Quando la neve verrà

Quando la neve verrà Saper spendere Quando la neve verrà C'è chi pensa di dar inizio alla pulizia dei tappeti invece di andare in montagna a sciare - Ma i metodi delle nonne non assicuranoibriHantirisultati - La bimba che si rosicchia le unghie E' una foto scattata a Pechino. Ovunque la neve ha lo st.sso incanto. Flavia attende la neve con impazienza. Ma non per ammirare le colline bianche né per sfrecciare sugli sci. Vuole approfittarne per lavare i tappeti. «Ho alcuni tappeti orientali, la mia passione, — scrive — acquistati poco per volta da privati per spendere il meno possibile. Sebbene li abbia spazzolati e battuti più volte, è necessaria ora una pulizia completa. Un'amica mi ha indicato un metodo casalingo che richiede tempo, un po' di fatica e nessuna spesa: basterebbe sfregare i tappeti con la neve, sia sulla superficie sìa sulla parte della trama. « Poiché si sta avvicinando la stagione vorrei sapere da un esperto di tappeti orientali se seguendo il consiglio della mia amica riuscirò a limitare le spese del lavaggio in tintoria o danneggerò i miei tappeti. Mi è stato detto anche che aceto ed ammoniaca diluiti in acqua ne esaltano i colori e che almeno una volta l'anno bisognerebbe strofinare la superficie con un mezzo cavolo per. fidare lucentezza alla lana. Sono dicerie oppure c'è un fondamento di verità? ». ** Le nostre nonne erano sagge ed attive anche se non avevano a disposizione tutti i mezzi moderni offerti dal progresso tecnico. Non davano consigli avventati. In tutti c'era sempre un po' di verità. Il cavolo strofinato sul pelo del tappeto, le foglie di tè, l'aceto o l'ammoniaca diluita in acqua, tutto serviva a ravvivare i colori, senza provocare danni visibili, ma nello stesso tempo senza pulire a fondo i tappeti. Per pulire a fondo occorre il lavaggio « Si tratta di sistemi superficiali — ci ha detto un commerciante persiano —. Non fanno male, se il tappeto ha colori solidi, è resistente e non troppo antico. Anche la neve può essere utile per dare risalto alle tinte diventate opache con l'uso. Ma non serve per lavare un tappeto. Per questo è indispensabile un trattamento particolare secondo la qualità ed il valore dell'oggetto. Buoni risultati si ottengono con acqua e sapone neutro, ma bisogna essere esperti per intraprendere questa pulizia e raggiungere un effetto soddisfacente». Tentar non nuoce. Alla prima neve la signora Flavia ne farà provvista; sceglierà quella più soffice e soda, candida, non ancora annerita dallo smog delle nostre città. Potrà fare una prova su un angolo del tappeto meno costoso. Se non noterà inconvenienti, potrà continuare l'operazione su tutti. Per quest'anno riuscirà ancora a risparmiare la spesa del lavaggio, ma prima o poi dovrà rivolgersi ad una ditta specializzata. Con un minimo di 5 mila lire per un buon tappeto persiano autentico da salotto, avrà il piacere di vederlo finalmente pulito a fondo. Un vizio infantile che rivela l'ansia Maria Luisa è una bambina con trecce bionde e occhi tristi. E' timida e impaurita; sfoga la sua ansia rosicchiandosi le unghie. « Riesce addirittura a farle sanguinare — scrive la madre preoccu pata —. E' un vizio che ho sempre notato in mia figlia sin da quand'era piccola. Ora ha dieci anni e non accenna a migliorare nonostante i miei continui rimproveri. Da che cosa dipende? Sono disposta a spendere purché perda il vizio. Sarà consigliabile farla visitare da uno psichiati a? Che posso fare per aiutarla a smettere? ». ** Forse essere lei stessa meno apprensiva e soprattutto meno severa. Il suo amore materno, la sua serenità contribuirebbero a dar fiducia alla bambina, a farle capire a saredtuutuppuvplapsonstgClasrlabepgcuinfdpccacuslssM a poco a poco di poter riversare su di lei tutte le sue paure di scolara, con la sicurezza di essere compresa. Soprattutto, signora, non deve farne un dramma. Può capitare a tutti noi in un momento di particolare agitazione di sorprenderci a rosicchiarci le unghie; in questo