La gola di Stefano Reggiani

La gola VIZI RIVISITATI La gola Se un emulo di Dorè Irequen-Se un emulo di Dorè Frequen lasse i luoghi privali e pubblici votati alla gola, avrebbe da offrire sorprendenti incisioni infernali al rimorso dei nuovi mangiatoli. Dannati che banchettano in conlinuità, simulando competenza c appetito, buongustai veri e gastronomi avventizi raccolti intorno a tavole apparecchiate o nella precarietà della mensa all'implodi: colazioni, assaggi, bevute, spuntini, aperitivi, pranzi, cocktail, buffet freddi, cenoni, spaghettate, premi letterari, convivii, riunioni d'artisti, cenacoli notturni. La gola è diventata un vizio ufficiale, il naturale supporto di ogni incontro, tanto accreditato fra i benpensanti che non si esercitano più nei suoi confronti nemmeno gli alibi moralistici di vent'anni fa (« Se penso che c'è genie che putisce la fame, ini si ferma il boccone, senio un groppo... »). ' Sparita l'aura peccaminosa, convertiti anche gli incerti d'animo sensibile, s'è aperta pcr la crapula un'ampia strada senza inciampi: se la maggioranza non s'a percorrerla fino al traguardo è pcr difetto di forze. 1 nuovi golosi soffrono spesso di turbe dispeptiche, di acciacchi epatici, di coliti irremovibili. La sfrenatezza gastronomica è solo un impulso velleitàrio, che deve compensare altre, più profonde privazioni. 11 rito si celebra ugualmente, ma alla line sono le chiacchiere a prevalere. C'è chi rimembra le tagliatelle fatte dalla nonna e chi inseguc languidamente visioni di cibi contadineschi. Come se Trimalcione e Pantagruel s'incontrassero per disquisire sui fasti culinari delle epoche trascorse. Ma i nuovi golosi non sono consapevoli del carattere mitico dei loro tentativi. Si ripetono puntualmente; l'invito a tavola è una frenesia quotidiana, la dissertazione sugli alimenti un'abitudine che riscatta nella parola la temuta sofisticazione dei cibi. * * La l'orma più frigida ed essenziale che assume oggi la gola porta il nome di colazione di lavoro. Strappato alla privacy anche l'intervallo del pasto, ci si ritrova lungo un tavolo, a stretto contatto di gomito, come una fila di apostoli laici che hanno perduto il loro Signore e ne cercano il sostituto ncll'anlitrione-capo d'azienda. Dialoghi impossibili planano tra bicchieri c briciole, fra bottiglie semivuole e tovaglioli accartocciati. Per iniziativa di qualche buongustaio (invitato apposta) cadono nella conversazione sconsacrata anche i nomi di Brillat-Savarin (con la sua « gastronomia trascendente ») e dell'Artusi. 1 piatti della celebre cucina internazionale o del ricettario vernacolo giungono ad intervalli troppo lunghi, fra una portata e l'altra lo stomaco si pacifica e rilutta a nuovi assalti.11 rituale dei camerieri è laborioso e spazientisce l'ingenuo che s'attendeva di parlar d'affari. 11 neofila delle colazioni di lavoro perde il gusto del cibo subito dopo l'antipasto, punzecchia coi rebbi della forchetta un'oliva farcita, scruta nei riccioli di burro le sue speranze di commissioni vantaggiose. Una lunga parentesi di ehiaceliierc e di degustazioni lo separa dal discorso concreto: fra i primconvenevoli e le battute importanti la via è tortuosa e chiede un completo e simbolico abbandono, un educato muover di ganasce, un aereo sorbir di liquidi, un frequente forbirsi le labbra, un esercizio delicato con le posate che tintinnano intorno alle pietanze di rango denunciate dal menù. Le signore (qualche volta invitate a queste colazioni manageriali) lodano la cura dei cuochi e ricordano con indulgenza la biblioteca culinaria ereditata dalla nonna, nella quale il vizio della gola diventava splendente virtù, con titoli come Ricellario della felicità, l'uce dello stomaco. Oasi coniugale. All'altro capo di queste riunioni, per contrasto di stilestanno i raduni conviviali di ex commilitoni, di ex alunni, di ex compagni di eorso che ancorverdeggiano in provincia: la golosità è qui l'unica ragione deritrovarsi. Senza il pretesto gastronomico tutto diventerebbinguaribilmente triste. In trattorie periferiche, sotto pergole in stanze fumose, la gola riacquista la primigenia colonnsonora. Le lingue battono contro i palati, il brodo è risucchiato come in un gorgo, le deglutizioni interrompono le rare parole; anche la naturale flatulenza postprundiale ha qui il suposto legittimo. Annebbiata lmente, i ricordi diventano meno dolorosi. * * Che cosa capila al frugale disidente in questo panorama deretismo gastronomico? Guardlo con sospetto resta al margne della società gaudente: le supubbliche relazioni sono resdifficili non dalla sua mancaza di tatto, ma dalla scarsa vesatilità del suo gusto. In un pletico tentativo di aggiorname to potrà seguire le rubriche de-to potrà seguire le rubriche degli esperti, approfondire le chiacchiere dei mangiatori, dilungarsi nello studio enologico con particolare riguardo al difficile accoppiamento fra vini e pietanze. Invano: sbigottito di fronte alla frenesia verbale della letteratura da cucina, si ritirerà vinto. Solo un complice può capire la poesia dei buongustai. Ci sono vini aggrediti con gli aggettivi cari a D'Annunzio e piatti che grondano avverbi e locuzioni come la pagina di un marinista. Tagliato, fuori non solo dalla buona tavola, ma dall'apparato ideologico che la sostiene, il frugale può solo giuocare a rimpiattino con i ghiottoni. Sta al loro rituale, li blandisce, difetta di condividerne la passione; poi li allontana all'ultimo momento, inventando le scuse più provocanti. E' una tecnica pericolosa, che può costare amicizie di anni, far naufragare simpatie, spingere all'indifferenza una donna innamorata. Il frugale è scomodo: rivendica a sé una parte della propria esistenza che gli altri mettono volentieri in comune, ed anzi esibiscono dalle vedine dei ristoranti. Nasconde nel mistero quell'atto pubblico pcr eccellenza che è la nutrizione; ritorna allo stalo ferino, come la belva che divora in un antro la sua preda o la cagna che ringhia per difenderò il suo osso. Se misuriamo la solitudine dell'antighiottone, scopriamo la invadenza dispotica con cui la gola ha conquistato i suoi sudditi. Usando senza rimorso l'arma del terrorismo e della scomunica, la gola s'è imposta come vizio collettivo e quindi irrecusabile. E' un grande banchetto dell'obbligo che trascina tutti, costringendo i meno abbienti a far debiti e i ristoranti ad alzare i prezzi. Forse, come in una parafrasi di Faradici! 451. qualcuno nell'ombra medita la defezione c invia solidarietà al partito ridottissimo dei frugali. Ci sarà un giorno la rivoluzione? I contestatori della società golosa cercheranno deserti ove nutrirsi di bacche e locuste? Questa ipotesi di fantascienza eremitica non si realizzerà facilmente: le sconfitte ecologiche hanno già messo in forse la nostra riserva di cespugli e di cavallette. Stefano Reggiani

Persone citate: Artusi, D'annunzio, Dorè