Già pagato il riscatto, 250 milioni per l'italiano rapito in Argentina? di Alberto Rapisarda

Già pagato il riscatto, 250 milioni per l'italiano rapito in Argentina? Scaduto da oltre 24 ore il termine fissato dai banditi Già pagato il riscatto, 250 milioni per l'italiano rapito in Argentina? Enrico Barrella è stato sequestrato domenica da un giovane e una ragazza (forse tupamaros) nella sua residenza presso Buenos Aires - Partito dal nulla in pochi anni è riuscito a dar vita a industrie con migliaia di dipendenti (Nostro servizio particolare) Buenos Aires, 8 novembre. Un pesante silenzio circonda il rapimento dell'industriale italiano Enrico Barrella sequestrato domenica scorsa da un giovane e una* ragazza nella sua residenza di Pontevedra a 40 chilometri dalla capitale dove si era trasferito con la famiglia per trascorrere il week-end. Il termine fissato per il pagamento del riscatto (250 milioni di lire) è scaduto da ieri sera a mezzanotte, ma è possibile che sia stato prorogato di qualche giorno. Non si esclude che il riscatto sia. stato già pagato e che i banditi vogliano cautelarsi prima di rilasciare l'industriale. Stupore a Lanciano (Dal nostro inviato speciale) Lanciano, 8 novembre. La città è sorpresa: non si sapeva che Enrico Barrella, l'industriale nato a Lanciano, 45 anni fa, emigrato in Argentina nel 1948 e rapito domenica scorsa forse da due giovani «tupamaros», valesse un riscatto di mezzo miliardo di vecchi pesos, 250 milioni di lire. Lo ricordano aiuto barbiere nella bottega del padre e poi lavorante in una piccola officina per avvolgimenti elettrici del fratello maggiore. A ventun anni, partì come tanti suoi concittadini, in cerca di fortuna nell'America Latina con un socio più anziano di lui. In ventiquattro anni, Enrico Barrella ha creato in Argentina e in Venezuela una catena di industrie per la produzione di viti e bulloni per le fabbriche automobilistiche locali, elementi per attrezzature elettroniche ed elettriche, laminati. E' in America Latina una personalità molto nota, anche perché ama la vita mondana «ed è pieno di naturale classe», ricorda una sua compagna di scuola, la signorina Ciampoli. A Lanciano vivono gli anziani genitori dell'industriale, il padre di 87 anni, la madre di 80, e il fratello Antonio di 60 anni. Hanno appreso la notizia del rapimento questa notte, dalla nostra redazione. «Ho telefonato immediatamente a casa della moglie di mio fratello, in Argentina» ci dice Antonio Barrella, un signore elegante, con i capelli bianchi, preoccupato di non allarmare i genitori. «Il centralinista di laggiù mi ha avvisato che il telefono di mio fratello è controllato. Mia cognata mi ha detto poche parole. State tranquilli, sappiamo che Enrico sta bene, vi informerò. Non vi posso dire altro ». « Che tipo è mio fratello? Irrequieto, molto intelligente, desideroso di affermarsi. Aveva studiato all'Istituto tecnico industriale, aveva lavorato un poco nell'officinetta del fratello Vincenzo, ma qui non c'erano prospettive. Era il dopoguerra e noi ci eravamo trovati sul fronte del Sangro. Tedeschi e bombardamenti avevano distrutto le industrie di Lanciano: davano lavoro a cinquemila operai, un calzificio, imprese di filati, laterizi, una importante casa editrice che stampò per nrima i libri di Montale. Niente è risorto e i giovani se ne sono dovuti andare». Partirono, e partono ancora, i contadini che scendono dalle pietraie della Maiella per andare a fare i minatori e i muratori in Belgio, in Svizzera. Tra i morti nelle sciagure del lavoro in quei paesi, ci sono quasi sempre nomi di Lanciano: minatori soffocati a Marcinelle, manovali travolti dalla valanga di Mattmark. Enrico Barrella partì con il socio Mario Torriero, che lo ha poi lasciato. «Nel 1051 si stava già affermando e mandò a chiamare i fratelli Vin-1 cenzo e Guido, dice Antonio Barrella, Vincenzo morì nel \ 1957 in un incidente d'auto e Guido, che ha 49 anni, è ancora in Argentina come socio di Enrico. Si è costruito una po¬ sneangmaLesvlcdPdlcEpp sizione lavorando giorno e I notte. Dormiva in fabbrica, | era sempre lì. Ora dà lavoro ad oltre un migliaio di persone, ha sposato una ragazza argentina di origine tedesca che mi pare abbia circa trentatré anni, ed ha quattro figli». Una figlia di 16 anni è a Lanciano, dove si è fidanzata ed intende risiedere. L'industriale rapito era venuto per vedere la figlia e i genitori alla fine di settembre, come faceva ogni anno in occasione della festa della Madonna del Ponte. Dopo il tuffo nel passato dopo «il ritorno alla Maiella», ' la montagna che ha un significato sacro per gli abruzzesi, Enrico Barrella è ripartito per un giro di affari in Europa ad acquistare nuovi mac- chinari per le sue imprese. Si era preoccupato Barrella do po il rapimento e l'uccisione nella primavera scorsa del direttore della Fiat Argentina, Oscar Sallustro? «Non so dirglielo, non ne abbiamo parlato. Lasciamo stare», risponde il fratello An- che ha intenzione di restarci tonio. «Laggiù non si occupa di politica, pensa solo a lavo rare. Quando era in Italia, ancora ragazzo, era repubblicano come un quarto degli abitanti di Lanciano. Mi aiutò a fare una campagna elettorale e poi nient'altro. Dica, dica, che Enrico ama l'Argentina, per sempre: dica che i genito ri aspettano con ansia che sia rilasciato. Hanno avuto tante disgrazie». Alberto Rapisarda Buenos Aires. La villa, alla periferia della capitale, dell'industriale italiano rapito (Tclcfoto Associated Press)