Peron torna in Argentina

Peron torna in Argentina Peron torna in Argentina Esercito pronto (Segue dalla V pagina) 1 e j a , i I è e nlie a n) ee e ea a), nrndotto fino all'ultimo aperte trattative con il governo Lanasse, hanno ripetuto più volte che è impossibile tentare di fermare l'entusiasmo popolare. Le 62 organizzazioni sindacali peroniste hanno indetto uno sciopero generale per venerdì, in segno di « giubilo nazionale »: in realtà per mobilitare le folle verso le strade di Buenos Aires (o per sabotare i raduni organizzati nelle fabbriche, come dicono i loro accusatori di sinistra che li rimproverano di cedimento). Comunque i militari hanno abilmente sventato la manovra: per venerdì, hanno proclamato una giornata « non lavorativa », con doppio salario, e hanno chiuso le scuole. Sperano che Buenos Aires si svuoti per il lungo weekend. L'atteggiamento dei militari che governano l'Argentina è, in questa vigilia, dettato da una strategia accotta. Da quando hanno capito di non potersi più opporre al ritorno di Perón, cercano di impadronirsi dell'avvenimento, e di gestirlo per dimostrare che sono in grado di garantire l'ordine pubblico. Anzi, giungono a dire che l'arrivo di Perón è indispensabile come tappa verso la normalizzazione del Paese. La televisione di Stato, il carile 7, è la più prodiga di servizi e di immagini sul viaggio dell'ex capo di Stato. Accanto ai continui ammonimenti alla prudenza e alla calma, i resoconti so'no minuziosi e senza astio. Anzi, proprio il governo ha autorizzato la ripresa diretta delle fasi dell'arrivo, per convincere gli abitanti di Buenos Aires a restare a casa invece di spingersi nelle strade presidiate del centro o dell'aeroporto. Ma proprio venerdì, nel primo pomeriggio, il presidente Lanusse lascerà Buenos Aires e andrà a Bahia Bianca, dove esiste una grande base della marina, la stessa dalla quale nel '55 partirono le navi da guerra che costrinsero Perón alla fuga. Tutto questo sta a dimostrare che le possibilità di un accordo fra peronisti e militari esistono, ma non sono ancora diventate certezza. Intanto, non si è sicuri dell'itinerario del viaggio. I peronisti hanno chiesto e ottenuto di predisporre uno scaio di emergenza a Carrasco, in Uruguay, da dove il generale potrebbe decìdere a seconda della situazione, se proseguire per l'Argentina o fermarsi, come già fece a Rio nel 1964. Invece che a Ezeiza, l'aereo di Perón potrebbe essere avviato in un altro e più remoto aeroporto della capitale. Una volta ad Ezeiza, poi, Perón potrebbe trovarsi dinanzi a poche decine di seguaci, o ad una folla straripante. Che farà? Sembra che si fermerà qualche ora in un albergo vicino alla pista, terrà una conferenza-stampa e poi entrerà in città, dove un grande « chalet » in stile normanno, in via Gaspar Campos 1065, sta subendo frettolosi lavori di restauro e dove sulla facciata campeggia un motto che dice: « Né timidi, né temerari ». I peronisti sembrano inve1 ce in queste ore timidi e tej merari insieme. Un proclai ma stradale impartisce ordini per il giorno 17 e invita j tutti a scendere in strada, a ' l'esistere alle provocazioni , « del nemico », a rimanere in j allarme per molti giorni. Ma I intanto si parla apertamente : di un accordo fra l'ala mo\ derata del peronismo e il goi verno militare. E' proprio il \ mistero che circonda le intenzioni del generale ad autorizzare un'altalena di allarmismo e di scetticismo. C'è chi dice che Perón vuole solo dimostrare d'essere venuto « in pegno di pace ». e che le elezioni (che vedrebbero il giustizialismo vincitore) sono possibili: con questo impegno alla moderazione, i militari gli avrebbero consentito di tornare. E c'è chi dice invece che non vorrà perdere l'occasione di una rivincita. I militari, da parte loro, hanno già raccolto una vittoria politica, perché stanno favorendo questo ritorno agli occhi di tutti, e anche perché la presenza di Perón in paj (ria potrebbe far esplodere t le molte anime rivali del pei ronismo, il cui arco ideolo; ffico va da un riformismo mo\ derato (l'ala sindacale che ha \ trattato con Lanusse) fino ai j gruppi guerriglieri, alle fori mozioni speciali armate che | si ribellerebbero all'ipotesi I ai una intesa fra Lanusse e I Perón. In questo quadro com1 plesso vanno inserite le altre i formazioni politiche, come i quella di Arturo Frondizi, ora 1 alleato con Perón, e dei radicali, che vogliono sfruttare prlitsegilisi sa« gchgeripe diè topol'ipabrritrridutetrè ti tiglpequróstredererianmpdtirasc«ssereatrripdndcammzipsePudpni ; !a ÌQrza anti-Lanusse del pe- fi a a ne ni nisilinel ndei ronismo. ma non vogliono essere schiacciati da un accordo fra la Giunta e Perón. Perón potrebbe restare in Argentina poche ore o pochi giorni, e attendere in un Paese vicino, come il Paraguay, il momento delle elezioni. Potrebbe rinunciare alla candidatura, in cambio di sostanziose concessioni politi- be i fcc al suo movimento: il pe un-, ronjsmo senza Perón c un di., uìealc di molti argentim, ma . i forse non è il suo. Lunedì prossimo, tutti i partiti politici si riuniranno in un'assemblea all'Hotel Savoy: quel giorno si saprà se vi saranno liste comuni per sconfiggere i militari, oppure se Lanusse sarà riuscito a imporre quel « grande accordo nazionale » che dice di volere per giungere a libere elezioni. Tutti ripetono intenzioni pacifiche e concilianti, ma la presenza di Perón sul suolo argentino è di per se stessa un elemento di eccitazione. Le masse popolari sono esasperate dall'inflazione e dalla disoccupazione, e il peronismo sembra comunque promettere un riscatto del proletariato contro lo stile di governo « gorilla » dei militari. Lanusse e Perón stanno dunque per trovarsi di fronte, sebbene separati dalle truppe e dalle folle: Lanusse è stato costretto dagli eventi ad accompagnare l'Argentina verso quelle elezioni che gli toglieranno il potere, e perfino ad accogliere Perón quasi a braccia aperte. E Perón a sua volta è stato costretto dal consenso popolare, dal suo mito, e dalle sue decennali promesse a tornare in una capitale dove il rischio personale è altissimo, anche fisicamente. Torna come il salvatore della patria, preceduto da inviti alla moderazione, ma la terra argentina scotta. La gioventù peranista, i guerriglieri, i descamisados, i Montoneros, i «sindacalisti combattivi» non sembrano disposti a tollerare un ritorno dì un Perón arrendevole o disposto alle trattative. E l'esercito deve riaprire il gioco elettorale, perché ha fallito nel governo della nazione. I tribunali hanno cancellato con un colpo di spugna ogni processo a carico di Perón: per tradimento, corruzione e arricchimento illecito. La democrazia in Argentina sembra impossìbile senza Perón. ma sembra rischiosa con Perón. Per questo il suo ritorno è un evento drammatico, e già da oggi Buenos Aires sembra paralizzata nell'attesa. a. b.

Persone citate: Arturo Frondizi, Carrasco, Peron, Savoy