Mille anni d'arte e di storia in una bella mostra a Susa

Mille anni d'arte e di storia in una bella mostra a Susa Tesori sconosciuti di scultura e pittura sacra Mille anni d'arte e di storia in una bella mostra a Susa Con alcuni splendidi pezzi già noti, sono esposti documenti straordinari di tradizione popolare - Un'arte di gusto ingenuo, che preme sul racconto; e rievoca una vicenda di secoli (Dal nostro inviato speciale) Susa, 4 novembre. Nemmeno nel magistrale libro di Enzo Carli su La scultura lignea italiana dal XII al XVI secolo (Milano, Electa Ed( 1960) e dat0 qualche ri]ievo agli esiti di questa pro^—--— ----- -- "-' o- duzione artistica in Val di Su ^ L^gne studioso, sottolisa neando per contro l'imporanza ch'essa ebbe nella Val d'Aosta, si limita a ricordare a mirabile statua tardo uattrocentesca del duomo di Susa, esposta dal Viale nella rande mostTa del «Gotico e Rinascimento in Piemonte» Torino, 1938-'39), che per la radizione rappresenterebbe I a famosa «Contessa di Tori- ! no», Adelaide, ma che invece |e una Vergine Annunziata od una Maddalena. Un unicum, dunque, e lorse nemmeno di bazia di Novalesa, e conobbele sacre rappresentazioni diK. Giono e di Giaglione, ab-maestro locale? La realtà è diversa. La valle ch'ebbe al suo ingresso e al suo termine due centri di cultura illustri, la Sagra di S. Michele e l'ab- bonda di sculture lignee, sebbene non paragonabili per altezza stilistica a certi capolavori valdostani. Tanto più opportuna, perciò, la mostra di «Arte sacra in Val di Susa» presentata nel I seminario con un così accorto Iallestimento da farla apparire | quasi un piccolo museo, e curata — a celebrazione del secondo centenario dell'istituzione della diocesi — da un gruppo di studiosi specialisti, tra i quali il dottor Gentile, della soprintendenza agli Ar- chivi di Stato, per le statue in agno, il dottor Romano, della soprintendenza alle Gallerie ì del Piemonte, per le orefice-1 rie, le sculture in pietra e le I stoffe, la dottoressa Cavamia, |monsignor Savi, che ha anche Icollaborato a una pubblica- zione sulla storia della chiesa in Val di Susa. Si sta compi-landò un catalogo delle opere esposte, che riuscirà una pri- ma ricognizione scientifica di I un patrimonio finora poco co- i nosciuto, e purtroppo esposto i : a danni e a furti. -1 Se infatti si rivedono alcuni oggetti noti ed ammirati alla rassegna torinese del '38-'39, come la magnifica cassa reliquiario di E. Eldrado, in argento sbalzato e cesellato, della parrocchiale di Novalesa, che il Viale aveva assegna- to al Duecento, mentre il Ro- mano sembra volerne amici- j pare assai la data, o la ricchissima croce astile del duomo di Susa, d'argento con gemme e cristalli incastonali, avoro quattrocentesco di orafo svizzero che lo firmò «Iohannes Bos de Zwis», altri oggetti e in stragrande maggioranza sono inediti e sorprendenti. Per l'originalità il primato spetta al curioso retablo in legno scolpito e dipinto di Chateau Beaulard. Rappresenta la «Messa di S. Gregorio», cioè il miracolo dell'ostia sulla quale al cele brante apparve improvvisa la divina immagine; e questi col chierico servente, il Cristo a mezza figura, l'altare, il cali ce, il messale, l'angelo che : regge il triregno in alto con; tro la parete sotto un baldac- j chino fregiato, tutto è seolpi- 1 to in legno a tutto tondo e realisticamente policromato con le figure e le cose colloca te movibili come in un teatri-no. Lavoro della cosiddetta antica scuola di Mélezet tut-o torà fiorente, databile tra il Quattro e il Cinquecento? Arte di gusto ingenuo, popolare, che preme sul racconto, come l'ancona lignea della cappella della Madonna delia Losa a Gravere, gremita nello scomparto centrale di figurette scolpite e dipinte (ce ne anche una, a parer nostro, della donatrice dell'opera)a i con il alto la Crociffissione, in a 1 basso il Sepolcro di cui s'è o | perduta l'immagine di Gesù o giacente mentre restano quelo : le dei soldati addormentatia j in bassorilievo sul sarcofagoe sopra l'Addolorata oranteQui pero l'interesse cresceperche gli sportelli laterali dipinti con scene della Passionea e - a e a - a i non sono della stessa manodello scultore intagliatorebensì d'un notevole pittoreprobabilmente transalpinoSupposizione anche troppo facilmente convalidata da. latto che il prossimo Moncei a i a i o i l a nisio, assai più del Monginevro e degli altri passi alpinifu per secoli quello che Leonardo Carandini chiamò Igrande valico, Cosi nella quarantina dsculture lignee raccolte per lmostra nelle chiese e cappelle di Condove. Giaglione, MeanaNovalesa, Bussoleno ( bellissimo il Crocifisso quattrocentesco), Bardonecchia. Melezet. Savoulx, CliiomonteSauze, Bousson, Venaus, ecccompresa Susa, opere chvanno dal XII al XV11I secoIo, alcune rozze ed altre d'ese ture del Seicento | cuzione abilissùna e raffinata, non sarà facile al Gentile e al Romano distinguere, per le schede del catalogo, tra i prodotti di un'arte locale e quelli di artisti forestieri. Forse non sono da escludere, per le scitiCinquecento e del i contatti con la grande scuola valsesiana. Il nostro collega Giorgio Pestelli, musicologo, s'è interessato al messale miniato (secolo XII) della Novalesa, qui esposto, per la notazione musicale senza pentagramma; altri s'interesserà agli splendidi picchiotti romanici della cattedrale di Susa, alle oreficerie, ai paramenti sacri. Ma la scultura lignea della Val di Susa, capitolo finora poco studiato della storia dell'arte e dell'artigianato in Piemonte, ci è parsa la vera rivelazione della mostra. Tanto che | domandiamo se non converrebbe trasferirla a Torino, nella Galleria Sabauda o altrove. Sarebbe un bel regalo di Natale per i torinesi colti.

Persone citate: Enzo Carli, Giono, Giorgio Pestelli, Leonardo Carandini, Losa