Il vicequestore Scirè elegante e sereno dice: "Voglio essere giudicato subito,, di Guido Guidi

Il vicequestore Scirè elegante e sereno dice: "Voglio essere giudicato subito,, S'è iniziato il processo all'ex capo della Mobile a Roma Il vicequestore Scirè elegante e sereno dice: "Voglio essere giudicato subito,, Il funzionario è accusato di avere assicurato la "protezione" a un gruppo di biscazzieri dietro un compenso settimanale di 350 mila lire - Scirè, con cautela, ha lasciato intendere che alcune prove contro di lui potrebbero essere state manipolate - Il dibattimento in Assise riprenderà sabato (Nostro servizio particolare) Roma, 6 novembre. Nicola Scirè insinua che potrebbe essere vittima di una macchinazione. Il vicequestore, già capo della Squadra mobile a Roma, non ha per¬ duto un attimo per spiegare ai giudici della Corte d'assise quale sia la sua opinione, quale la sua tesi. Attraverso il suo difensore, avvocato Adolfo Gatti, ha detto subito oggi, all'inizio del processo, che non è affatto attendibile l'in- j dagine per cui è finito sul banco degli imputati per cornozione, per violazione di se- i greti d'ufficio, per gioco d'azzardo, per peculato. Anzi, sia pur con grande cautela, ha la-1 sciato intendere che talune prove raccolte contro di lui potrebbero essere state addirittura manipolate. E' un funzionario corrotto | seppure ingenuo o un poliziotto davvero abile per quan- to spregiudicato, questo Nico-la Scirè? Si tratta di un interrogativo difficile al quale i giudici debbono dare (fra un paio di mesi almeno) una risposta. L'uomo — catanese, cinquant'anni, sposato, una figlia, ex-ufficiale di Marina, laureato in Legge, esperto di arabo — è impenetrabile. Alla vigilia aveva assicurato che era tranquillo e tranquil- lo è apparso oggi in aula, eie-gante, asciutto, deciso. Magitone a giro collo, giacca blu, pantaloni beige: si è seduto all'estremità del banco degli imputati e non si è dato cura di trovarsi accanto ad una signora, Maria Pia Naccarato, a tre marescialli dei carabinie-ri, al suo ex piantone, ad un impiegato della Sip ma anche accanto ad un gruppo di biscazzieri, di croupiers e soprattutto di pregiudicati. «Ormai ho fatto le ossa a tutto — ha commentato in un intervallo dell'udienza —, im-portante per me è soltanto che questo processo si faccia e subito». Lo Stato l'ha sospeso dal servizio e dallo stipen- dio: ma non si è costituito parte civile contro di lui. «Ci mancherebbe pure — ha sempre sostenuto Scirè —, dopo tutto quello che ho fatto!».L'accusa lo ritiene colpevo-le di essersi lasciato corrom-pere da un gruppo di biscaz-a a o o n a nnna. zieri ai quali avrebbe assicurato la protezione della polizia in cambio di 350 mila lire per settimana ed insinua addirittura il dubbio che possa avere organizzato lui una casa da gioco clandestina in via Flaminia Vecchia. Le prove? Sono nel suo comportamentonelle sue telefonate con MariaPia Naccarato che curava le«pubbliche relazioni» della bisca, nei registri della casa dagioco, iacela Scirè replica che sono tutte fantasie e che, comunque, non ha nulla da rimproverarsi. Non ha mai presouna banconota dai biscazzieriha tenuto in piedi l'attivitàdella casa da gioco soltantoperché si era ripromesso dmettere le mani addosso adun gruppo di ricattatori cheavevano organizzato una speeie di racket delle bische, aRoma. L'intervento intempe-stivo del magistrato gli avrebbe mandato all'aria tutto il programma. La maggior parte degli elementi raccolti dall'accusa sono contenuti nelle conversazioni telefoniche tra Nicola Scirè e Maria Pia Naccaratotra Maria Pia Naccarato e un'amica di Nicola Scirè. Iprimo obiettivo della difesa è mettere in dubbio che queste intercettazioni siano valideCome sono state disposteQuando sono state disposteCon quali garanzie sono statdisposte? La tesi dell'avvocato Adolfo Gatti, ripresa podal difensore di Maria PiNaccarato, avv. Franco DCataldo, è radicale: la leggnon è stata rispettata e dconseguenza queste registrazioni non possono essere prese in considerazione dallCorte. Il problema, giuridico e sociale, non è nuovo. Con lpossibilità di interferire necolloqui telefonici privatpraticamente si viola un prin . . - m,, . . ,. ,. tt ™ « 1 berta ,indivl^a, !' f1 pone f I pericolo la privacy personale alla quale tutti hanno diritto. «La legge — ha sottolineato l'avvocato Gatti — prevede che le intercettazioni telefoniche possano essere disposte soltanto dal magistrato ma con un'ordinanza motivata. Nelle indagini su Nicola Scirè i Queste motivazioni mancano ! 0 addirittura l'autorizzazione i e stata concessa quando la fe ! gistrazione dei colloqui tele i fonici era già avvenuta. Inol1tre- ascoltando le bobine, si, i Puo accertare che esistono delle interferenze in contro I s'0 con l'ora ufficiale dl 1 ascolto indicata nei rapporti i di chi ha proceduto alla regi I strazione. Tanto per citare un j esempio: in un nastro che ri | sulta registrato alle 16 di un I certo giorno si sente la voce ' di una signorina annunciare i che sono le ore 6 e 43. Come j non pensare che vi sia stato Qualcuno che abbia manipola- e i a e to quel'nastro?» Fuori, quindi, dal processo le intercettazioni telefoniche per l'avvocato Adolfo Gatti; i giudici le trasmettano alla Corte Costituzionale perché in contrasto con ia Costituzione là dove garantisce la libertà dei cittadini e i loro diritti a difendersi, per l'avvocato Franco De Cataldo. L'obiettivo per Nicola Scirè e per Maria Pia Naccarato è molto importante: senza le intercettazioni telefoniche la accusa, in questo processo, finisce in crisi o quasi. La discussione sul problema è appena agli inizi: per ora il pro- cesso fa un salto sino a sabato prossimo per colpa dello sciopero dei cancellieri e la Corte potrà decidere soltanto nella prossima settimana. Guido Guidi p | j 1 | I j 1 I 1 1 J ducnLdsivs(tntfscvshtdcczdgi|

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