui pagine padre De Rosa fulminava Buonaiuli, scorgevamo l'intera Compagnia di Gesù sentinella vigile contro il modernismo: mons. Benigni detestava la Compagnia, fino a dirla meritevole di una nuova soppressione. La figura di Gasparri non balza in tutta la sua luce dalle Memorie; si difende solo dalle tracce di nepotismo, di liberalismo, d'indulgenza verso Buonaiuti. E' un ottimo prete, ma è ancora dell'ambiente della vecchia Curia, dov'era normale che una stessa famiglia desse più prelati, ed appartenere ad una certa famiglia era una garanzia di fedeltà alla S. Sede, di correttezza, d'impegno. Aveva radicata avversione per il liberalismo risorgimentale, per gli uomini dello Stato laico, Giolitti come Sonnino (se ne parla come uomo con legami massonici, mentre non so proprio immaginare Sonnino col grembiule massonico) ; ciò che non significava avversione ad uno Stato parlamentare, con libertà religiosa per tutti i cittadini. Credo che valutando l'alta intelligenza di Buonaiuti, il fascino ch'emanava dalla sua persona, Gasparri avrebbe desiderato conservarlo alla Chiesa; ma non penso che si rammaricasse, neppure nell'intimo, della definitiva condanna. Spadolini — sicuro conoscitore dei rapporti tra Chiesa e Stato dall'unificazione in poi, e scrittore che attrae i lettori come pochi — pone bene in luce che per Gasparri Mussolini era veramente l'uomo provvidenziale che seppelliva le tendenze risorgimentali; sicché nulla fece per difendere il partito popolare da quelli ch'erano i clerico-fascisti. e che rappresentavano la tradizione sanfedista del¬ la Chiesa, l'alleanza dei due poteri in un clima di soflocamento della libertà. Pio XI allontanò Gasparri dall'ufficio di segretario di Stato all'insorgere dei primi dissapori con Mussolini, sentendolo troppo legato a quegli che poteva divenire un antagonista. La nomina ad accademico d'Italia nel 1933 pare fosse voluta da Mussolini quasi a compensare la perdita dell'altissimo ufficio. Non ci è dato invece sapere se il Collare dell'Annunziata ai due cardinali, Gasparri e Malli, fosse stato dato spontaneamente dal re, che aveva ormai abbandonato le vecchie posizioni che nel '19 l'avevano portato ad opporsi alla Conciliazione, o dietro richiesta di Mussolini. A. C. Jemolo

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