Tito parla dei "nemici interni"

Tito parla dei "nemici interni" Un discorso del Maresciallo in Macedonia Tito parla dei "nemici interni" "Non dobbiamo compromettere il prestigio internazionale della Jugoslavia" Belgrado, 11 novembre. Viene reso noto oggi il testo del discorso pronunciato ieri dal maresciallo Tito ai dirigenti macedoni. Larga parte del suo discorso Tito l'ha dedicato questa volta alla politica estera della Jugoslavia, e il primo Paese al quale H presidente ha accennato è stato l'Italia. « La Jugoslavia — ha detto il presidente — nel dopoguerra, ad onta di tutte le difficoltà, è riuscita a normalizzare i suoi rapporti con quasi tutte le nazioni, ad eccezione di qualcuna con cui del resto desideriamo mantenere buone relazioni. Noi ci siamo innanzi tutto guardati intorno, preoccupandoci di instaurare, alle nostre frontiere, l'atmosfera più idonea per poter collaborare nel modo migliore. Ci siamo riusciti, ad esempio con l'Italia, dove milioni di cittadini attraversano le frontiere nell'una e nell'altra direzione con tanta facilità da farci constatare che non c'è quasi più frontiera ». Nel suo discorso Tito ha posto più volte l'accento sul grande prestigio raggiunto dalla Jugoslavia in campo internazionale e pertanto — ha detto in tono ammonitore — con i sussulti all'interno non bisogna rischiare di comprometterlo. In proposito il presidente jugoslavo ha osservato che molti all'estero, compresi certi giornalisti stranieri, si compiacevano di denunciare le « scivolate » verso l'anarchia che avrebbero portato la Jugoslavia ad essere colta da qualcuno come una pera matura. Sono gli stessi. ha detto Tito, che, « non potendo più contare su ciò, si rivoltano ora contro di noi. In realtà sembra che facendo d'ogni erba un fascio ad altro non mirino che a dipingerci a fosche tinte per farci perdere terreno in Africa e in Asia». L'oratore ha ammesso che la situazione in cui è venuta a trovarsi la Jugoslavia e la lotta intrapresa per stabilizzare il suo corso politico non sono delle più facili. Al maresciallo Tito è apparso opportuno sottolineare che forse è stato più agevole avere ragione del nemico nel periodo bellico, quando l'attacco era frontale ma l'entusiasmo indomabile, che non in tempo di pace allorché l'avversario si camuffa in mille modi. (Ansa)