Su commissione il delitto con l'iniezione di curaro? di Filiberto Dani

Su commissione il delitto con l'iniezione di curaro? Il proprietario del ristorante ucciso a Pisa Su commissione il delitto con l'iniezione di curaro? Sono in carcere: la moglie e la figlia della vittima, due camerieri e un geometra già in prigione per un attentato - Quest'ultimo, secondo i camerieri, avrebbe ordinato il crimine perché l'esercente minacciava di denunciarlo Accanto a lui, la moglie, Bru- (Dal nostro inviato speciale) i Pisa. 18 novembre. « Belve umane, ecco cosa sono. Ma non si illudano di 1 farla franca: siamo disposti a spettderc tutto Quello che abbiamo purché ricevano la punizione che si meritano ». Sono parole di Gino Serragli, 76 anni, padre di Luciano Serragli, il proprietario del ristorante « L'Archetto » di Pisa, ucciso il 19 maggio 1971 con una siringa carica di curaro. strazione provinciale di Pisa na Lorenzi, 68 anni, si copre I il viso con le mani, piange I in silenzio. Ci troviamo nell'appartamento dei due anziani coniugi, in via Ricucchi 1: quattro vani, un decoro piccolo-borghese che appare anche dal meticoloso lindore e dai soprammobili disposti con esatta geometria. « Non vogliamo vendetta ma giustizia ». dice Gino Serragli, un ometto dal viso minuto, rubizzo, gli occhi lu-1 stri. Cinque persone sono in carcere, accusate dell'assassinio del quarantatreenne Luciano Serragli: la moglie e la figlia della vittima, Elsa Maffei, 45 anni, e Paola Serragli, 18 anni, i due camerieri del ristorante, Vincenzo Scarpellini, 33 anni, e Glauco Michelotti, 38 anni, il geometra Alessandro Corbara, 32 anni, dipendente dell'ammini I due coniugi non hanno dubbi sulla colpevolezza dei |primi quattro; ne hanno, invece, su quella del geometra, che è stato tirato dentro la fosca vicenda soltanto dieci giorni fa. L'accusa è partita dai due camerieri, i quali hanno concordemente indicato in Alessandro Corbara l'uomo che ha commLsionato il delitto. Il movente: Luciano Serragli, la vittima, aveva scoperto che il geometra era l'autore di un attentato dinamitardo ed aveva minacciato di raccontare tutto ai carabinieri. « No — dice con piglio deciso Gino Serragli — la politica quì non c'entra. Mio figlio è stato ucciso perché aveva scoperto una tresca fra i due camerieri, sua moglie e sua figlia ». Le scatole cinesi: più che la storia di un omicidio, il « giallo » della morte di Luciano Serragli sta acquistando l'ap- parenza di questojgioco orien tale, esasperante fino alla perfidia. Si è cominciato venti mesi fa con l'aprire una grande scatola. Alessandro Corbara viene arrestato il 20 luglio 1971 perché indiziato di un attentato dinamitardo che, cinque mesi prima, ha fatto saltare in aria una macelleria pisana ed è costato la vita ad uno studente che stava passando davanti al negozio (nell'ufficio del geometra i carabinieri scoprono tre chili di esplosivo, micce, detonatori e un fascicolo per uno studio per attuare la rivoluzione attraverso atti terroristici). Con lui finisce den- tra, per la medesima imputazione, Vincenzo Scarpellini, cameriere presso il ristorante « L'Archetto ». A questo punto, ecco la seconda scatola cinese: Vincenzo Scarpellini viene riconosciuto da un testimone come uno dei due uomini che la notte del 19 maggio 1971 hanno trasportato sul Monte Castellare, alle spalle di Pisa, il corpo senza vita di Luciano Serragli. L'aitro uomo è Glauco Michelotti, anch'egli cameriere de « L'Archetto »: arrestato dai carabinieri, dice che il padrone del ristorante è stato ucciso con un'iniezione di curaro dal collega Vincenzo Scarpellini e da Elsa Maffei, la moglie della vittima. Vincenzo Scarpellini rilancia l'accusa: Luciano Serragli è stato ucciso da Glauco Michelotti, da Elsa Maffei e dalla figlia, Paola Serragli Terza scatola cinese. Le due donne, arrestate per concorso in omicidio aggravato dall'uso del veleno, negano e sostengono che il loro congiunto è stato ucciso per rapina. « La sera del 19 maggio 1971 — dicono — Luciano era partito per Genova: doveva comperare un brillante che aveva promesso a Paola per premiare i suoi successi di cantante». I carabinieri, frattanto, accertano che Glauco Michelotti ha avuto torbidi rapporti con la moglie e la figlia della vittima. Un dramma passionale, dunque? La quarta scatola cinese sconvolge tutte le ipotesi: dieci giorni fa i due camerieri, forse perché convinti di non poter più sfuggire alle loro responsabilità, fanno causa comune e tirano in ballo Alessandro Corbara, accusandolo di aver commissionato il delitto perché Luciano Serragli aveva scoperto la verità sul tragico attentato alla macelleria f« Bisogna far lacere quel chiacchierone »). Raggiunto in carcere da un secondo mandato di cattura per omicidio volontario, il geometra dichiara: « In questa storia io non c'entro ». La pensano così anche i genitori di Luciano Serragli. « La verità, ci confida il padre della vittima, è che Luciano aveva scoperto una tresca fra sua figlia e uno dei camerieri; la moglie e altri uomini ». « Si era così accorto che Paola, da qualche tempo, si comportava in maniera strana. L'aveva osservata attentamente ed era arrivato a questa conclusione: la ragazza era incinta. Aveva fatto una scenata alla moglie e ai due camerieri: "Se avete rovinato mia figlia, vi ammazzo " aveva gridato, mostrando una pistola ». Con amare, accorate parole, l'anziano genitore ricorda i giorni che hanno preceduto la morte del figlio. « Luciano, dice, aveva fissato per \ Paola un appuntamento con un ginecologo: era per il 21 maggio. Voleva sapere la verità: ecco perché il 19 maggio è stato eliminato. Mia nuora, mia nipote, i due camerieri temevano la sua reazione e sono corsi ai ripari. Altro che movente politico!». Luciano Serragli era ammalato: ogni tanto veniva colto da una crisi di fegato, per lenire la quale doveva farsi fare una iniezione di « Talofen ». Il 19 maggio, invece, quando ebbe bisogno di questa iniezione, se ne buscò una di «*Myothenlis », un medicinale a base di curaro. Chi lo uccise? Filiberto Dani i 1 I I 1 Luciano Serragli, la vittima

Luoghi citati: Corbara, Genova, Pisa