Forse l'ex pugile e il suo amico uccisi dalla nuova mafia a Roma
Forse l'ex pugile e il suo amico uccisi dalla nuova mafia a Roma Le indagini sul duplice delitto di Tormarancia Forse l'ex pugile e il suo amico uccisi dalla nuova mafia a Roma Maccarelli e il suo luogotenente sarebbero stati eliminati dalle cosche siciliane e calabresi "salite" nella Capitale per controllare bische e prostituzione (Nostro servizio particolare) Roma. 7 novembre. « Le cosche siciliane e la delinquenza calabrese »: è questa la nuova pista della questura di Roma, per il duplice delitto di Tormarancia. A decidere di eliminare Sergio Maccarelli, boxeur di terz'ordine e protettore di bische, ed Italo Pasquale, suo braccio destro, sarebbero stati, secondo la polizia, esponenti della nuova mafia che, lasciata la Sicilia occidentale, hanno trasferito a Roma il loro campo d'azione, assumendo prima il controllo della droga, poi quello della prostituzione. La morte di Sergio Maccarelli e la fine della sua banda segnano l'ultima tappa per la conquista dei night club e delle case da gioco clandestine. Il gioco d'azzardo romano è, secondo la polizia, un importante settore e averne il controllo significa estendere la propria influenza sulla intera malavita della città: nelle bische di periferia finiscono spesso i frutti delle rapine, E' un campo in espansione, di dimensioni insospettabili: « Negli ultimi due anni — ha detto il questore di Roma, Parlato — la polizia ha chiuso 257 circoli ricreativi che dietro la facciata perbene nascondevano case da gioco clandestine. Sono state denunciate 1328 persone, cioè tenutari, gestori e giocatori». Ma, ha lamentato il questore, dopo una simbolica chiusura quei circoli hanno riaperto i battenti e le persone coinvolte, tranne rare eccezioni, sono rimaste libere di ricominciare da capo. E' in questo clima che, secondo gli investigatori, va inquadrata la morte di Sergio Maccarelli e di Italo Pasquale, la disgregazione improvvisa della loro banda, il terrore che, adesso, si è impadronito dei suoi componenti che arrivano a provocare il proprio arresto per sfuggire alla vendetta dei rivali. E' il caso di Roberto De Conciliis e della sua ragazza, Gianna Ceretti, raggiunti a Milano dalla polizia. Roberto De Conciliis era da tempo colpito da mandato di cattura per sequestro di persona e lesioni aggravate. Era sempre riuscito a sfuggire alla cattura, ma è arrivato a provocare il suo arresto quando ha saputo che la polizia lo ricercava come « testimone molto importante » per il delitto di viale Tormarancia. Si è fatto raggiungere a Milano da Gianna Ceretti che, a Vercelli, era stata appena interrogata dalla polizia. Gli agenti hanno seguito la sua amica e lo hanno arrestato. Sembra che egli, pochi giorni prima, fosse riuscito a sfuggire ad un agguato. De Conciliis, la sera della sparatoria, si trovava certamente a Roma. C'è più mistero, invece, sulla figura di Giuseppe Grillo, 36 anni, di Soriano Calabro. Fu arrestato a Vibo Valentia, il 27 ottobre, su ordine della Procura della Repubblica per ratto consensuale di minore. L'uomo, legato a Sergio Maccarelli, si è lasciato ammanettare sulla piazza del paese appena dieci giorni dopo la morte del pugile. Di lui il capo della squadra mobile romana, D'Alessandro, ha detto stasera: « Grillo non rientra per il momento nel campo delle indagini sul duplice omicidio di viale Tormarancia ». f. s. e nimstils Sergio Maccarelli
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