Una proposta per gli emigrati

Una proposta per gli emigrati Lo straniero in Italia Una proposta per gli emigrati in li Tra i molti propositi sul tappeto del recente vertice dì Parigi ho trovato affascinanti e meritevoli della massima attenzione soprattutto i suggerimenti clic tendono a creare nuove l'orme di cittadinanza soprannazionale, cioè europea. C'è chi pensa a una doppia cittadinanza per tutti gli abitanti degli Slati del Mec, cioè un legame comune da aggiungere alla cittadinanza solila dei singoli Paesi. C'è chi pensa in primo luogo (forse perché misura più facile da realizzare) a una migliore integrazione di lutti gli emigrali clic provengono da un Paese della Comunità e vivono in un altro, concedendogli una partecipazione attiva alle cose pubbliche del Paese che li ospila (almeno nell'amministrazione locale). Non vorrei sottovalutare le belle dclibere contenute nella « diaria di Parigi », i tanti piani da elaborare per un'ulteriore unificazione della politica economica, valutaria, sociale, regionale e via dicendo. Ma tutte queste buone intenzioni incontreranno di certo molti ostacoli c molte difficoltà prima che si raggiunga veramente l'unità d'azione indispensabile per l'Europa unita. Invece le questioni dell'auspicata cittadinanza non dovrebbero suscitare notevoli imbarazzi, in quanto chiedono soltanto piccole concessioni. Concessioni che del resto produrrebbero grandissimi vantaggi e progressi: infatti muovendosi in questa direzione una buona volta si rompe, in modo visibile per tutti e concreto per molti, con la tradizionale concezione della sovranità nazionale e si piantano le prime radici d'una Futura soprannazionalità. Si è tenuta in questi giorni una riunione alla Farnesina per fare (come mi sembra) il punto sull'emigrazione italiana verso i Paesi della Cce e per avviare (come spero) un programma d'azione per risolvere man mano i tanti problemi di questi emigrati. Prendendone aito mi sono chiesto spontaneamente: perché Pllalia non assume più decisamente l'iniziativa in questo campo, perché non sviluppa un'azione in forme di « pagamento anticipato ». cioè un'azione che creerebbe una fortissima pressione indiretta, anzi una costrizione sui suoi partners, per indurli ad affrontare con uguale serietà questo tema e seguirne l'esempio una volta stabilito? Mi spiego: perché l'Italia non costringe gli altri Stali membri della Cce a concedere ai molli lavoratori italiani ivi emigrali una pur minima partecipazione politica o almeno civica, concedendo l'Italia stessa, in anticipo, ai pochi stranieri dei Paesi del Mec residenti sul suo territorio ciò che si vorrebbe ottenere per i propri connazionali oltre i confini? | "Integrati" e no Sono probabilmente poche decine di migliaia i forestieri europei che vivono in Italia, mentre gli italiani costretti a lavorare all'estero europeo si contano in centinaia di migliaia. Vuol dire che qui gli si lanieri sono una quantità uégligeable, la cui integrazione o semi-integrazione nella cittadinanza nazionale non dovrebbe destare particolari preoccupazioni ( non diverrebbero una « quinta colonna»). Inoltre si tratta buona parie di persone che mentalmente si sentono già quasi perfettamente integrate, in quanto la loro decisione di venire a vivere in Italia corrisponde spes.-o a una scelta sentimentale. Dare a lutti questi (dopo un certo periodo di permanenza) il difillo di volo nelle elezioni (almeno) ammuli¬ in trative, consentir loro di avee rappresentanti e di far senire sui problemi comuni anche a propria voce, significherebbe solo il formale riconoscimento d'una partecipazione inimamente ormai acquisita in arga misura. Ciò farebbe un gran bene oprattutto ai miei connazionali edeschi: si potrebbe dire addiittura che beneficamente li compenserebbe del fatto che la oro patria li ha un po' dimenicati. Infatti, se lasciamo da parte i nostri diplomatici o più n genere il corpo dei funzionari statali inviali in missione ufficiale all'estero, il comune cittadino della Repubblica federale perde ogni diritto civico rasferendosi e sistemandosi per ragioni di lavoro per esempio n Italia; viene cancellalo dal registro elettorale il giorno slcsso che, dopo la dovuta notifica di partenza davanti all'anagrafe, abbandona il suo Paese d'origine; non vota e non può essere eletto. Così molti tra i edeschi temporaneamente emigrati in Italia non hanno nessuna possibilità di partecipare alle elezioni politiche in Germania domenica prossima. Evidentemente l'Italia pensa meglio ai suoi figli lontani; non li priva dei dirini fondamentali, anzi concede notevoli facilitazioni per far sì che molti degli emigrati si possano permettere il viaggio nella loro pania quando i cittadini vengono chiamati alle urne. Insoliti auguri (A proposito di queste elezio- ni tedesche, mi sia consentila una parentesi tanto divagante quanto attuale: è usanza generale che i governi o anche i cosiddetti partiti fratelli si congratulino a vicenda con i vincitori di tali competizioni. Bene. Però mi sembra un po' fuori strada la prassi di anticipazione che il Telegiornale di domenica passala ha voluto introdurre con un suo servizio. Dopo un filmalo su un comizio del leader della Cdu Barzel appariva sul teleschermo l'on. Piccoli, e il commento c'informava che il presidente del gruppo parlamentare de non aveva mancato di esprimere a Barzel i suoi auguri per una vittoria del partito democristiano tedesco, vittoria che dovrebbe anche servire ad una sempre migliore collaborazione nelle questioni europee. All'incirca così suonava il tcslo. che rischiava grosso di essere preso come un'insolita interferenza o almeno come un'inopportuna semplificazione: infatti è stato prò- prio il cancelliere Brandi, e non l'oppositore Barzel, che con la sua coraggiosa Ostpolitik ha grandemente favorito il processo della distensione in Europa, giovevole lauto per il futuro della Comunità quanto per le sorti di ciascuna delle singole nazioni). Riprendo il mio tema ripetendo che l'Italia fa bene (emeglio della Germania) mante nendo nel modo più geloso i suoi legami con gli emigrati, e facendoli pienamente partecipi delle scelte del Paese. Del resto ben pochi fra essi (secondo una recente indagine; meno del 10 per cento di unii Castarbeiter nella Repubbli; ca federale) non vorrebbero ritornare un bel giorno nella | loro pania. C'è da augurars; solamente che l'Italia riesca presto ad ottenere anche un adeguato riconoscimento politii co per i concittadini tempora| neamcnic emigrali da parie de I Paesi dove lavorano. L'inte: giazione civica che gli spella I servirebbe non poco a risolvere i problemi sociali, (inora irriI soln. che gravano su quanti — I vivendo in due mondi — for' nnino in sostanza il primo nucleo di veri europei. Albert WucherC'orri-roncli.'ntc da Roma della «Stiddculsche /. ii uu in li