Si è aperta ieri la Conferenza Presenti a Helsinki 34 Nazioni di Arrigo Levi

Si è aperta ieri la Conferenza Presenti a Helsinki 34 Nazioni I "prenegoziati,, sulla sicurezza europea Si è aperta ieri la Conferenza Presenti a Helsinki 34 Nazioni Il delegato romeno (che dà prova di grande indipendenza di fronte ai sovietici) chiede che la presidenza dei lavori spetti, a turno, a tutti i Paesi partecipanti - Dietro le questioni "tattiche", problemi sostanziali (Dal nostro inviato speciale) Helsinki, 22 novembre. Un piccolo ma significativo incidente ha chiuso la breve seduta inaugurale della « preconferenza » di Helsinki sulla sicurezza europea, tenutasi oggi pomeriggio. Il capo della delegazione romena, ambasciatore Lipatti, ha cercato invano, alzando il braccio, di attirare l'attenzione del finlandese Toett e fina ii n, che era appena stato nominato presidente, e che aveva subito dichiarato chiusa la seduta. Un po' di agitazione da parte di altre delegazioni appoggiava la richiesta del romeno, ma Toettermann, dopo un attimo di esitazione, confermava il rinvio dei lavori a domattina. Subito dopo però egli si è scusato con Lipatti. Trecento giornalisti seguivano questa seduta sui teleschermi da una sala vicina, e questo curioso episodio ha subito richiamato l'attenzione generale sui romeni, che dimostrano fin dall'inizio cospicua indipendenza. Ieri essi avevano inviato alle altre trentatré delegazioni una proposta di regolamento che prevede fra l'altro la rotazione | di tutti i paesi nelle due cariche di presidente e vicepresidente. Oggi Lipatti voleva appunto protestare perché Toettermann, che era stato nominato per acclamazione presidente « in questa fase dei lavori », aveva subito annunciato che il suo vice sarebbe stato (sempre « in questa fase dei lavori », frase di dubbio significato), un altro finlandese. Domattina si riprenderà con una discussione procedurale e i romeni torneranno alla carica. La loro proposta di regolamento afferma anche il diritto di ogni delegazione di partecipare direttamente a qualsiasi organo venga istituito dalla Conferenza (si respinge così ogni ipotesi di una rappresentanza « di blocco»); enuncia la regola dell'unanimità per ogni decisione « di fondo o di procedura »; stabilisce che ogni delegazione ha diritto di rendere pubblici i punti di vista da essa espressi nelle riunioni. L'atteggiamento romeno è segno di una prima incrinatura nel blocco sovietico: ricordiamo che dei 34 Stati presenti, 15 fanno parte dell'Alleanza Atlantica, 7 del l'atto di Varsavia, mentre 12 sono neutrali. E' assente, di proposito, l'Albania. Le schermaglie procedurali mascherano dissensi di sostanza. Proprio ieri il « leader » romeno Ceausescu ha detto che la Conferenza dovrà prendere « misure concrete per fermare la corsa agli armamenti ». Qcesta posizione è opposta a quella sovietica: sulle questioni militari, Mosca vorrebbe che non si andasse molto al di là di una dichiarazione di principio di rinuncia all'uso della forza; in tal modo la preponderanza militare sovietica in Europa verrebbe di fatto confermata. Anche sulle questioni procedurali i romeni contraddicono i sovietici. Questi vorrebbero una fase organizzativa rapida, che si limitasse a fissare in termini generali l'ordine del giorno della Conferenza vera e propria, la data e il luogo (Helsinki). Gli occidentali, pur con talune sfumature di dissenso, vogliono invece una discussione procedurale approfondita, che non lasci dubbi sugli obiettivi finali: sul fatto cioè che la Conferenza non dovrà concludersi con poche, vaghe e generiche dichiarazioni di principio e di buona volontà, come propongono in sostanza i sovietici, ma annunciare misure concrete per eliminare le cause fondamentali dell'insicurezza in Europa. I documenti conclusivi della Conferenza dovrebbero instaurare un più stabile equilibrio militare, come chiedono anche i romeni; definire rigorose garanzie contro interventi esterni nella vita dei singoli Stati (ossia, contro la dottrina Breznev della sovranità limitata); assicurare con nuove iniziative una libertà generale di movimento di uomini e idee. Tutto questo deve essere anticipato nell'ordine del giorno. Si annunciano dunque battaglie, anche se forse esse verteranno, alla preconferenza di Helsinki, soprattutto sulla procedura: così almeno fa ritenere il singolare incidente iniziale. A temi più vasti hanno oggi accennato soltanto gli ospiti finlandesi. Il presidente Kekkonen, rice- vnudaspbndH vendo stasera le 34 delegazioni, ha auspicato l'inizio di una « nuova era ». Il ministro degli Esteri Kirjalainen, aprendo con un breve discorso la seduta inaugurale, ha parlato del « profondo cambiamento nelle relazioni internazionali, caratterizzato dal dialogo fra tutte le potenze ». Ha riconosciuto le difficoltà dei compiti affrontati dalla Conferenza, aggiungendo che esse potranno essere superate « con là pazienza e la saggezza ». La Conferenza riprende i suoi lavori domattina alle 10,30; le sedute si svolgono a Dipoli, un centro di congressi situato a pochi chilometri da Helsinki, in un modernis¬ simo edificio di cemento, legno e pietra, collocato in un suggestivo scenario di boschi, rocce e acque; tutte le delegazioni sono guidate dal rispettivo ambasciatore ad Helsinki, per l'Italia Marco Favate. Il personaggio più noto fra i presenti è il viceministro degli Esteri sovietico, Zorin. A lato delle sedute plenarie si sono già iniziate consultazioni di gruppo e tra i gruppi. Hanno tenuto riunioni sia i 15 della Nato che i 9 della Comunità europea: questi ultimi sembrano animati dalla volontà di dar prova dello spirito unitario affermato al vertice di Parigi. Arrigo Levi Helsinki. Veduta generale del tavolo della Conferenza, nel Dipolibuilding, alla periferia della città (Telcl'oio « Ap »)

Persone citate: Breznev, Ceausescu, Dipoli, Lipatti, Zorin