Da domani il processo al vicequestore Sciré accusato di "proteggere,, le bische a Roma

Da domani il processo al vicequestore Sciré accusato di "proteggere,, le bische a Roma L'ex capo della Squadra mobile dinanzi ai giudici di Assise Da domani il processo al vicequestore Sciré accusato di "proteggere,, le bische a Roma Il funzionario avrebbe preteso una "tangente" di 350 mila lire a settimana per 2 mesi da una casa da gioco clandestina nella Capitale - Gli imputati sono ventisei - Uno di questi, Sergio Maccarelli, è stato ucciso due settimane fa (Nostro servizio particolareI Roma, 4 novembre. Nicola Scirè non sembra avere dubbi: il processo che comincia lunedi in Corte di Assise non lo preoccupa affatto. Dalla brutta storia di bische e biscazzieri che sarebbero stati protetti dalla polizia, l'ex capo della Squadra Mobile romana è convinto di uscirne benissimo. Ha la certezza che di qui ad un mese i giudici gli restituiranno con l'assoluzione il diritto di rientrare nella polizia a testa alta. Corruzione, rivelazione di segreti di ufficio, gioco d'azzardo e peculato sono le accuse che sembrano travolgere il vicequestore: le prime per avere preteso una tangente (350 mila lire a settimana per un paio di mesi) dagli organizzatori di una bisca in via Flaminia in cambio di una protezione efficiente; l'ultima per essersi impossessato di ...maro destinato a finire nelle casse dello Stato. Nicola Scirè ritiene che non gli sarà difficile dimostrarne la infondatezza. La sua tesi è questa: non ha preso nulla dai biscazzieri; non ha mai tradito i doveri di funzionario integerrimo; ha lasciato che la bisca funzionasse soltanto per identificare ed arrestare chi ricattava gli organizzatori del gioco d'azzardo. Il vicequestore, assistito dagli avvocati Adolfo Gatti ed Armando Costa, dice che si era prefisso l'obiettivo di stroncare il « racket » delle case da gioco clandestine spostatosi in quei tempi da Milano a Roma: l'intervento intempestivo della Guardia di Finanza, che aslndette credito ad una lettera | s anonima, gli avrebbe fatto saltare in aria il programma. La storia che i giudici della Corte d'Assise si apprestano a prendere in esame ri¬ sale all'inizio dei 1969 Nella lettera anonima inviata alla magistratura che l'affidò alla Guardia di Finanza, perché ne controllasse l'attendibilità, si avvertiva che in via Flaminia Vecchia era stata or- ganizzata una bisca; che questa, gestita da un gruppo milanese, s'era assicurata la protezione dei carabinieri e della polizia; che una contessa, Maria Pia Naccarato, aveva l'incarico di mantenere i rapporti con i protettori e di compensarli per le loro preziose informazioni su qualsiasi eventuale perquisizione. Nicola Scirè fu prima trasferito a Torino, poi arrestato: ottenne la libertà provvisoria dopo tredici mesi dei quali sei trascorsi in carcere e sette in clinica. Con lui vennero arrestati i corruttori tra i quali la contessa Maria Pia Naccarato, tre marescialli dei carabinieri, un agente di P. S., un impiegato della Sip e un gruppo di pregiudicati che ricattava i biscazzieri. In tutto 26 imputati, che, per decorrenza dei termini, sono da tempo tornati in libertà. All'appello del presidente, lunedì, ne mancherà uno: Sergio Maccarelli. E' stato ucciso un paio di settimane fa a Roma davanti ad un bar: forse (ma il dubbio è soltanto ipotetico) per un «regolamento di conti ». Questo delitto ha rafforzato la speranza in Nicola Scirè di convincere i giudici che la sua tesi è attendibile. « 11 giocatori ed i biscazzieri non mi hanno mai dato preoccupazione — sostiene. — Io mi ero ripromesso di stroncare i il "racket" del gioco d'azzar-1 do e volevo individuare i re-1 sponsabili, volevo mettere le i mani addosso ai Sergio Maccarelli. Soltanto tenendo in piedi la bisca potevo arrivare ai banditi. E' per questo che ho mantenuto ì rapporti con Maria Pia Naccarato ». Al rappresentante dell'accusa, la tesi definitiva sembra inaccettabile. Ritiene che dalla registrazione dei colloqui telefonici tra la contessa, Nicola Scirè ed un'amica si possa trarre la certezza che esisteva un rapporto non soltanto professionale fra i biscazzieri e il funzionario di polizia. Altrimenti perché Maria Pia Naccarato avrebbe detto all'amica di Nicola Scirè: « Lui a me aveva assicurato che tutto era a posto. Invece col cavolo che tutto era a posto... quando uno prende un impegno così importante. E per lui questa è veramente importante perché ci ha una bella caratura (lenirò, sai. questa volta... quindi alla fine c'è una cifretta davvero non indifferente da prendere... insomma l'abbiamo evitata... però non è stata una cosa facile »? Durante un viaggio del vicequestore a Parigi, infatti, nei locali della bisca aveva fatto irruzione la polizia e, secondo l'interpretazione dell'accusa, la contessa aveva tutto il diritto di protestare « perché un impegno preso e ben retribuito non era stato mantenuto ». l i Roma. Nicola Scirè c Maria Pia Naccarato, nello scorso anno, durante il processo per lo scandalo delle bische (Publifoto)

Luoghi citati: Milano, Parigi, Roma, Torino