mondo convulso e affannato le occasioni per distendere lo spirito e rilassare la mente sono sempre più rare. Dal fenomeno non sono immuni i bambini, ma non si deve pensare che questo sia segno premonitore di gravi squilibri psichici. Il prof. Lusso, direttore del Centro di Igiene Mentale della Provincia di Torino, ci ha spiegato: « Si deve distinguere tra l'onicofagia vera e quella da imitazione, che potrebbe colpire, proprio come una epidemia, un'intera classe. La prima è assai frequente: in genere gli scolari che si rosicchiano le unghie raggiungono una percentuale oscillante tra il 10 ed il 30 per cento. Ma non è esclusivamente questo fatto che giustifica la visita di uno psichiatra, quanto la presenza di una serie di piccole turbe di comportamento che accompagnano la cattiva abitùdine ' e segnalano una certa instabilità emotiva ed un certo fondo di tensione ansiosa. Un esame accurato dell'ambiente, nel quale vive il soggetto, rivela spesso una situazione familiare tesa ». Motivo dell'agitazione inte¬ riore potrebbe essere uno stato di incomprensione esistente tra i genitori o dei genitori nei confronti della figlia; una mancanza di profondi rapporti affettivi (caso non raro tra fratelli), un cattivo adattamento alla scuola, mille altri piccoli drammi che feriscono l'acuta sensibilità infantile. « L'onicofagia — precisa lo psichiatra— non è quindi un segno catastrofico di turbe psichiche, ma soltanto un comportamento motorio anormale conseguente ad un anormale stato di tensione emotiva. Alcuni ammettono che rosicchiarsi le unghie, come succhiarsi il dito, corrispondono ad una stessa tendenza: il desiderio dì isolarsi dal mondo esterno. « A parie questa interpretazione (ed altre se ne potrebbero citare, soprattutto di tipo psicanalitico), l'onicofagia come scarica motrice primitiva, come movimento istintivo, impulsivo, come " tic ", non è altro che il riassunto di una situazione motoria che può essere corretta stabilendo e quindi eliminando lo stato tensionale emotivo che essa rivela. Potrebbe essere un'abitudine transitoria del bambino, ma potrebbe anche conservarsi fino all'età adulta ». Prima di far visitare sua figlia da una specialista, gentile signora, faccia un esame di coscienza. Eviti gli eccessivi rimbrotti, i ricatti, le accuse che, troppo spesso, ingiustamente, escono dalle labbra di noi genitori. Maria Luisa non ha bisogno delle cure di uno psichiatra, ma soltanto di affetto e di maggiore comprensione, per affrontare la vita con l'animo rasserenato. Cerchiamo il galletto per una « vecchia zia » «Ho perduto il mio galletto, poveretto, meschinetto, stamattina sul far del di. Ha le piume bianche e nere e la coda ben dorata, lungo il collo, largo il petto e poi fa chicchiricchi ». A questa filastrocca infantile, che vanta come tutte le canzoncine del genere un testo desolatamente povero, pare tenere molto una « vecchia zia » di Moncalieri, che dopo tre mesi di inutile attesa ci scrive rimproverandoci di aver ritenuto « più interessanti altri argomenti ». Dice: « Vorrei insegnare ai miei nipotini le canzoncine che mi ricordano il lontanissimo tempo dell'asilo, ma la memoria fa cilecca e non mi resta che ricorrere a voi ». ** I dolci anni perduti lasciano tracce di nostalgia; non importa che la vita sia mutata, che i bambini d'oggi si divertano di più con storie vere che con filastrocche insulse, che siano usi a vedere gli uomini sulla Luna e si trastullino con i transistors. Bisogna ritrovarla ad ogni costo quella poesiola. Ma dove? Abbiamo suscitato l'ilarità di molti librai recitando i versi che la lettrice ci ha inviato, ma nessuno ci ha saputo dare indicazioni utili. Anche le filastrocche cambiano, « vecchia zia » di Moncalieri. Potremmo tutt'al più suggerirle l'acquisto di un libro moderno per bambini (prezzo 800 lire) che s'intitola: « Filastrocche in cielo ed in terra ». Ma, ahimè, del suo galletto nessuno serba ricordo. dtMrsdoltcscfmzsvlnsscctèds

Luoghi citati: Moncalieri, Pechino, Torino