Squilibri economici rilevati daLL'"Isco"

Squilibri economici rilevati daLL'"Isco" Oggi il rapporto all'esame del Cnel Squilibri economici rilevati daLL'"Isco" L'Istituto per lo studio della congiuntura parla per la prima volta di "tensioni dovute a problemi strutturali" - Difficoltà per le imprese e per l'occupazione (Nostro servizio particolare) Roma. 20 novembre. Il Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel) incomincerà domattina la discussione del rapporto semestrale redatto dall'Istituto per lo studio della congiuntura. Per la prima volta l'Iseo sconfina dal proprio terreno in quanto, osserva, « le tensioni che contraddistinguono il sistema rispondono in larga misura a problemi strutturali ». Aggiunge l'Iseo che « se la ripresa produttiva può essere considerata l'aspetto qualificante del 1972, l'aspetto caratterizzante, e negativo, è stato il permanere di diffuse situazioni di tensione, in alcuni casi anche ulteriormente accentuatesi ». La tensione principale è provocata dal numero di coloro che chiedono un lavoro, largamente superiore all'offerta di posti. Per inciso il rapporto osserva che ormai quasi la metà dei maschi che domanda lavoro ha un diploma o un titolo di studio. Una seconda tensione deriva dal fatto che la capacità di produrre (creazione di nuovi impianti) si è ampliata più della produzione, fenomeno che crea difficoltà alle aziende, specie perché si continuano a registrare « livelli di produzione per occupato troppo interiori a quelli della maggior parte dei paesi industrializzati ». L'Iseo rileva che mentre « è fenomeno irreversibile l'accostamento dei livelli retributivi tra i vari paesi », c'è in Italia un aggiuntivo « fattore di costo, ed anche di tensione, legato al carico fiscale, soprattutto per oneri sociali ». Stretto tra livello dei salari e degli oneri sociali, il « risparmio d'impresa », cioè la quota di fatturato da destinarsi a investimenti nuovi e a ripagare investimenti già fatti, diventa in Italia « una quota trascurabile, mentre è 7inr quota significativa nella media dei paesi industriali ». Ne consegue che le imprese devono rispondere ai costi crescenti, che non riescono a recuperare con la piena utilizzazione degli impianti, con aumenti di prezzo. Ma «la trasposizione dei maggiori costi sui prezzi è stata solo parziale ». In rapporto ai prezzi l'Iseo osserva che nel nostro sistema economico si stanno introducendo « dualismi » nuovi (quello conosciutissimo è costituito dalla differenza di livello economico tra Nord e Sud). Le industrie sono attualmente «meno protette», per l'integrazione europea che abbatte i dazi, che non il sistema commerciale: quindi il commercio fa più aumenti dell'industria. Per il commercio, non sottoposto a concorrenza internazionale, è poco sentita l'esigenza di ammodernarsi, di far economie: non facendole, assorbe una quota di reddito che, altrimenti, spetterebbe all'industria. dutssStrette tra gli aumenti dicosto (salari, materie primeprelievo pubblico), un calodello sfruttamento degli impianti che nel 1972 s'è solofrenato, l'impossibilità di aumentare i prezzi oltre i livelldi competitivita internazionale, le imprese industriali'anno ricorso alle imprese finanziarie. Qui l'Iseo abbandona non solo il suo pistretto terreno, ma anchquello «nuovo» dell'esam delle tensioni, per lanciare un vero preallarme di carattere « politico »: ove il ricorso ai finanziamenti « divenisse fenomeno consolidato di tipo strutturale, vi sarebbe, inoltre, una progressiva modificazione del ruolo degli stessi intermediari finanziari, portandoli a incidere sulle stesse scelte delle imprese industriali ». Per chiarire come sia « politico » il rilievo dell'Iseo, occorre ricordare che a cavallo degli Anni Trenta le banche, in Italia, intervennero sempre più nell'industria e che, anche per l'incapacità dei banchieri a sostituirsi agli industriali, vi fu poi una crisi d'entrambi. Oggi la legge impedisce alle banche di valicare certi limiti, ma vi sono anche in Italia istituti speciali per il finanziamento industriale. Queste osservazioni porta¬ no l'Iseo a concludere che « l'autunno trova il sistema economico davanti a una ripresa produttiva ormai delineata ma il cui consolidamento rimane contrastato ». Per il consolidamento, il commercio estero appare uno dei settori più favorevoli (nell'estate « le esportazioni italiane avevano finalmente recuperato e forse superato le quote di mercato conquistate all'inizio del '69 »). Tuttavia occorre che anche in Italia si giunga a « risultati produttivi non dissimili da quelli degli altri paesi industriali ». Per quest'obiettivo occorrono investimenti che siano finanziati « adeguatamente » dal capitale di rischio, con V« approntamento d'adeguate infrastrutture », cioè leggi nuove per l'insieme del mercato azionario. g. rn.

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