Istituire un "Comitato europeo,, che guidi la ricerca scientifica

Istituire un "Comitato europeo,, che guidi la ricerca scientifica Una politica nuova per la Comunità allargata Istituire un "Comitato europeo,, che guidi la ricerca scientifica I grandi progetti (spaziali, atomici ecc.) esigono mezzi che una singola nazione non può avere - Riconosciuta anche la necessità di potenziare la ricerca "di base", punto di partenza di ogni programma pratico in campo medico, agricolo, ecologico Le difficoltà per coordinare la ricerca scientifica e tecnologica non si presentano solo all'interno del nostro Paese, ma mostrano un risvolto egualmente grave nella mancanza di una effettiva politica della scienza a livello comunitario. Già con l'Euratom si mostrò apertamente che nelle scelte fondamentali e nell'applicazione dei più importanti programmi nucleari i maggiori paesi della Comunità europea intendevano proseguire da soli. Naturalmente, sebbene ciò sia in contrasto con l'opinione corrente, l'Euratom ha svolto un'attività che non è stata tutta sbagliata ed ha raccolto dei frutti in alcuni settori non trascurabili: basterebbe citare la diffusione delle conoscenze e la costruzione di molte centrali dì potenza che senza la cooperazione comunitaria si sarebbero realizzate in tempi ed a costi molto maggiori; resta comunque il fatto che moltissimi progetti di cooperazione tecnologica, di grande importanza, si sono impostati al di fuori della Comunità o mediante accordi bilaterali tra gli Stati membri o con accordi tra questi e Stati tecnologicamente avanzati, non facenti parte della Comunità. Non è più un mistero per nessuno che i grandi progetti di ricerca, quanto più essi sono importanti o innovatori, tanto più necessitano di grandi mezzi e nessuno Stato europeo ha sufficienti risorse per poterli fornire. Uno sforzo comune si rende dunque indispensabile, tanto più che l'Europa dei Sei diventa l'Europa dei Nove e che tra questi Nove figura la Gran Bretagna con un considerevole patrimonio scientifico e tecnologico. Per il passato i Paesi occidentali sono stati influen- zati, nelle loro scelte di politica scientifica, da ciò che avveniva negli Stati Uniti prima e nell'Unione Sovietica poi, perdendo di vista una visione globale dello sviluppo scientìfico. Alcuni settori sono stati portati avanti a scapito di molti altri. Ad esempio ci si è molto impegnati sugli aspetti dello sviluppo economico, senza molto accorgersi di taluni aspetti negativi per l'ambiente, per lo stesso sviluppo economico o per i valori profondi dell'essere e del costume. Mentre sono state trascurate elementari esigenze della collettività, come lo sviluppo delle scienze mediche, dei trasporti, dell'urbanistica. Una politica della scienza, a livello comunitario, dovrebbe affrontare proprio queste esigenze. I grandi progetti relativi alle ricerche spaziali, atomiche o altro, hanno certamente un'importanza, ma che spesso non è priva di risvolti politici — crearsi un'indipendenza o addirittura un'alternativa concorrenziale con le grandi potenze — ma questi (progetti sono talmente costosi da assorbire tutte le risorse dei paesi membri. Per di più la coordinazione che la Comunità doveva assicurare, per evitare sprechi, non ha condotto a nulla e non per colpa della Commissione della Comunità, ma per la politica del disinteresse, da parte di alcuni paesi, e per quella dell'eccessivo interesse, da parte di altri. Sicché la cooperazione europea, sui grandi programmi di ricerca, si è dispersa in tante piccole azioni diverse ed inefficaci. Se dei risultati sono stati raggiunti, soprattutto nel campo della ricerca pura, una vera politica di coordinazione all'interno dei paesi della Comunità come tra i Sei è del tutto mancata. Un solo aspetto concreto lo si può ritrovare nel numero sempre maggiore di complessi industriali multinazionali che si vanno creando, ma sul piano della politica scientifica la Comunità non è stata minimamente coadiuvata dai go¬ vèd verni degli Stati membri. Ed è proprio la Commissione della Comunità europea che oggi offre alla responsabilità dei governi membri una proposta per giungere ad una polìtica europea della ricerca. Il cosiddetto « documento Spinelli » sembra voler stimolare la buona volontà e la responsabilità dei paesi membri. Si tratta di rilanciare la cooperazione tra gli Stati membri, nel momento in cui essa passa dai Sei ai Nove, guardando al futuro delle società avanzate, alle conseguenze umane del progresso scientifico, alle sue ripercussioni sul modo di vivere delle future generazioni. La proposta tiene conto della grande importanza della ricerca fondamentale, che è il punto di partenza del progresso tecnologico, come anche dello sviluppo delle ricerche con finalità sociali ed umane, ad esempio la medicina, le ricerche in agricoltura, la lotta agli inquinamenti, ecc. Così sottolinea l'esigenza di dare sviluppo nuovo ai settori industriali che più lo necessitano, industrie chimiche, tessili, ecc. Sul piano operativo il documento propone tre iniziative: la creazione di un Comitato europeo per la ricerca e lo sviluppo che dovrebbe funzionare come organo consultivo della Commissione, nel campo della politica scientifica, una specie di Cnr. Ne farebbero parte 18 personalità del mondo scientifico scelte secondo le loro competenze e non secondo nazionalità. La coordinazione del lavoro di questo organo sarebbe affidata ad un esperto che durerebbe in carica due anni. La seconda iniziativa riguarda la razionalizzazione del diversi Comitati che si occupano di ricerca, raggruppandoli in un Comitato unico a competenza generale. Terza proposta, la creazione di una Fondazione europea per le scienze con bilancio autonomo. Fulvio Tortora de Falco Londra. Planetario in miniatura ideato per l'insegnamento scolastico. Poco costoso, esso permette di seguire i movimenti della Terra, del Sole e dell'intero sistema galattico

Persone citate: Fulvio Tortora De Falco

Luoghi citati: Europa, Gran Bretagna, Londra, Stati Uniti, Unione Sovietica