L'autorità accademica responsabile della crisi

L'autorità accademica responsabile della crisi Ateneo: la denuncia del personale L'autorità accademica responsabile della crisi La crescita degli iscritti è stata graduale per anni, poi è esplosa Né prima né dopo sono stati adeguati gli organici; non si sono utilizzate nemmeno le leggi che Io consentivano - Dipendenti adibiti a mansioni superiori al grado, ma con stipendi immutati Quarantamila iscritti all'Università comportano un minimo di trecentomila pratiche d'ordinaria amministrazione (iscrizioni annuali, iscrizioni per gli esami, controlli sui piani di studio) ed altrettante pratiche straordinarie ( certificati per il rinvio del servizio militare, esonero dalle tasse, ecc.). Dal punto di vista didattico un numero così alto di studenti richiederebbe almeno 200 ore al mese di lezioni e di esercitazioni per ciascun docente. Non è una novità: il nostro Ateneo riesce a funzionare soltanto perché una minima parte di giovani partecipa attivamente alla vita universitaria. La maggioranza si limita a gravare sulle strutture burocratiche: si iscrivono, danno esami, non si vedono mai. Esaminiamo, per ora, l'aspetto amministrativo. Il personale non insegnante risente in modo esasperato di una situazione al limite di rottura. Da due anni 6 in agitazione quasi permanènte. Non vuole soltanto il riconoscimento dei propri diritti, ma chiede anche l'adeguamento degli organici alla nuova realtà. Vent'annl fa gli impiegati di segreteria erano 26, oggi sono 54. Il rapporto è passato da uno ogni 4(0 studenti ad uno ogni 630. Uno studio per singole facoltà offre un quadro più chiaro del dramma delle segreterie. Per ogni impiegato ci sono 668 iscritti a Scienze (vent'anni fa 360); 610 a Medicina (338); 554 a Farmacia (452); 495 ad Agraria e Veterinaria (188); 616 a Magistero (298); 764 a Lettere e Filosofia (460); 701 a Scienze Politiche (la facoltà è di recente istituzione); 900 a Giurisprudenza (782). Unica segreteria ad aver avuto un calo rapporto tra impiegati e studenti è quella di Economia e Commercio. Difficile la situazione anche negli uffici amministrativi che contano in totale 92 dipendenti. Ad esempio agli « affari generali » dove confluiscono tutte le pratiche interne e riguardanti « terzi » vi sono 5 impiegati, all'Economato 7, all'Ufficio Tecnico 8. Queste cifre nispecchiano soltanto in parte la realtà. Tra permessi, ferie, malattie le presenze sono ridotte almeno del 50 per cento rispetto alle statistiche ufficiali. Commentano i rappresentanti del personale: « La crescita degli iscritti è stata graduale e costante per anni, poi è esplosa. Né prima, quando si poteva ancora programmare con un discreto margine di sicurezza, né dopo, l'autorità centrale e locale ha provveduto con oculatezza. Anzi, non ha fatto nulla ». Le accuse sono rivolte ai responsabili accademici torinesi: « Hanno affermato più volte che al punto in cui siamo l'unica cura per l'Università è la chiusura. Non siamo d'accordo. Si può continuare con i rezzi a disposizione e con la buona volontà. Ma continuando a lottare per la riforma promessa e mai realizzata ». Che cosa si suggerisce per dare respiro al nostro Ateneo? « Sarebbe assurdo pensare a un toccasana — rispondono gli esponenti della commissione interna — cosi come è assurdo prendere provvedimenti minimi: ad esempio il trasloco di parte delle segreterie da via Po a corso Massimo d'Azeglio. E' una iniziativa demagogica e non un sintomo di buona volontà. Se si vuole veramente sveltire II lavoro degli impiegati ed evitare le code agli studenti occorre allargare e riordinare gli organici. Il discorso vale per tutti gli altri u ilici u. I rappresentanti del personale ammettono che questo suggerimento è l'uovo di Colombo « ma all'Università occorre ripetere ben chiare anche le soluzioni più ovvie perché nel nostro ambiente non si vedono, o non si vogliono vedere, neppure le vie d'uscita larghe come autostrade ». Se le leggi sono inadeguate ti tocca ai nostri amministratori saperle sfruttare nel modo più opportuno; un passo da formica quando si sta sprofondando nelle sabbie mobili può rappresentare la salvezza ». La legge Signorello prevede assunzioni pari al 30 per cento degli organici. « Parecchie Università stanno già facendo le chiamate, noi cominciamo soltanto ora le trattative per i bandi di concorso a. Dicono anche: « Il ministero da y mesi ha concesso 32 nuovi posti di ruolo che per ora restano vacanti perché l'amministrazione se ne è disinteressata ». II problema riguarda, oltre all'organico, le mansioni. Il personale soffre per la concentrazione del lavoro, ma anche per le condizioni del lavoro. « Quasi tutti siamo adibiti a compiti superiori a quelli del grado effettivo: significa non essere pagati adeguatamente. E non ci si può permettere di sgobbare soltanto per la gloria quando gli stipendi oscillano da un minimo di 1)0 ad un massimo di 150 mila lire». Denunciano: « All'Università non si applica lo Statuto dei lavoratori. Eppure sarebbe sufficiente che ciascuno di noi si limitasse a svolgere le mansioni previste dalla categoria per bloccare l'Ateneo ». Alcuni esempi. Bidelli che fanno il capufficio; bibliotecari che lavorano in ragioneria o all'economato, u Se l'ufficio personale dovesse funzionare in base a! grado degli addetti vi sarebbe una persona sola addetti! al disbrigo di migliaia di pratiche ». Gli « statini », cioè i documenti che occorrono agli studenti per presentarsi agli esami, « in mancanza d'impiegati di buoiui volontà che svolgono lavori per cui non sono retri butti, dovrebbero essere Urinati unicamente dal vicedirettore uniministratilo e occorrerebbero r?e I si per accontentare tutti ». Dopo anni di paziente attesa, ausiliari, impiegati, tecnici non sono I più disposti a sopportare oltre. « Proprio a causa di cutttva applicazione delle norme o di interpretazioni bizzurre delle leggi sono ■. state possibili innumerevoli irre¬ golarità. Una riprova? il rinvio a giudizio dei clinici e dell'ex rettore Allora. Noi abbiamo sempre subito, è ora di dire basta. Vogliamo che siano riconosciuti i nostri diritti con l'applicazione della categoria adeguata alle mansioni svolte, vogliamo gli organici "mobili". Chi è assunto entra come bidello, se ne ha le capacità c lo desidera, deve poter fare carriera ». Una speranza: ii Che il nuovo rettore Sasso, il consiglio d'amministrazione, gli organi consultivi composti da tutte le categorie riescano finalmente ad impostare un programma che dia l'avvio a una gestione non più medievale del¬ l'Ateneo ». m. vai.

Persone citate: Signorello

Luoghi citati: Agraria, Farmacia, Magistero, Scienze