Il flauto dolce del Settecento

Il flauto dolce del Settecento novità discografiche Il flauto dolce del Settecento Telemann col flautista olandese Briiggen - Musica francese per due pianoforti, da Debussy a Poulenc Il flauto in generale, e il flauto dolce in particolare, sono gli strumenti musicali oggi di moda; li suonano gli hippies, i ragazzi nelle scuole; il flauto dolce è diventato lo strumento di avvio alla musica e, nello stesso tempo, uno strumento contemplativo, di meditazione, all'indiana. Bene ha fatto dunque la Telef unken (NT 698) a ritirare dall'oblio una serie di belle e gradevoli composizioni tedesche del Settecento, scritte appositamente psr il flauto dolce; l'autore è Georg Philipp Telemann. Il disco contiene tre opere di Telemann, di cui due vedono il flauto dolce nel ruolo di protagonista. L'interprete è l'eccellente flautista olandese Frans Brùggen, accompagnato, nella Suite in la minore per flauto dolce, archi e basso continuo, dall'orchestra da camera tedesca (Sùdwestdeutsches Kammerorchester) diretta da Friedrich Tilegant, e nel Concerto in mi minore per flauto dolce, flauto traverso, archi e basso continuo, da Franz Vester, flauto traverso, dal bravissimo Gustav Leonnardt, elavincsmbalo, e dall'orchestra da camera di Amsterdam diretta da André Rieu. Il disco si chiude in maniera inattesa, con una strana scorribanda orchestrale (solo il Leonnardt accompa- gna al clavicembalo) intitolata Ouverture des Nations anciens et modernes in sol maggiore per archi e basso continuo: è un pezzo pieno di fascino, spiritosissimo, eseguito poi con bravura e umorismo; dopo un'apertura dell'ouverture che si rifa ai canoni vigenti nell'epoca, seguono tre minuetti, uno più grazioso dell'altro, e si inizia infln ì la rassegna delle nazioni: ascoltiamo cosi i tedeschi, gli svedesi, i danesi «antichi e moderni». La composizione si chiude con un colpo inatteso e pieno di humour; l'ultimo movimento si chiama « Les vieilles femmes » ed è rispettosamente ed irrispettosamente appropriato al titolo che gli è stato imposto. * * Sin dalle prime note l'estro dei musicisti francesi contemporanei si impadronisce dell'orecchio di chi ascolta: è una musica tutta frizzante, scritta da Francis Poulenc per due pianoforti e orchestra (il Concerto in re minore). E, anche se con notevoli differenze di stile, attraverso tutto il disco si percepisce sempre lo stesso « esprit » francese. Il titolo è « Musica francese per due pianoforti »; dopo Poulenc, ascoltiamo Debussy, una trascrizione per due pianoforti del « Pomeriggio di un fauno », poi i celebri « Tre pezzi in forma di pera » di Eric Satie, e, per concludere il disco, ancora Debussy con un'opera giovanile, la Petite Suite, grazioso divertimento, con un delizioso Minuetto. Gli esecutori sono due pianisti da noi pressoché ignoti: Bracha Eden e Alexander Tamir, piuttosto bravi, soprattutto nel Poulenc (accompagnati con garbo dall'orchestra della Suis| se Romande, diretta da Sergiu Comissiona) e nel Satie. (Decca SXL 6551) r. la.

Luoghi citati: Amsterdam