Un'idea vecchia ed i soliti dubbi
Un'idea vecchia ed i soliti dubbi Un'idea vecchia ed i soliti dubbi Dopo ogni grande manifestazione di atletica leggera, sullo slancio dell'entusiasmo del pubblico e sui mugugni degli sconfitti, oppure la notizia della costituzione di una «troupe» professionistica di atletica leggera, che prendendo esempio da quelle del tennis, del golf, dello sci — che ha avuto guest anno molte adesioni — della pallacanestro (i famosi Harlem Globetrotters) dovrebbe girare le grandi città degli Stati Uniti ad esibire i suoi campioni, per venire I poi anche in Europa. L'ultimo tentativo naufragalo | miseramente senza allestire nepl pure una riunione, fu legato al I nome dell'ex saltatore in lungo i olandese Henk Visser, adesso l'i[ dea viene rilanciata da O'Hara, ex i mezzofondista statunitense di me\ dio valore. Visser aveva alle spaij le un gruppo finanziatore, lo stesi so accade a O'Hara che dice, e gli I interessati lo confermano, di avere già ingaggiato Maison, Seagren, ! Evans e Jim Ryun, un bel gruppo j di delusi dalle ultime Olimpiadi c dal modo statunitense di fare I atletica. Le obiezioni possibili ad una tuie Iniziativa sono due, riI guardano la possibilità di tenere I in piedi uno «spettacolo d'atleti co» che si ripresemi di città in città con lo stesso numero neces- Variamente limitato di protagoni- sti, e l'entità delle cifre che si debbono oflrire a degli atleti per tenerli legati ad un «Bamum» del genere. Dalla gate delle Olimpiadi ni meetings-spettacolo che si organizzano in Italia da quando la Fidai ha trovato dirigenti giovani e capaci, il punto d'interesse per il pubblico e dato dalla lotta allo spasimo fra i campioni, il tutto valutato freddamente, confrontando risultati c records. In ultima analisi, l'emozione e l'interesse sono tutti nel risultato del duello Ira l concorrenti, nessuno va a «veder correre» Arese, ma per «vedere se Arese batte Liquori». Nel tennis è diverso, si può assistere ad una partita Ira «prò» anche sapendo che c'è una certa di- stribuzlone delle vittorie all'Interno della troupe, ma gustando egualmente i colpi migliori. Senza la genuinità della lotta, l'atletica si svuota. E non è possibile che in una organizzazione professionistica, in cui il premio grosso va a chi vince, si imponga sempre il più forte. E gli altri atleti, sconfitti, con cosa vivranno? Secondo punto. I guadagni offerti da O'Hara (che non ha parlato di ingaggio; solo con una grossa cifra iniziale si potrebbe «tentare» qualche campione dell'Europa) sembrano troppo bassi per avere presa. Trecentomila lire al vincitore di ogni gara sono poche, se si pensa alla rotazione delle vittorie, al logorio degli allenamenti necessari per restare sempre a livello «dt spettacolo», alla lattea degli spostamenti a comando del manager, senza possibilità di discussione. L'atletica deve cambiare andando incontro alle esigenze dei suoi protagonisti, ma la chiave del necessario progresso non è certo nella « troupe » professionistica. Nella sua spiegazione - accusa, Bob Seagren dà alcuni giudizi sull'atletica italiana. Impressioni pe- sa"''. ai una Persona che non co »osce cerl0 la nostra situazione ed il nostro ambiente. Nessun me dico italiano ha «rovinalo» Fiasconaro, che non aveva affatto il dito rolto- 11 presidente della Ftdal, Primo Ncbiolo, risponde: «Sea- gren dovrebbe ricordare che a Formia fu battuto da un Dionisi in salute, e che solo i malanni hanno impedito allo stesso Dionisi, ad Aresj ed a Fiasconaro di difendere le loro chances a Monaco. Quando si parla di "fiaschi" bisogna andare cauti, conoscerne i motivi. Soprattutto bisogna saper guardare attorno a se stessi, prima di trinciare giudizi da migliaia di chilometri di distanza. Se c'è qualcuno che non deve parlare di "fiasco" sono proprio gli statunitensi, che a Monaco hanno toccato il fondo». Bruno Perucca
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